Il lungo volo di Enrica Merlo: "Lascio ma senza rimpianti. Savino Del Bene casa mia"

Lo storico libero di Scandicci non ha rinnovato il contratto dopo gli infortuni. Non si arrende e guarda al futuro dopo una carriera dove ha vinto tantissimo.

di FRANCO MORABITO -
19 maggio 2024
Il lungo volo di Enrica Merlo: "Lascio ma senza rimpianti. Savino Del Bene casa mia"

Il lungo volo di Enrica Merlo: "Lascio ma senza rimpianti. Savino Del Bene casa mia"

Una carriera lunga e di prestigio che neppure i molti infortuni hanno potuto scalfire. Enrica Merlo, 35 anni, padovana di Este, pallavolista nel ruolo di libero, ha messo la firma su tutto quello che c’era da vincere: scudetto, Coppa Italia, Supercoppa italiana e due Champions League con la maglia del Bergamo; Challenge Cup e Coppa Cev con quella biancoblù della Savino Del Bene Scandicci. E in Nazionale: un titolo europeo in Polonia nel 2009 e un bronzo in World Grand Prix a Ningbo, Cina, l’anno dopo.

Merlo, iniziamo dal fondo. Dopo nove anni saluta la Savino Del Bene, se l’aspettava?

"Lasciare un ambiente, una società e una squadra nella quale hai vissuto per così tanto tempo non è mai facile. Sinceramente mi dispiace, mi sarebbe piaciuto continuare ma mi rendo conto che questo mio lungo infortunio ha messo la società nella condizione di fare certe scelte".

Qualche rimpianto?

"Non rimpiango mai niente di ciò che faccio perché cerco sempre di dare il massimo. Certo, i ripetuti infortuni non mi hanno aiutata ma la società mi è stata sempre vicina anche nei momenti più difficili, e di questo la ringrazio".

I ricordi più belli di questo periodo trascorso in Toscana?

"Quelli legati alla stagione 2015-2016, quando arrivai a Scandicci. La società era in serie A da appena un anno e sono stata fra le prime a sposare un progetto decisamente ambizioso".

In quest’ultimo campionato ha giocato solo tre partite, poi l’infortunio. Come ha vissuto la stagione vivendola dalla panchina?

"Guardando tanto e soffrendo molto perché in campo avrei voluto esserci anch’io. Dopo il piede, il braccio, poi il ginocchio, mi sono chiesta più volte: ‘Perché proprio a me?’. Ma anche se non è facile, nello sport bisogna saper affrontare anche situazioni come queste perché piangersi addosso non serve a niente".

Nove anni a Scandicci, otto a Bergamo nella precedente esperienza. È sempre stata molto fedele alle sue società che l’hanno ricambiata rinnovandole così a lungo la fiducia. Questione di feeling?

"In ogni cosa che facciano da atleta, oltre al fisico dobbiamo mettere anche la testa e il cuore. Fra società e giocatrice, sia pure con ruoli diversi, abbiamo un obbiettivo in comune e questo fa sì che quando ti comporti da professionista fra l’una e l’altra si venga a creare un rapporto di stima".

Con la Nazionale, però, non è durata a lungo. Secondo lei, perché?

"Si vede che doveva andare così. Sono stata anche un po’ sfortunata ma quando qualcuno deve decidere è giusto che rispetti le proprie idee. Puoi rimanerci più o meno male ma è una questione personale; ho sempre accettato ogni decisione con la massima serenità".

Capitano, simbolo e bandiera delle squadre in cui ha giocato. Un ruolo, quello del capitano, che le calza a pennello. Come l’ha affrontato?

"Con gratitudine verso le società che mi hanno affidato una responsabilità molto particolare, soprattutto per le giovani per le quali devi rappresentare un esempio e uno stimolo".

Fra le tante emozioni che le ha regalato il volley ce n’è una in particolare che vorrebbe rivivere?

"La vittoria tricolore con Bergamo nel 2011 nella finale contro Villa Cortese, arrivata al termine di una stagione difficile, vissuta fra alti e bassi. Fu come una liberazione e, per questo, ancora più bella e indimenticabile".

Lo scudetto o le due Champions League. Su quale punterebbe se dovesse scegliere?

"Adesso, forse, la Champions. Ma lo scudetto è un’altra cosa, giochi tante partite e arrivare alla fine e vincere ti ripaga di un anno intero".

Tra le sue passioni sportive, oltre al volley c’è anche il nuoto.

"Mi ci sono avvicinata dopo la rottura al piede. È stata una scoperta bellissima, ora appena posso mi butto in acqua. Mi piace e mi fa star bene".

Torniamo a quest’ultima avventura a Scandicci. Come si è trovata? Le mancherà?

"Quando stai così a lungo in un posto tutto ti diventa familiare: il negozio, la posta, la farmacia, la gente. È come se fossi a casa tua. E poi la Toscana è bellissima".

In questi anni ha avuto modo di seguire anche la Fiorentina.

"Sì, in qualche modo ne sono diventata anche tifosa. Sono andata qualche volta allo stadio e molti giocatori e giocatrici viola sono venuti a vedere partite della Savino Del Bene".

Lo scorso anno fu anche chiamata a vestire i panni di ’Leggiadra Madonna’ al tradizionale Calcio in costume.

"È stata una esperienza molto suggestiva, la finale l’avevo già vista anni prima ma viverla da dentro, con quei costumi, mi ha fatto sentire proprio una vera fiorentina".

Il ruolo del libero: che caratteristiche deve avere per eccellere come ha fatto sempre lei?

"Una buona base tecnica, grande capacità di lettura del gioco, e l’istinto".

Come sta ora?

"Bene, ho riacquistato piena autonomia da quasi due mesi, devo lavorare ancora per tornare ai livelli di prima ma il peggio è passato".

I suoi progetti?

"Non lo so ancora ma guardo al futuro con ottimismo e fiducia. La pallavolo già mi manca e sento dentro la voglia di continuare per poter dare ancora qualcosa di me".

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