Le velocità della finale dei 100 metri: Lyles, Jacobs e gli altri. L'analisi metro dopo metro

La gara è stata la più combattuta della storia delle Olimpiadi: lo statunitense ha vinto per cinque millesimi, mentre tutti i corridori hanno tagliato il traguardo ampiamente sotto i dieci secondi

di GABRIELE SINI -
5 agosto 2024
La finale dei 100 metri alle Olimpiadi di Parigi 2024 (Ansa)

La finale dei 100 metri alle Olimpiadi di Parigi 2024 (Ansa)

Parigi, 5 agosto 2024 – La finale dei 100 metri più combattuta della storia delle Olimpiadi moderne. È stata questa la corsa che ieri ha visto gli otto uomini più veloci del mondo sfidarsi, per meno di dieci secondi, nell'evento più iconico e più atteso tra tutti quelli presenti ai Giochi. Esplosività, forza, lunghe falcate e tanta, tanta testa. La testa che ha fatto la differenza, probabilmente, in quei cinque millesimi di secondo che hanno separato il vincitore Noah Lyles dal primo dei perdenti, Kishane Thompson. Primo dei perdenti sulla carta, perché una definizione del genere nei confronti di un atleta che corre i 100 metri in 9.79 è decisamente da considerarsi fuori luogo. E Marcell Jacobs? Il nostro campione olimpico ha dato tutto e il quinto posto finale non gli assegna i meriti dovuti. Perché l'azzurro ha registrato un tempo ottimo, di 9.85, solamente cinque centesimi peggiore rispetto a quello che gli diede la medaglia d'oro tre anni fa a Tokyo. E, nonostante questo crono sarebbe stato sufficiente per andare a podio in tutte le edizioni delle Olimpiadi ad eccezione di quella di Londra 2012, Marcell si deve purtroppo accontentare di una quinta piazza. Una posizione che, però, non cancellerà mai la storia: unico europeo ieri in finale e Italia nuovamente all'ultimo atto di una competizione dove mai avremmo pensato di poter essere anche solo presenti con tale costanza. Grazie, Marcell.

I tempi della finale

Per comprendere davvero come si è svolta la finale dei 100 metri di ieri, bisogna necessariamente analizzarla passo dopo passo, metro dopo metro. Partiamo dai numeri più semplici da sviscerare, quelli noti a tutti, ovvero quelli al passaggio al traguardo. Noah Lyles e Kishane Thompson hanno concluso rispettivamente al primo e al secondo posto, registrando entrambi il crono di 9.79. A fare la differenza sono stati i millesimi: 9.784 per lo statunitense, 9.789 per il giamaicano. Quest'ultimo è mancato – se così si può dire – nell'ultimissimo slancio sulla linea del traguardo, quando il rivale è riuscito a portare il busto e, nel dettaglio, le proprie spalle più in là, quel tanto che bastava per prendere l'oro anziché l'argento. Per Lyles si tratta del miglior tempo personale di sempre, lui che si era fermato al massimo a 9.81 nel corso della sua carriera.

A completare il podio è stato un altro atleta Usa, quel Fred Kerley che arrivò secondo a Tokyo, alle spalle di Jacobs. Kerley in questa occasione si deve accontentare di un bronzo, favorito dal suo miglior crono stagionale in 9.81, migliore di tre centesimi rispetto a quello di tre anni fa. Ai piedi del podio, esattamente come negli ultimi Giochi, c'è nuovamente Akani Simbine. Il sudafricano ha registrato uno straordinario 9.82, ben 11 centesimi migliore rispetto al tempo di Tokyo, e che nonostante ciò non gli permette di portarsi a casa una medaglia che avrebbe probabilmente meritato. Il bronzo in Giappone lo prese André De Grasse, con il crono di 9.89. Ieri, con quel tempo, avrebbe tagliato il traguardo come settimo.

Al quinto posto c'è, come detto, il nostro Marcell Jacobs. L'azzurro è andato oltre ogni previsione rispetto ai rilevamenti cronometrici registrati in questa stagione. Il campione olimpico italiano aveva registrato un 9.92 prima delle Olimpiadi, unico tempo sotto i 10 secondi per lui, e un altro 9.92 in semifinale due ore prima della corsa da medaglia, che gli era valso il ripescaggio (aveva infatti concluso terzo nella propria batteria). Alle sue spalle ha chiuso Letsile Tebogo con un centesimo di ritardo, seguito da Kenneth Bednarek e Oblique Seville. L'esile e agile giamaicano è arrivato ultimo con 9.91: a Tokyo sarebbe stato quarto.

La finale metro dopo metro

Noah Lyles ha conquistato questa medaglia d'oro in rimonta. Lo statunitense è quello che ha avuto la peggior reazione dai blocchi, identica a quella di Tebogo, in 0.178 millesimi di secondo. Anche per questo motivo, a condurre la gara fino ai trenta metri è stato Thompson, che sembrava lanciatissimo verso la vittoria. Su questa distanza, il giamaicano risultava essere il più veloce a 40.6 km/h, esattamente la stessa velocità di Lyles che da qui in poi è andato a recuperare sul rivale. Jacobs, nonostante un buono stacco dai blocchi, ai trenta metri ha toccato i 39.9 km/h, risultando il peggiore in quella fase. L'azzurro ha ammesso come ad un certo punto non abbia trovato dalle proprie gambe la spinta che desiderava, pur andando a tutto gas, non riuscendo quindi a sprigionare quella poderosa progressione che avevamo ammirato ad esempio a Tokyo. Nonostante ciò, in quella fase Marcell si trovava ancora in terza posizione. La situazione è cambiata dai cinquanta metri in poi, quando Lyles ha messo in moto e ha sprintato in allungo. Lo statunitense è un eccellente duecentometrista e in parte lo ha sfoggiato anche ieri: a metà gara era settimo, sui sessanta metri era già terzo. Jacobs invece ha perso posizioni proprio nei venti metri successivi alla metà corsa, ritrovandosi quinto ai settanta, posizione che ha mantenuto fino alla fine.

Thompson, invece, ha molto da recriminare. Il giamaicano si è trovato in testa dai trenta metri fino ai novanta, quando Lyles ha piazzato la zampata decisiva in allungo. Il vincitore è riuscito a mantenere il picco di velocità più a lungo dei rivali, caratteristica che gli appartiene da sempre, e questo ha fatto la differenza per l'oro. Lyles ha toccato la velocità massima di 43.6 km/h. Per fare un confronto, Jacobs a Tokyo toccò il picco di 43.3 km/h, mentre ieri si è fermato a 42.8 km/h. L'apice per Thompson è stato di 43.2 km/h, quello di Kerley di 43.1 km/h.  

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