Sinner, l’applauso di Alberto Tomba: "Era bravo perfino sugli sci. Da piccolo gli diedi un premio"

Il campionissimo della neve e i paralleli con Jannik: come me gli piace vincere in rimonta. "È già entrato nel cuore degli italiani, tutti incollati alla tv per vedere le sue imprese. Segnerà un’epoca"

di LEO TURRINI
28 gennaio 2024

Bologna, 29 gennaio 2024 - “In fondo io e Jannik una cosa in comune ce l’abbiamo: ci piace vincere in rimonta…".

Non hanno in comune solo quello, Tomba e Sinner. Sul finire del Novecento, l’AT delle nevi fu, insieme a Marco Pantani, l’ultimo eroe popolare dello sport italiano. Per seguire Alberto e il Pirata della bicicletta, la gente smetteva di lavorare e si incollava al televisore. Sta accadendo anche nel nostro presente, nel nuovo millennio. In nome del tennista altoatesino.

Un giovanissimo Jannik Sinner quando praticava lo sci
Un giovanissimo Jannik Sinner quando praticava lo sci

"È proprio così – racconta Tomba –. Durante la finale di Melbourne ero sul traguardo di Cortina, per la gara di Coppa del Mondo di Sofia Goggia e Federica Brignone. Solo che…".

Solo che?

"Beh, cercavamo tutti informazioni e immagini della partita di Sinner! Lui è davvero entrato nel cuore degli italiani, ci ha conquistati!".

Lei ci è già passato.

"Sì e naturalmente non sono per niente invidioso. Lui ha unito un Paese. Quello che ha saputo generare Jannik con le sue imprese è un sentimento bellissimo".

A patto di saperlo governare.

"Esatto. Ma Sinner sa come si fa, lo ha già dimostrato. Ha una maturità straordinaria per la sua età. A questo Open di Australia lo aspettavano al varco, dopo le imprese del Master e della Coppa Davis. Mi pare che abbia dato una risposta formidabile".

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Ma come si fa a convivere con la fama estrema, con la gloria, con l’ossessiva presenza dei fan?

"Eh, io posso parlare per la mia esperienza. Era un altro mondo, non esisteva Internet, non c’erano i social, la comunicazione era meno immediata…".

Magari era più semplice.

"Comunque mi sono dovuto adattare anche io. Sa, avevo poco più di vent’anni e se entravo in un locale si giravano tutti. E un sacco di persone vogliono salire sul tuo carro, farsi passare per amici tuoi, cose così".

Figuriamoci adesso, in pieno delirio web.

"Guardi, Sinner non ha bisogno dei miei consigli, l’ho già detto. Io all’epoca mi sono difeso non rinunciando a divertirmi, ma mettendo la passione per il mio sport al primo posto".

E ha avuto una carriera lunghissima.

"Ho vinto l’ultimo slalom cui ho partecipato, nel 1998. Il primo lo avevo vinto nel 1987, undici anni prima. E anche in questo vedrai che Sinner mi somiglierà".

In che senso?

"È appena all’inizio. Diventerà il numero uno del ranking mondiale molto presto e di tornei del Grande Slam ne vincerà ancora. Segnerà un’epoca".

È proprio un suo fan.

"Sicuro. Lo sa che ho pure il sospetto di averlo incontrato, Jannik, quando era un perfetto sconosciuto?".

Sul serio?

"Lui prima di scegliere definitivamente la racchetta aveva praticato lo sci alpino, da adolescente. Vinceva anche sulla neve. Non escludo di averlo premiato, alla fine di una garetta".

Magari poteva essere il suo erede e non quello di Adriano Panatta.

"In tal caso lo avremmo chiamato Scinner! Scherzi a parte, con la testa che ha avrebbe primeggiato ovunque. A me ha impressionato il modo in cui nella finale di Melbourne ha rosolato il russo, lo ha lasciato sfogare all’inizio e poi lentamente ma inesorabilmente gli ha tolto l’ossigeno".

Sono cose che riescono ai Campionissimi. Anche lei, nel suo piccolo…

"Posso farle una confidenza finale?".

Prego.

"Pure io come tennista non ero male. Ma per mia fortuna ho preferito la neve. Ed è una fortuna che Jannik abbia preferito la racchetta…".

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