Pamela Malvina, vittoria e lacrime sul ring: "Io, infermiera di Bologna sul tetto d’Europa"

La 32enne campionessa di boxe è nata in Camerun e a 8 anni è approdata nel nostro Paese. "Quando è arrivato quel pezzo di carta, mi è cambiata la vita". Si allena in una palestra popolare di Bologna

di GIANLUCA SEPE -
6 aprile 2024

Bologna, 7 aprile 2024 – Le lacrime di chi sa di aver compiuto una grande impresa, di chi ha la consapevolezza di aver portato Bologna sul tetto d’Europa ma soprattutto una palestra, che fa della boxe popolare una missione. Pamela Malvina Noutcho Sawa, 32 anni, è la nuova campionessa europea EBU Silver dei pesi leggeri, dopo aver battutto in un PalaDozza in tripudio, nella sua Bologna, la britannica Jordan Barker Porter in dieci round. Gli inchini e le lacrime di Pamela – che nella vita di tutti i giorni fa l’infermiera al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore ed è cittadina italiana dall’agosto 2022 – sono il suo ringraziamento alla città che le si stringe attorno, e l’ultima tappa di una storia di riscatto e di speranza. Quella bambina, che a 8 anni e con il cuore gonfio di speranza era atterrata dal Camerun per ricongiungersi alla famiglia, ora è un donna, una campionessa, un esempio per la gente che lotta fuori e dentro il ring, non solo alla Bolognina Boxe.

Pamela Malvina sul ring e a destra la 32enne durante un turno da infermiera
Pamela Malvina sul ring e a destra la 32enne durante un turno da infermiera

È diventata la beniamina di una città intera, che effetto fa?

"È un grosso impegno. Quando mi sono trasferita qui 10 anni fa Bologna veniva descritta come la città perfetta, a misura d’uomo. Una città perfetta in cui tutto è possibile. Riuscire a realizzare un sogno come questa vittoria, che non mi sarei mai aspettata, è la dimostrazione che qui si può fare davvero tanto. Anche se stanno cambiando i tempi, se il costo della vita è alto, se gli affitti sono impossibili comunque a Bologna si può ancor fare tanto e spero che la città che ho sognato io quando sono arrivata qui rimanga tale. Un luogo a ideale per ciascuno di noi".

Si aspettava oltre 2.400 persone per assistere al suo match?

"Sì me l’aspettavo. È stato bellissimo perché tantissime persone avevano detto di volermi vedere e sono venute. È un sogno che si è avverato, un’emozione unica".

Ha riportato anche l’amore per la boxe popolare tra la gente.

"Era uno degli obiettivi. Volevo che gli spettatori potessero dirsi soddisfatti per l’inizio di una nuova era, non soltanto sportiva ma anche sociale".

Sono stati mesi duri, di preparazione e sacrifici. Come ha vissuto questo periodo?

"Non è stato facile. Ho fatto più fatica ad entrare nell’ottica della tattica e poi c’è sempre da conciliare il lavoro. Lo staff della Bolognina però mi ha sempre aiutato con i turni, erano disposti ad andare in palestra a qualsiasi ora. Poi c’era la pressione di una città intera per un titolo europeo qui, la cosa mi ha un po’ destabilizzata."

Conciliare un lavoro come il suo non dev’essere facile.

"Diciamo che è stato meno semplice del titolo italiano perché in quel caso metà della preparazione coincideva con le ferie estive. Negli ultimi mesi ho sempre lavorato, ma come dice sempre Alessandro (Dané, il suo allenatore, ndr) bisogna lavorare e fare boxe. Non sono stati tanto gli incastri quanto la fatica di una giornata in corsia. Dopo un giorno sempre in piedi andare in palestra e riuscire a rendere ed essere concentrati non è facile".

Lei e la sua società, la Bolognina Boxe, siete partiti dalla periferia e vi siete presi l’Europa: tutto è possibile?

"Abbiamo cambiato casa per tre volte negli ultimi anni, sopportiamo un affitto importante per le nostre casse, ma nonostante tutto siamo qui. Ci siamo addirittura allenati nei parchi. Sono grata di essere qui oggi, è un sogno che si avvera".

Una cintura conquistata dopo un titolo italiano, a pochi mesi da una cittadinanza che è tardata troppo ad arrivare.

"Il percorso sul ring mi ha fatto capire quanto è importante essere italiani di fronte allo Stato. Sono sempre stata una che la considerava soltanto un pezzo di carta, ma averla avuta mi ha fatto capire quanto questo possa cambiarti la vita. Mi sono convinta sempre di più che conta anche perché con la burocrazia che si complica sempre di più il permesso di soggiorno è difficile da mantenere. Non deve essere tolta a dei ragazzini che stanno crescendo e nascendo in Italia, non bisogna farli sentire persone senza uno Stato".