Lega volley, da Bologna si vede fino a Dubai
Il factotum Massimo Righi lascerà a fine stagione, la sua eredità sarà un evento all’estero: "Prima la Coppa Italia all’Unipol Arena"
Massimo Righi, ad e general manager della Lega volley maschile: è vero che si ritira?
"Più o meno. Arrivo al 30 giugno e poi smetto come amministratore delegato, ma completerò il mio mandato da presidente che durerà altri due anni, poi vedremo. Intanto ho individuato chi prenderà il mio posto come ad per portare avanti il lavoro operativo, dopo tanti anni faccio più fatica a mediare le diverse esigenze, è arrivato il momento di trovare forze nuove. Mi sembra onesto soprattutto nei confronti della Lega".
E chi sarà il suo erede?
"Il nostro consulente legale Fabio Fistetto, che era già nel nostro gruppo di lavoro, è il mio braccio destro con Yvonne Schlesinger".
Lei è un ex cestista e in passato ha ricevuto offerte come manager dal basket. Perché ha sempre detto di no?
"Le offerte mi sono arrivate dopo il 2012 quando ero già molto preso dal percorso che stavamo mettendo in piedi. Avrei guadagnato il doppio, a un certo punto le proposte sono arrivate anche da singoli club, ma mi gratificava aver costruito una cosa fatta bene ed ero coinvolto negli affetti. Stavo bene qui".
La vostra Lega ha saputo fare sistema negli anni. Esempio raro nello sport italiano.
"Perché da noi c’è molta condivisione, all’inizio è stato complicato, ma col tempo questo modo di lavorare per quanto faticoso ha portato i suoi frutti. Ci abbiamo messo anni a trovare una sorta di armonia, è passata anche attraverso litigate, ma costruttive. I grandi club sono stati bravi a non mettere le loro esigenze davanti a quelle del sistema, in questi 25 anni. La mia parte è stata quella di essere un ottimo ascoltatore, credo".
Qualche rimpianto?
"Per quindici anni abbiamo presentato una novità ogni stagione, il nostro videocheck per esempio ha svelenito molto le tensioni e ci ha mostrato che l’occhio umano spesso si inganna. Mi dispiace solo per l’esperimento delle ’talpe’, un sistema di sensori sotto il campo che stavamo studiando prima del nostro ’Var’. Il più grande rammarico è quello di non aver portato a compimento un progetto che era clamoroso sul piano della tecnologia, ma gli investimenti necessari erano superiori alla nostra possibilità e all’epoca non c’erano fondi che potessero investire".
Nel volley non ci sono quasi proprietà straniere. Perché?
"Solo una, Verona, che è di una società svizzera di proprietà di un imprenditore bulgaro. Penso che il motivo sia da trovare nel fatto che il volley non è uno sport anglosassone, come sono i fondi che investono nella MotoGP, nella Formula 1 e nel calcio, oppure comprano intere leghe come il cricket. Nella pallavolo il fondo che ha deciso di investire è partito dalla federazione mondiale, non dai club".
È ancora viva l’ipotesi di portare qualche evento all’estero?
"Assolutamente, potrebbe essere la prossima Supercoppa Italia. Ci siamo sentiti e incontrerò ancora i responsabili di Dubai che verranno a Bologna per la Coppa Italia a fine mese. L’anno scorso non ci siamo incastrati con i tempi, quest’anno dovremmo farcela. Poi in modo soft si sono fatti vivi anche altri paesi, ma noi abbiamo una parola, non ci mettiamo a fare aste. Penso che uno dei segreti per cui alcuni sponsor restano con noi per dieci o quindici anni sia anche questa correttezza".
Il boom delle donne vi ha creato problemi di raccolta?
"In realtà no, temevo più una cannibalizzazione degli spazi mediatici e invece non è avvenuta. La verità è che il pubblico vive il volley come una cosa sola, maschile e femminile. Loro sono cresciuti molto, ma noi non siamo calati. La visibilità complessiva è aumentata, per certi versi la vittoria delle ragazze ai Giochi ha fatto bene a entrambi. Fatico solo a comprendere la scelta di fare la Coppa Italia femminile a Bologna dopo la nostra, non ne avevamo mai parlato. Ma alla fine più dei risultati premia il lavoro, il fatto di avere molte società strutturate e solide: noi crescevamo anche quando la nazionale non vinceva".
A proposito di Bologna: non ha club di vertice, voi avete tenuto vivo l’interesse con gli eventi.
"E da bolognese questo mi fa molto piacere. Ma non solo noi, anche la nazionale è venuta spesso. Bologna è una scelta vincente per questioni geografiche, dal primo V-Day è stato un susseguirsi di successi organizzativi, anche grazie al rapporto molto buono con l’Unipol Arena e Claudio Sabatini".
Righi, che final four sarà?
"Intanto la presenza di Verona porta novità. Le due semifinali saranno equilibrate e di grandissimo livello, la finale andrà su Rai Due. E potremo mostrare ancora una volta la nostra fan zone dove i tifosi avversari si mescolano senza problemi. È una cosa che ci riempie il cuore, vale la pena lavorare tanto anche solo per quello".
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