Sinner: “A Torino è cominciato tutto. Il sorteggio? Capita, è importante la prima partita”
In occasione di un talk organizzato da Nike, il numero uno del mondo ha parlato a pochi giorni dall'inizio delle Atp Finals 2024. Debutterà contro De Minaur, intanto prepara una fondazione benefica
Torino, 7 novembre 2024 – Serafico: a pochi giorni dalle Atp Finals Jannik Sinner è tranquillo. A Torino, tra allenamenti, eventi istituzionali e l'annuncio di una sua fondazione (su cui seguiranno dettagli) ha trovato anche il tempo di parlare e scherzare con i ragazzi delle scuole tennis del capoluogo piemontese durante un talk organizzato da uno dei suoi sponsor, Nike.
“Tutto è partito dall’anno scorso e da questo torneo - dice il numero uno al mondo - dove ho sentito affetto e calore, mi sono sempre sentito a casa. Questa è una città molto importante perché ho giocato qua per la prima volta in Coppa Davis ed è stata una sensazione unica. A breve, dopo le Finals giocheremo di nuovo le fasi finali della Davis. Dopo Torino, ho fatto tanti progressi, ho vinto tanti tornei importanti e ora questa volta sarà ancora più importante visto quanto fatto nel 2024, da me e dal mio team. Lo dico sempre, quelle intorno a me sono le persone più importanti, quelle che mi conoscono fin da piccolo".
Sorride spesso, è calmo e risponde pure quando gli si chiede se in virtù della sua posizione del ranking, soffra la pressione: “Agli Us Open c’è scritto 'la pressione è un privilegio'...ed è così, perché non tutti gli sportivi hanno quel tipo di pressione, alcuni non potranno mai sentire quello che percepisco io, mi sento onorato di avere questo determinato ruolo. Ci sono giorni in cui dormi un po’ meno e al mattino ti senti più stanco e nervoso e la pressione aumenta e la usi in modo favorevole, è un gioco, è un equilibrio".
Non era preoccupato nemmeno in vista del sorteggio (con il suo debutto previsto domenica sera contro De Minaur). “Il sorteggio capita, con questo format delle Finals è molto importante la prima partita, perché ti può dare tanta fiducia, ma se perdi possono arrivare dubbi e poi si creano più pressioni perché per qualificarti devi vincere le altre due. Vivo in modo normale, quest’anno ho fatto tante partite, ho fatto tanta esperienza”.
Si ferma un attimo, sussurra qualcosa e prova a ricordare il numero esatto di match giocati e ammette che solo 4/5 sono stati quelli in cui ha funzionato tutto. Non svela quali, fa solo l’esempio del terzo turno degli Australian Open con l'olandese Jesper de Jong, 161 nel ranking mondiale: 6-2, 6-2, 6-2. Infine, sempre con il sorriso che appare sul volto quando vede bambini che sognano di emularlo dice: “Non posso dirvi tutti i riti scaramantici, alcune cose devo ancora capire come farle, quanto mangiare, di certo sono uno che in campo passa solo con il piede destro”.
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