Gli intrecci di una partita che si lega alla storia delle due società. Stadio Mannucci tabù: solo una gioia. Settembrini e Pretato i doppi ex
La partita Pontedera-Arezzo è un intreccio di storie e momenti significativi, dal passato al presente. Dai ricordi di Minghelli alla promozione del Pontedera in serie B, un confronto carico di emozioni e significati.
Pontedera-Arezzo è una partita particolare per gli intrecci di storie, persone e momenti. Tutto nasce il 12 ottobre 1997: prima il Pontedera era conosciuto soprattutto per la clamorosa impresa contro l’Italia di Sacchi di tre anni prima. In quella data e allo stadio "Mannucci" il compianto Lauro Minghelli giocò la sua ultima partita di calcio prima di fermarsi per la malattia. I granata vinsero 1-0 segnando un rigore causato proprio da Minghelli, ma il risultato, negli anni, ha perso di ogni rilevanza. Poco meno di quindici anni più tardi, le strade si incrociano di nuovo in serie D: il Pontedera ospitò l’Arezzo il 29 aprile già certo della promozione in B a scapito proprio della squadra di Bacis, battuta 3-0 a conferma della propria superiorità. Un altro snodo cruciale con il "Mannucci" come teatro cade il 18 febbraio 2018: rischiò di essere l’ultima gara degli amaranto prima dell’esclusione per i mancati stipendi a giocatori e staff, che si presentarono in Valdera con le proprie auto. Finì 0-0 ma anche qui il risultato è secondario. L’Arezzo fu fermato, poi fatto ripartire con l’esercizio provvisorio, fino all’incredibile salvezza di Carrara. È, poi, la partita che intreccia passato e presente di tanti doppi ex come Settembrini (nella foto) e Pretato, di Foglia che per la prima volta non sarà su quel rettangolo verde. Ed è, infine, una trasferta indigesta al Cavallino, che a Pontedera ha vinto una sola volta in 20 precedenti dal 1928 a oggi: era il 13 aprile 1997 e i gol di Scichilone e Di Corcia permisero di battere i granata 1-2.
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