Basket in lutto: Jerry West è morto, la leggenda dei Lakers aveva 86 anni. Ispirò il logo Nba

Inserito nella Hall of Fame, giocò a Los Angeles per 14 stagioni. Una grande carriera anche da dirigente

12 giugno 2024
Jerry West (a destra) con l'ex coach dei Los Angeles Clippers Doc Rivers

Jerry West (a destra) con l'ex coach dei Los Angeles Clippers Doc Rivers

Milano, 12 giugno 2024 – La pallacanestro piange uno dei suoi giocatori più iconici: Jerry West è morto all'età di 86 anni. Secondo quanto riportato dai media statunitensi, West si è spento mercoledì mattina in pace con accanto sua moglie Karen.

Jerome Alan West, per tutti noto come Jerry, era nato a Chelyan il 28 maggio 1938 ed è considerato uno dei più grandi giocatori della NBA di tutti i tempi. Personalità fumantina, che ha dedicato la sua vita alla pallacanestro e sempre con quell'irrefrenabile voglia di vincere, cosa che è riuscito a fare sia da giocatore che da dirigente. West, dopo aver frequentato la West Virginia High School, nel 1956 scelse il college di West Virginia mettendo in luce tutto il suo talento.

I Mountaineers grazie a lui vinsero la Ncaa nel 1959 e lui venne nominato Mvp delle finali. Nei suoi quattro anni a West Virginia ha viaggiato a 24,8 punti e 13,3 rimbalzi a partita, numeri che nel 1960 lo resero uno dei protagonisti di spicco di Team USA per i giochi Olimpici di Roma. West trascinò, assieme al co-capitano Oscar Robertson, la nazionale a stelle e strisci fino alla vittoria della medaglia d'oro. Tornato dall'esperienza olimpica, venne draftato dai Los Angeles Lakers nello stesso anno e ben presto diventò uno dei giocatori simbolo della franchigia della California. Quattordici anni con la maglia gialloviola, oltre 25 mila punti segnati (27 di media a partita in totale), svariati riconoscimenti individuali: 14 volte All-Star, 12 volte nella All NBA, inserito per quattro anni nel primo quintetto difensivo e miglior marcatore della stagione 1970 con 31,2 punti ad allacciata di scarpe. West, soprannominato fino a fine anni '60 come "Mr. Clutch", vinse il titolo NBA nel 1972.  Alla fine della carriera da giocatore, avvenuta nel '74, la sua maglia numero 44 venne stata ritirata sia dai Los Angeles Lakers che dalla West Virginia University.

Nonostante l'addio al basket giocato, rimase sempre in contatto con il mondo NBA e, in particolare, con i Lakers. Nel 1982 venne nominato general manager della franchigia di Jerry Buss. Grazie alle sue spiccate doti, riuscì a costruire un roster incredibile con giocatori del calibro di Magic Johnson, Kareem Abdul-Jabbar e James Worthy e che vinse quattro titoli ('82, 85' 87, '88), erano i Lakers dello Showtime. Inoltre, nel 1995 vinse il premio di NBA Executive of the Year (riservato al miglior general manager) perché i Lakers, dopo qualche annata sottotono, riuscirono a ottenere l'accesso ai playoff. In più, la mitica coppia Kobe Bryant - Shaquille O'Neal si formò anche grazie a lui che vide nel giovane Kobe un grandissimo talento e convinse Shaq a firmare per i Lakers. Nel 2002 passò ai Memphis Grizzlies come direttore generale e riuscì a risollevare le sorti di una delle peggiori squadre della lega e nel 2004 rivinse il premio di Executive dell'anno. uno degli ultimi incarichi, come consultant, fu per i "cugini" dei Lakers: i Los Angeles Clippers, per poi passare anche ai Warriors.

La storia di The Logo, il rapporto coi Lakers e quel titolo di MVP delle finali

Sono tre le più grandi particolarità della carriera e della vita di Jerry West. La prima riguarda i riconoscimenti individuali. West è stato l'unico giocatore fino a questo momento nella storia della NBA che venne premiato come MVP delle Finali nonostante le avesse perse. Si trattò delle Finals del 1969 quando i Lakers persero 3-4 contro i rivali di sempre, i Boston Celtics, e  nonostante i quasi 38 punti a partita del playmaker. Come seconda cosa c'è  il rapporto burrascoso con i Los Angeles Lakers. Come da lui stesso dichiarato: "La cosa più deludente della mia carriera è che il mio rapporto con i Lakers è orribile. Ancora non capisco perché. Mi guardo indietro e dico: 'Forse avrei dovuto giocare da un’altra parte, dove almeno sarebbe stato apprezzato tutto quello che ho dato e quanto mi è importato'. Ho giocato per i miei compagni di squadra e per i tifosi, non ho giocato per una franchigia". Un rapporto che si è andato deteriorando pian piano, a partire da quando i Lakers scelsero come allenatore Phil Jackson: il rapporto tra lui e Zen non fu proprio idilliaco. Successivamente, la famiglia Buss decise di togliergli i posti fissi per lui riservati allo Staples Center contattando la moglie con un freddo messaggio. La terza è, come gli appassionati sanno, che la silhouette presente nel logo della NBA è proprio quella del numero 44. Nel 1969 la NBA contattò l'agenzia creativa di Alan Siegel perché venisse realizzato un logo per il campionato che, all'epoca, non era famoso come le leghe di baseball o football. Siegel, appassionato di basket, vide la foto di West su Sport Magazine e ne rimase affascinato: in quell'immagine era racchiuso un senso di movimento e una sinuosità che, col tempo, divennero iconici. La NBA, per motivi di diritti, non ha mai comunicato per davvero che si trattasse della silhouette di Jerry West, ma la cosa divenne chiara a tutti dopo pochissimo tempo. Non a caso, da lì in poi, Jerry West divenne "The Logo". Non è tutto oro quel che luccica però perché lo stesso West ha raccontato che il vedere la sua silhouette in continuazione, "Mi sveglio e lo vedo. Vado a una partita e lo vedo. È ovunque, non posso liberarmene, posso solamente scuotere la testa", non è così semplice come sembra. Nonostante ciò, anche grazie a quel logo, la memoria del 44 rimarrà per sempre perché alla più classica domanda rivolta dai bambini che si avvicinano al mondo NBA: "Chi è quello disegnato nel logo?", la risposta sarà sempre Jerry West, the logo man.

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