"Caro Sasha, avevi ragione: ho fatto fallo". Wilkins sdogana il famoso tiro da quattro

Ventisei anni dopo quel 31 maggio 1998, faccia a faccia tra Danilovic e l’ex biancoblù. Dominique: "Incredibile, mi rimproverano ancora"

di ALESSANDRO GALLO -
5 luglio 2024
"Caro Sasha, avevi ragione: ho fatto fallo". Wilkins sdogana il famoso tiro da quattro

"Caro Sasha, avevi ragione: ho fatto fallo". Wilkins sdogana il famoso tiro da quattro

Ventisei anni dopo, Dominique Wilkins è ancora qui. Sembra lo spot pubblicitario di un programma Rai o Mediaset della domenica pomeriggio. E’ invece la semplice realtà, resa possibile dalla rete, dai collegamenti e da un’intuizione geniale de ’La Giornata Tipo’.

Così, ventisei anni dopo, Nique e Sasha, Wilkins e Danilovic, che già si erano conosciuti nella Nba e che in quel 1998 erano fieri avversari, si ritrovano, l’uno di fronte all’altro, con un cellulare tra le mani.

La tecnologia, che in quel 1998 ancora non è così moderna, fa il resto. Di che cosa stiamo parlando? Ovvio, del tiro da quattro di Danilovic. Un qualcosa che ha fermato il mondo della Città dei Canestri il 31 maggio 1998.

La Fortitudo, che in quella occasione gioca in trasferta, ha un vantaggio consistente di quattro punti a 18 secondi dalla sirena. Quattro punti, un abisso perché la Virtus, che pure il mese prima ha vinto la sua prima Coppa dei Campioni a Barcellona, è in ginocchia. E’ una Virtus che arriva a fine stagione incerottata, senza più energie. E, per la prima volta, la finale scudetto coincide con il derby. Si gioca a Casalecchio, oggi Unipol Arena, in quegli anni PalaMalaguti, rilevato proprio dal patron bianconero, Alfredo Cazzola.

La Virtus ha il vantaggio del fattore campo: ma lo perde subito. Impatta in trasferta (virtuale), ma cade ancora. In gara-quattro, per arrivare alla parità (il 2-2 sul campo) serve una tripla di Alessandro Abbio (sul quale Pero Skansi aveva messo incredibilmente Dan Gay). Mentre una conclusione dall’arco proprio di Wilkins gira due o tre volte sul ferro, poi esce.

Si arriva appunto alla resa dei conti del 31 maggio. La Virtus non ne ha più, ma l’orgoglio di Sasha Danilovic è smisurato. L’asso serbo, che gioca su una gamba sola, tira da tre. Wilkins, che è sulle sue tracce, smanaccia. Fallo, non fallo? Il braccio di Tiziano Zancanella indica l’infrazione. Il tiro di Sasha si insacca. Con il tiro libero si va in parità.

Il supplementare, lo racconta la storia, con Carlton Myers fuori per cinque falli, è solo bianconero.

Fin qui, la storia. Ci sono poi, da quel lontano 31 maggio 1998 – leggendario per alcuni, funesto per altri – sfottò, prese in giro, discussioni da bar, disquisizioni forbite che sfociano sulla politica e la filosofia.

Tutto e il contrario di tutto, insomma. Con il solito dubbio. Ma quello di Wilkins era fallo?

La Giornata Tipo sbroglia il giallo una volta per tutte. Mette in collegamento Sasha e Nique. Che adesso sono due distinti signori di una certa età.

Danilovic ha compiuto a febbraio 54 anni, vive a Belgrado ed è presidente della federazione basket serba. "Ho tre figli – se la ride Sasha nel video –. E spesso torno a Bologna, dove ho tanti amici".

Nique ha fatto qualcosa di più. Almeno come figli. "Amico, io sono arrivato a quota sette", attacca Wilkins prima di lasciarsi andare.

"Sono passati tanti anni, ma molti mi rinfacciano ancora quella azione. Capisci? Tutto in un’azione".

Giudicato per quella manata. Che andò a bersaglio o meno? "L’arbitro non ha cambiato idea – dice Danilovic –. Mi sa che devi rassegnarti, amico mio".

E’ qui il colpo di teatro, perché Wilkins non accampa scuse. "Sì, era un fallo. Un maledetto fallo che ho commesso. E ventisei anni dopo, c’è ancora gente che me lo rinfaccia".

Pensarli com’erano alla fine del secondo millennio. Uno il serbo con l’istinto del killer (sportivo, s’intende). L’altro lo statunitense esplosivo, giocherellone.

Due volti della stessa medaglia, una medaglia chiamata Basket City. Che adesso, dopo tante discussioni, potrà mettere una pietra sopra. Sì, il tiro da quattro era regolare perché dopo ventisei anni, Nique ha ammesso la colpa.

"Sasha sarebbe anche oggi tra i primi 10 del draft Nba – l’omaggio di Wilkins –. E su quella maledetta azione dico che non dovevamo cambiare. Fino a quel momento lo avevamo contenuto".

Tutto risolto, quindi? Forse. Il Covid ha cambiato il mondo. E ha seminato il germe del complotto, mescolato alle fake news. Ci sarà qualcuno, anche oggi, che giurerà che il fallo non c’era. Che al posto di Wilkins magari è stato usato un figurante. O, peggio ancora, che il ’vecchio’ Nique, 64 anni, sia stato raggirato. E’ sempre il derby, la grande bellezza. Siamo a Bologna, la Città dei Canestri.

Continua a leggere tutte le notizie di sport su