Morto Gianni Savio, il ‘Principe’ dei ds italiani. Scoprì Egan Bernal e rilanciò Michele Scarponi

Non solo il colombiano: in 40 anni di attività sono tanti i corridori scovati dal direttore sportivo piemontese, che ha legato il suo nome alla Androni e al Sudamerica

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
31 dicembre 2024
Gianni Savio (Ansa)

Gianni Savio (Ansa)

Roma, 31 dicembre 2024 - L'anno del ciclismo italiano (e non solo) si chiude con una notizia terribile: Gianni Savio è morto nella tarda serata di lunedì 30 dicembre dopo una lunga malattia.  

La carriera di Savio

Nato a Torino il 16 aprile 1948, il 'Principe' ha inciso il suo nome nella storia di questo sport grazie al suo grande intuito nella caccia ai giovani talenti in erba, in particolare provenienti dal Sudamerica. L'avventura di Savio nel ciclismo comincia nel 1985, anno in cui acquisì ufficialmente la carica di direttore sportivo. Per un soffio, dunque, l'anniversario dei 40 anni di attività è sfumato. Prima però esiste una parentesi nel calcio che, in un'amichevole, lo aveva curiosamente condotto anche a marcare Paolo Rossi. Le tante vite di Savio si ripercuotono anche nel ciclismo, nel quale ha ricoperto vari ruoli, tra ammiraglia, scrivania e talent scouting. L'inizio, nel 1986, è alla Santini-Cierre, prima di rilevare, nel 1992, la ZG Mobili-Selle Italia di Dino Zandegù: si tratta dell'antenata dell'attuale Drone Hopper-Androni Giocattoli, passata a sua volta attraverso numerosi cambi di sponsor e denominazioni. A partire dal 1996, la squadra colombiana si è distinta spesso al Giro d'Italia, dove ha raccolto 15 vittorie di tappa e 3 successi nella classifica riservata agli scalatori. In questo lasso di tempo, e anche oltre, Savio ha lanciato diversi nomi di grido nel ciclismo che conta. Si parte da Andrea Tafi, l'unico italiano ad aver vinto Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix, e si arriva, tra gli altri a Carlos Alberto Contreras, José Rujano, Ivan Parra, José Serpa, Michele Scarponi, Jackson Rodriguez, Franco Pellizzotti, Fausto Masnada, Ivan Ramiro Rosa e Mattia Cattaneo. La ciliegina sulla torta, che merita un capitolo a sé, risponde però al nome di Egan Bernal, che nel 2016 si è affacciato nel professionismo proprio grazie alla Androni, dove sarebbe rimasto fino al 2017 prima del passaggio all'allora Team Sky (oggi Ineos Grenadiers). Con questa divisa il colombiano avrebbe vinto il Tour de France 2019 e il Giro d'Italia 2021 prima del calo degli ultimi anni in seguito a un grave incidente in allenamento: in tutti i suoi successi la gratitudine di Bernal verso l'Italia e in particolare verso Savio non è mai mancata, come si evinse anche dal toccante discorso di ringraziamento sul podio della Grande Boucle. Il rapporto tra il piemontese e il Sudamerica in effetti è sempre stato saldo anche grazie ai tanti rapporti intrecciati negli anni a livello politico e buoni a procacciarsi gli sponsor, la vera linfa vitale del ciclismo. Non solo: Savio è stato commissario tecnico prima della Colombia (memorabile il successo di Santiago Botero nella prova a cronometro dei Mondiali 2002) e poi del Venezuela, carica ricoperta fino alle ultime ore di una vita ricca di passione.

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