A Miami si rivede il vero Sinner: Jannik travolge Medvedev e va in finale
L’azzurro si prende la rivincita su Daniil, che lo scorso anno lo aveva battuto proprio nella finale del Masters 1000 della Florida: finisce 6-1, 6-2. Ora c’è Dimitrov
Miami, 29 marzo 2024 – Un anno dopo siamo ancora tutti qui. A cinque fusi di distanza dall’Italia si rigioca uno dei giri di boa della carriera di Sinner. E Jannik si prende la rivincita: 6-1, 6-2. L’ultima sconfitta contro il russo Medvedev risale proprio alla finale di Miami della passata stagione. Poi è iniziata la rivoluzione Jannik, profonda nel carattere e nel gioco dopo il chiacchierato cambio di coach e l’arrivo della premiata ditta Vagnozzi-Cahill. Ed è già la super sfida del 2024 quella fra l’azzurro eroe Davis e Daniil il terribile, già regolato in 5 set nel giorno del trionfo Slam.
Partite che hanno dimostrato come la distanza fra il numero 3 e il 4 del mondo sia davvero minima (cosa che a dire il vero stasera non sì è vista data la superiorità di Sinner), giocata sul filo dei dettagli. Della serie che i match si preparano studiando le contromisure per arginare al meglio l’avversario.
Così Daniil si avvicina al campo dal lancio di palla di Jannik: sulla prima non può nulla, ma la seconda diventa ben attaccabile. Ma il tennista di San Candido è pronto: nel pomeriggio ha lavorato sulle aperture di campo e le traiettorie strette. E’ con un dritto incrociato quasi contro la fisica che strappa subito la battuta al russo alla terza palla break disponibile. In un attimo si fa 3-0 per l’azzurro, anche se il 28enne di Mosca è agguerritissimo e si incolla alla riga di fondo, conquistandosi a suon di traccianti due palle per recuperare il gap che però Jannik annulla senza troppe difficoltà mentre i ‘carota boys’ sugli spalti e in tutto il mondo tirano un sospiro di sollievo. Una mano arriva dagli errori di Medvedev, che dopo aver mancato il controbreak perde nuovamente il servizio e fa prendere il largo a Sinner, sotto gli occhi della leggenda Serena Williams, vincitrice 8 volte a Miami.
Il primo è un set a senso unico, con il 6-1 si rivede lo Jannik cannibale un po’ mancato in questa parentesi americana: funziona tutto e a Daniil non va nulla. Il servizio viaggia su percentuali altissime e i colpi da fondo sono pesanti e penetranti, mentre fra un cambio campo e l’altro va in scena il rituale della racchetta posata sul ventilatore a terra “per asciugare il manico”, come aveva spiegato lo stesso azzurro in conferenza stampa.
Troppo bello per essere vero? L’inizio del secondo parziale si conferma traumatico per Medvedev, che viene subito breakkato. Il russo comincia a provare un po’ tutte: si allontana dal campo e comincia a rispondere 4 metri indietro, ogni tanto ha qualche blackout al servizio. Solo 2 nastri che trattengono altrettanti passanti negano il 3-0 pesante al rosso di Sesto Pusteria. Dopo 51 minuti dall’inizio minuti è ancora tempo di break, l’azzurro sale 4-1 con il campo che sembra farsi sempre più piccolo per un incredulo moscovita, che guarda il suo angolo sconsolato. Spinge, lotta, sbaglia (ancora tanto), mentre Sinner sembra appoggiare la palla negli angolini con la mano. C’è il sussulto del campione con un ultimo game della bandiera.
All’azzurro manca solo un game, pura formalità al servizio, finale centrata, Medvedev deluso, numero 2 a un passo. Tra Jannik e il titolo resta solo lo scoglio Dimitrov che, dopo aver fatto fuori nei quarti Carlos Alcaraz, ha fatto sua la maratona in semifinale con il tedesco Zverev (6-4;6-7;6-4).
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