Il personaggio: Piero Benelli medico della nazionale di Volley è arrivato alla quinta partecipazione. "Io, pesarese a Parigi: ogni olimpiade è una emozione»

Il medico Piero Benelli racconta le sue esperienze in cinque Olimpiadi con la Nazionale di pallavolo maschile, sottolineando il successo del 2016 e la delusione del recente torneo di Parigi. Condivide riflessioni sul suo ruolo e sull'importanza dell'oro olimpico delle ragazze del volley.

15 agosto 2024
"Io, pesarese a Parigi: ogni olimpiade è una emozione"

Il medico Piero Benelli racconta le sue esperienze in cinque Olimpiadi con la Nazionale di pallavolo maschile, sottolineando il successo del 2016 e la delusione del recente torneo di Parigi. Condivide riflessioni sul suo ruolo e sull'importanza dell'oro olimpico delle ragazze del volley.

Quella di Parigi è stata la sua quinta Olimpiade. Il pesarese Piero Benelli è da vent’anni il medico responsabile della Nazionale di pallavolo maschile.

Qual è stata l’Olimpiade più emozionante?

"Quella di Rio de Janeiro nel 2016, abbiamo raggiunto la finale e vinto l’argento. Sono stati i Giochi Olimpici dove abbiamo raggiunto il migliore risultato".

C’è una Olimpiade che è assomiglia più ad un’altra o sono state tutte diverse?

"Quella di Parigi ha avuto le stesse caratteristiche di quella di Londra 2012. Al di là delle tante polemiche sono state entrambe ben organizzate, io le ho vissute bene sia dal punto di vista logistico che strutturale".

Parigi 2024 come è stata?

"Per la Nazionale di volley maschile è finita al di sotto delle aspettative. Ma lo sport è fatto di momenti, si poteva giocare meglio fino alla fine. Veniamo da tre anni strepitosi, abbiamo vinto Europei e Mondiali, ma l’Olimpiade è il top, ha un valore diverso e vincerla ha un sapore speciale. Ci è mancato qualcosa. Eravamo comunque nel nostro torneo la Nazionale più giovane. Si doveva mettere più cattiveria agonistica, non c’è stata la reazione nelle fasi più accese. Eravamo partiti bene. Vincendo nel girone con Polonia e Brasile due corazzate. Nei quarti poi dopo una gara rocambolesca abbiamo battuto il Giappone. Eravamo carichi. In semifinale con la Francia invece non siamo stati aggressivi. Sono mancate le energie mentali, non c’è stata la giusta reazione. La mia è una analisi generica, sta allo staff tecnico capire cosa non ha funzionato".

In queste cinque Olimpiadi ha lavorato con quattro allenatore diversi. A chi è più affezionato?

"Mi sono trovato con tutti molto bene. Con Mauro Berruto si è creata anche un’amicizia al di là del campo da gioco. Mi sono trovato bene dal punto di vista umano".

Il suo ruolo va al di là dell’aspetto prettamente medico, quanto conta l’esperienza che ha maturato in questi anni?

"Sono deputato anche all’equilibrio della squadra, è un ruolo che deve trasmettere tranquillità sotto tutti i punti di vista. Ho lavorato con staff dove c’è sempre stata dialettica e confronto. Avendo competenza ed esperienza ho dato il mio contributo senza mai risparmiarmi".

Cinque Olimpiadi da responsabile medico e una mancata da atleta…

"Non ho partecipato alle Olimpiadi di Mosca 1980 perché i gruppi sportivi militari decisero di boicottare. Io allora ero un atleta del Pentathlon Moderno tra i papabili alla convocazione. Chissà come sarebbe andata se si partiva…".

Cosa ne pensa dell’oro olimpico delle ragazze del volley?

"E’ un oro che fa bene a tutta la nostra federazione, un risultato storico. Sono state bravissime, hanno disputato un torneo eccezionale. In questo momento sono le più forti. Un primo posto olimpico meritatissimo".

Adesso andrà in vacanza?

"Assolutamente no, è proprio in questo periodo che nel mio centro il Fisioclinics arrivano tutte le squadre per le visite mediche di rito. Il 17 agosto ci sarà la Vuelle. Farò una settimana di ferie in agosto".

Beatrice Terenzi

Continua a leggere tutte le notizie di sport su