Ripartenza De Giorgi. "Mi manca la medaglia. Ma abbiamo un futuro»
"Ci è mancato poco per salire sul podio, continueremo ad inserire i giovani. Nessuna rivalità con le ragazze: siamo l’unico sport con due nazionali così forti".
Le ragazze d’oro di Velasco si sono prese giustamente titoli e vetrine. A Fefè De Giorgi, ct dell’Italvolley maschile arrivata ai piedi del podio, potrebbe restare invece un dubbio.
De Giorgi, quando era nei Fenomeni ai Giochi non veniva convocato. Da allenatore è arrivato quarto. Non è che ha un malocchio a cinque cerchi?
"Ma no, non credo a queste cose. Da giocatore ho fatto i Giochi di Seul ’88, poi non sono stato convocato, ma erano scelte tecniche. Può darsi che ci sia qualcuno più bravo di te. Poi se uno pensa a certe cose si mette limiti spaventosi, se credi che ci sia qualcosa che non puoi cambiare, hai già perso".
Però lei ha vinto Europei e Mondiali. Solo con i Giochi ha un rapporto controverso.
"La mia prima Olimpiade da allenatore mi è piaciuta moltissimo, sono orgoglioso del percorso che abbiamo fatto, anche se rimane l’amaro in bocca perché avevamo l’opportunità di prendere una medaglia. Ma non sento maledizioni, anzi: la sento come una sfida ancora più importante, anche se Los Angeles è lontana e ci sono tante cose da fare prima".
A tre mesi di distanza la delusione non brucia più?
"Lo ha fatto molto all’inizio, adesso no, man mano si trasforma nel desiderio di riprogrammarsi. La forza di una sconfitta è quella di darti più energia per ripartire, nello sport come nella vita. Dispiace essere arrivati a un passo dalla medaglia, ma c’è anche la consapevolezza che questo gruppo ormai da quattro anni si presenta alle competizioni sempre per giocarsele, le medaglie. Non è che se il risultato non arriva si deve buttare via tutto".
Quali sono stati i vostri errori?
"Fino ai quarti abbiamo fatto un torneo sicuramente importante, poi c’è stata una partita incredibile e irripetibile con il Giappone. In semifinale abbiamo trovato una Francia che ci è stata oggettivamente superiore, in un torneo molto equilibrato dove basta poco per arrivare quarti. Forse lì si poteva fare di più, ma sono stati anche bravi loro a farci sembrare normali, come hanno fatto con la Polonia in finale. La partita per il terzo posto è finita 3-0, ma con parziali molto combattuti. La differenza l’hanno fatta pochi palloni".
Noi eravamo un po’ corti nel reparto schiacciatori.
"Lavia e Michieletto da diversi anni si sono stabilizzati all’alto livello, dietro stiamo facendo crescere ragazzi che devono arrivare il più possibile vicino a questi due, però ci vuole anche tempo".
Ha scelto di non giocare le finali di Nations League con i titolari, lo rifarebbe?
"Sì, in quel momento avevamo bisogno di dare riposo a qualche giocatore e potevamo far fare esperienza ai più giovani. Sono contento che ora molti siano titolari in campionato, Porro sta facendo molto bene, come Rinaldi".
Ecco, a proposito di Rinaldi: non ha rimpianti per non averlo chiamato a Parigi?
"No, sono contento di rivederlo sia fisicamente che tecnicamente a questi livelli, è uno dei nostri giocatori più interessanti".
Le ragazze di Velasco hanno vinto con il ’qui e ora’, lei a volte nei commenti sembrava pensare più al futuro.
"Se è così è un’impressione sbagliata, anzi, ho detto più volte che durante le Olimpiadi non si fanno esperimenti. Penso di aver portato il meglio che potevo in quel momento, quando parlavo di occasione di crescita mi riferivo alla Vnl, non ai Giochi. Mai pensato che fosse un’Olimpiade di passaggio, anche se noi allenatori di passaggio lo siamo sempre".
Cambierà qualcosa?
"Nel 2025 avremo la Nations League e poi i mondiali nelle Filippine, come sempre si prepara un piano A e un piano B, ma adesso c’è un pochino più di tempo, stiamo valutando alcuni aspetti".
Con Velasco vi confrontate?
"Certo, Julio non viene a interferire, ma se chiedi un consiglio è sempre disponibile".
Lui aveva anche uno staff incredibile, con Barbolini e Bernardi.
"Ma nel maschile non si può fare, la Lega non accetta il doppio incarico".
E infatti Giani è dovuto andare ad allenare in Polonia.
"Comunque non erano questi gli aggiustamenti a cui mi riferivo, potremmo cambiare qualcosa nella formazione a livello di posizione in campo, non di ruolo. E faremo le Universiadi con giocatori usciti dalla fascia della juniores e ancora non coinvolti in nazionale maggiore".
Come vivete il sorpasso delle donne nella popolarità?
"Ma nel nostro movimento il 70% dei tesserati sono donne, il sorpasso c’è già stato da tempo. Ma non ci dà fastidio, anzi: forse siamo l’unico sport che ha entrambe le nazionali a questo livello".
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