Le pagelle del Tour, Pogi da 10, l’Italia prosegue il diguno (4). Otto a Girmay, sprint per la storia

I voti ai corridori che sono stati i protagonisti della Grand boucle del 2024

di ANGELO COSTA
21 luglio 2024

Nizza, 21 luglio – Il Tour del France si è concluso con la crono di Nizza vinta da Pogacar, come del resto il Tour. Ma vediamo come si sono comportati i corridori.

Da sinistra Jonas Vingegaard, secondo; Tadej Pogacar, primo; Remco Evenepoel, terzo
Da sinistra Jonas Vingegaard, secondo; Tadej Pogacar, primo; Remco Evenepoel, terzo

10 a TADEJ POGACAR. Dopo il Giro, con sei tappe, si prende il Tour, sempre con sei tappe: così diventa l’ottavo di sempre a far doppietta, 26 anni dopo Pantani. In stagione ha vinto 21 corse in 52 giorni di gare, nel conto ci sono anche Strade Bianche e Liegi. Lo accusano di non lasciar nulla agli altri: lo facesse, che Cannibale sarebbe? 9 a JONAS VINGEGAARD. Già contento di essere al via dopo essersi sbriciolato a inizio aprile (costole rotte e pneumotorace), il danese onora oltre il previsto questo Tour: vince una tappa e contende fino all’ultima settimana il successo a un Pogacar mai così forte. Quando un secondo posto ha il valore di una vittoria… 8 a REMCO EVENEPOEL. Al Tour per studiare, dimostra di saper imparare in fretta: vince una crono, conquista la maglia bianca, ma soprattutto si arrampica sul podio mostrandosi bello come mai anche sulle salite dure. Se questo è un punto di partenza e non d’arrivo, il ragazzo tornerà per fare pure meglio. 8 a BINIAM GIRMAY. Se nello sprint di Torino è bravo sfruttare l’occasione, negli altri due che vince l’occasione se la procura lui. A 24 anni, al secondo Tour, l’eritreo si infila velocemente nel gruppo delle star. Scrive la storia con i successi di tappa e con la maglia verde: da come viaggia, ha tutta l’aria di voler aggiungere altri capitoli. 7,5 a RICHARD CARAPAZ. Lasciato a casa dai Giochi dal suo Ecuador pur essendo il campione olimpico uscente, risponde sulla strada alla sua federazione: veste una maglia gialla storica per il suo Paese, vince una tappa, ne sfiora altre e conquista una maglia a pois che pesa, anche in questo caso inedita per il suo Paese. 7 a MARK CAVENDISH. A 39 anni si ripresenta con l’unico obiettivo di avere tutto per sè il record di tappe vinte che condivideva con Merckx. Centra il bersaglio già la prima settimana, ma onora fino in fondo questo suo Tour profumato di storia arrivando fino a Nizza. Quando un ultimo posto in classifica ha il sapore di un successo… 5 a MATHIEU VAN DER POEL. Esce dal suo nascondiglio in un paio di occasioni, per recitare da apripista di lusso in due delle tre vittorie del compagno Philipsen. Per il resto se ne sta buono in un angolo, pensando agli affari suoi, che non sono a Nizza dove per la prima volta c’è il traguardo finale, ma sempre a Parigi, dove ci sono i Giochi. 4 all’ITALIA. Spedizione minima (otto al via, con Gazzoli ritirato già nella prima tappa per un colpo di calore), risultati sotto il minimo: tre piazzamenti nei dieci (quinto posto il migliore), tutti di Ciccone, che l’ultimo giorno ci rimette la top ten. Non vinciamo tappe da cinque anni, il digiuno è salito a quota 106: non c’è altro da aggiungere, siamo questi. 3 alla FRANCIA. Tre come i successi di tappa, il primo dei quali (con Bardet) ha portato anche una fugace maglia gialla. Ma se l’Italia piange, i cugini d’oltralpe non hanno tanto da ridere: il migliore, il filosofo Martin, è 13esimo a tre quarti d’ora da Pogacar. Con la prospettiva di festeggiare fra un anno il quarantennale dell’ultimo successo al Tour. 2 a ARNAUD DE LIE. E’ il simbolo di chi non ha lasciato il segno: dal ritirato Jakobsen al più noto Demare, l’elenco degli sprinter a secco è lungo. Dal talentuoso velocista belga, però, ci si aspettava di più: lui balla fra il terzo e il quinto posto, senza riuscire a mettere il naso davanti anche quando non c’è in circolazione il miglior Philipsen.

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