Jannik Sinner, storia di un predestinato: tutti i record del nuovo numero uno
L'altoatesino ha lavorato duramente per arrivare al vertice della classifica, il sorpasso a Djokovic arriva da lontano con una scalata inesorabile
Roma, 4 giugno 2024 – 22 anni e 299 giorni. Questa l’età di Jannik Sinner quando lunedì 10 giugno sarà ufficialmente il numero uno del mondo di tennis. Il primo italiano a riuscirsi nella storia della racchetta, una nuova pagina di storia dello sport tricolore che ora può vantare anche il vertice del ranking ATP grazie ad un ragazzo dell’Alto Adige dalla faccia pulita e dai capelli rossi che ha incantato tutti e che in punta di piedi ha puntato al trono di Novak Djokovic. Il grande decaduto, ritiratosi da un Roland Garros che pesava su di lui come un macigno vista la pressione dell’aitante pel di carota, che ha iniziato il 2024 con un ritmo forsennato e inarrestabile. Che fosse predestinato alla vetta alcuni lo avevano già intuito, altri faticavano ad ammetterlo e alcuni ancora non ci credono.
Eppure Sinner ha conquistato il trono, seppur in un momento di calo e difficoltà fisica di Nole. Probabilmente il sorpasso sarebbe avvenuto anche con un Djokovic in forma ma nell’era del tennis fatto di calcoli e numeri, il ranking è ineluttabile, come lo è stato il cammino del talento di Sesto Pusteria, capace anch’egli di sconfiggere i dolori all’anca che gli hanno fatto saltare gli Internazionali d’Italia. E parlando proprio di numeri, Sinner ne ha più di tutti: a partire dal 2019 quando è diventato il più giovane italiano a vincere un titolo Challenger a Bergamo, sfiorando anche la vittoria di un ATP 250 nello stesso anno ad Anversa (eliminato in semifinale). Questione di tempo perché nel 2020, a 19 anni, la vittoria è arrivata al Sofia, dopo che qualche mese prima aveva raggiunto i quarti di finale proprio al Roland Garros, vetta mai toccata dal tennis maschile a quell’età.
Sono i primi pilastri dell’ascesa di Sinner che a novembre 2021 entra nella top ten del ranking grazie alla finale del Masters 1000 di Miami e soprattutto ai quattro titoli conquistati: ATP 250 di Melbourne, ATP 250 di Sofia, ATP 250 di Anversa e ATP 500 di Washington). Nella stessa stagione disputa per la prima volta anche le ATP Finals, sfruttando il forfait di Matteo Berrettini vincendo anche il suo match d’esordio contro Hurkacz. Tutti cominciano a temerlo però nel 2023, quando vince il suo primo Masters 1000 a Toronto e inizia a sconfiggere i rivali per la scalata del ranking, con vittorie anche contro Djokovic terminando la stagione con la vittoria della Coppa Davis. Il giovane altoatesino è ormai un campione, silenzioso, schivo e in apparenza disinteressato, che con i suoi modi da galantuomo inizia l’annata come aveva terminato quella precedente, vincendo ancora: successo all’Australian Open, vittoria al 250 di Rotterdam e al 1000 di Miami, il sorpasso ad Alcaraz e l’inizio dei calcoli e delle combinazioni per vederlo sul trono. Un trono che ora a conquistato con una scalata rapida e inesorabile: nel 2018 era numero 1592 del ranking, a poco meno di 6 anni di distanza guarda tutti dall’alto in basso, raccogliendo lo scettro di un mostro come Nole che vanta 24 titoli Slam solo per citare gli allori più prestigiosi. Determinazione, abnegazione, spirito di sacrificio, pel di carota ha tutte le doti di chi è nato per diventare re, sportivamente parlando. Così giovane e così completo, capace di competere sul veloce e anche sulla terra, senza dimenticare una capacità di adattarsi anche all’erba, superficie spesso particolarmente ostica agli italiani. “Se sei predestinato al lavoro, come me, i risultati non possono che arrivare”. Jannik sapeva già tutto.
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