L’Italia al Tour è un giallo. Azzurri in crisi: il digiuno di tappe è lungo quattro anni

Nell’11esima frazione ci ha provato il generoso Oss (36 anni) a interrompere la serie nera: ripreso a 13 chilometri dall’arrivo. L’ultima vittoria risale al 2019 con Vincenzo Nibali

di ANGELO COSTA -
13 luglio 2023
L’arrivo vittorioso del belga Jasper Philipsen: non vinceva da cinque giorni e finora al Tour non ha sbagliato un colpo

L’arrivo vittorioso del belga Jasper Philipsen: non vinceva da cinque giorni e finora al Tour non ha sbagliato un colpo

Chissà se Daniel Oss, navigato trentino di 36 anni fedelissimo di Sagan, lanciandosi in fuga fin dal via in una tappa destinata ai velocisti, prima in compagnia e poi da solo, ha pensato di poter frantumare un tabù: restituire all’Italia una tappa al Tour dopo quattro anni. Ripreso a 13 chilometri dall’arrivo, il più rock dei nostri ciclisti non ha potuto evitare che il digiuno si allungasse, toccando cifra tonda: in Francia di tappe ne sono già passate 75 senza veder sventolare il nostro tricolore.

A sottolineare il difficile momento del nostro ciclismo arrivano anche questi numeri, impietosi: altre due tappe e sarà pure record negativo. Facemmo peggio quaranta e passa anni fa, fra il 1979 e l’83: 77 tappe a vuoto prima che Riccardo Magrini, oggi brillante voce di Eurosport, interrompesse l’astinenza. Quella attuale è iniziata nel 2019 e si lega, manco a dirlo, al solito Vincenzo Nibali: penultima tappa di quell’edizione, sulle Alpi, poi il buio.

È un altro Tour poco italiano: alla scarsa partecipazione (dei sette al via, si è perso Guarnieri per una caduta) si abbina anche il triste primato di esser il Paese che da più tempo non esulta. Titolo che ci hanno appena consegnato gli spagnoli, vincendo con Bilbao: nel loro caso, dopo cento tappe a vuoto.

Di sicuro sono meno lunghe le astinenze di Jasper Philipsen: non vinceva da cinque giorni il belga che fin qui non ha sbagliato un colpo. Quattro sprint, quattro centri, che portano il conto delle vittorie a sei sulle strade gialle e a dieci in stagione. Stavolta a spalancargli la strada non c’è il costipato Van der Poel, ma Philipsen si basta da solo: sceglie la ruota di Groenewegen e lo salta a doppia velocità negli ultimi cinquanta metri. Arrivato al Tour col soprannome di Jasper Disaster, ora vien chiamato Master: magistrale lo è davvero. Tra quelli che gli arrivano più vicini, c’è anche il nostro Mozzato, settimo: bravo, ma per interrompere uno scomodo digiuno serve altro.

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