La Effe perde un gigante. Si è spento Charles Jordan
Triste notizia L’ex cestista 69enne è morto negli States, era malato da tempo. Ha scritto la storia della Fortitudo a cavallo degli anni Settanta e Ottanta .
e Filippo Mazzoni
Lacrime Fortitudo. Lacrime vere, versate per uno dei più grandi giocatori che siano mai passati dal PalaDozza indossando la maglia dell’Aquila. Perché Charles Jordan, scomparso a 69 anni, è stato Jordan, prima che Michael esplodesse nella Nba. Il Jordan biancoblù era speciale e, nella Fortitudo, dal 1979 al 1982, faceva coppia fissa con Starks. Marcelluso raccattava rimbalzi ovunque, Charles era l’uomo del futuro che tirava da tre, solo che il tiro da tre, in Italia, non era ancora stato introdotto. Un passo dopo la metà campo era già il suo territorio di caccia. Calzoncini corti, come andavano di moda in quegli anni e tubolari che arrivavano fin quasi al ginocchio. Il bianco dei tubolari spiccava di più nelle lunghe leve di Charles, che era alto 205 centimetri, ma poteva giocare anche guardia o ala piccola, perché per lui, fare canestro da lontano, era un’arte.
Uno dei migliori marcatori (Fortitudo) di tutti i tempi, capace di segnare 2.248 punti. Per lui, il classico trentello non era un’eccezione. Qualche volta anche sopra quaranta (48 contro il Bancoroma con 1925 al tiro) e, appunto, il tiro da tre non esisteva. Faceva canestro, Charles e quando sbagliava sorrideva. Non perché non ci tenesse a vincere, ma perché sapeva che, là sotto, c’era suo fratello Marcellus, capace di conquistare rimbalzi e tramutare il tutto in canestri. Charles e Marcellus, Jordan&Starks: una delle Fortitudo più belle e divertenti di tutti i tempi, prima dell’era Seràgnoli. L’Aquila che saliva e scendeva, tra A1 e A2, ma lo faceva con il sorriso sulle labbra, perché Jordan era uno che valeva il prezzo del biglietto. A Bologna arrivò nel 1979, dal campionato francese, Asvel Villeurbanne. Ma nella Nba ci aveva giocato davvero, con la maglia degli Indiana Pacers: 71 partite Poi, appunto, Villeurbanne, le tre stagioni con la Fortitudo. Le prime due a 23 punti di media, l’ultima addirittura a 26. Poi Ferrara e anche qualche tentativo di riciclarsi, in Italia, con il football americano. Dicevano che fosse matto, un po’ tiratardi. era un ragazzo buono che una volta si prese la responsabilità di una notte brava che in realtà era di Starks, il più serio della coppia dei mori Fortitudo.
Era rimasto in contatto con Bologna, ma aveva avuto una serie di problemi che avevano minato il suo fisico. Prima un ictus, poi il diabete. E il ricovero in una clinica di Indianapolis.
Il mondo dell’Aquila e il Fortitudino, club biancoblù, avevano dato vita a una raccolta fondi per aiutare il vecchio idolo. Proprio nei giorni scorsi, sul giornalino della Fortitudo, il ricordo struggente di Fabrizio Pungetti (voce storica nonché ex addetto stampa dell’Aquila), quasi che il mondo della Effe sentisse la fine vicina di uno dei più grandi. Ciao Charles.
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