Malachi Flynn, chi è la guarda di Detroit che ha segnato 50 punti contro Atlanta

Il protagonista della notte Nba è il semi-sconosciuto giocatore dei Pistonsi. È il terzo giocatore nella storia a segnare così tanto in uscita dalla panchina.

di KEVIN BERTONI -
4 aprile 2024
Malachi Flynn, giocatore dei Detroit Pistons

Malachi Flynn, giocatore dei Detroit Pistons

Milano, 4 aprile 2024 – Lo diceva anche David Bowie: "We can be heroes, just for one day". La frase del grande cantautore britannico ben si adatta al protagonista assoluto della notte NBA Malachi Flynn, guardia dei Detroit Pistons che, in uscita dalla panchina, ha segnato 50 punti in 34 minuti contro Atlanta. Malachi raggiunge così Nick Anderson (1993) e Jamal Crawford (2019) nella speciale classifica dei giocatori capaci di segnare un cinquantello uscendo dalla panchina. Inoltre, per non farsi mancare nulla, Flynn ha aggiunto sei rimbalzi, cinque assist e altrettante palle rubate alla sua statline, tutte voci che sono high stagionali per lui. L'unica nota stonata della serata è che i suoi Pistons sono usciti sconfitti dal match contro gli Hawks per 121-113, ma la soddisfazione di aver centrato un traguardo storico rimane: "Alla fine dei conti vuoi sempre vincere, è quello che importa", ha detto Flynn a fine gara, "Ma ammetto che è bello potersi godere questo momento, in particolare penso che tra un paio di giorni starò meglio ripensando a cosa ho fatto": Dopo un exploit del genere, tutto il mondo NBA e non solo si domanda: ma chi è Malachi Flynn? A questa domanda rispondiamo ripercorrendo la carriera di uno di quei giocatori che viene considerato come un journeyman della NBA.

Non proprio il tipico giocatore NBA

Nato a Tacoma, nello stato di Washington, nel 1998 Malachi è l'ultimo di sette figli. Il più piccolo, non solo in termini di età ma anche di statura visto che al primo anno di liceo era 5'2 che, tradotto nelle misure europee, significa poco meno di un metro e 58. Dunque, non proprio il tipo di giocatore NBA che ci si immagina a occhi chiusi. All'ultimo anno del liceo di Bellarmine Prep, scuola superiore cattolica nella sua Tacoma, oltre all'altezza (ora è 1,85m) era cresciuta anche, e soprattutto, la sua abilità nel giocare a basket: 29,7 punti, 6 rimbalzi e 4 assist di media. Numeri che gli sono valsi sia le copertine di varie riviste locali, ma anche la chiamata dal college di Washington State. Dopo una buona stagione da matricola, Flynn ha annunciato che si sarebbe trasferito visto l'interesse di altri college più rinomati nel panorama cestistico statunitense (Texas A&M, Gonzaga e Baylor tra i vari). La sua scelta ricadde sulla San Diego State Univeristy, dunque da maggio 2018 diventò ufficialmente un Aztec (nome con cui è nota la squadra dell'università, ndr). Nella sua stagione da junior con la nuova maglia, Flynn prende subito in mano la squadra e viene nominato come Giocatore dell'anno di Mountain West (conference dove milita Sand Diego) e come miglior difensore dell'anno. Flynn chiude la stagione 2019/2020 con poco meno di 18 punti ad allacciata di scarpe (17,6), 5 assist e 4,5 rimbalzi. Lui si dichiara per il Draft NBA 2020 e i Toronto Raptors lo scelgono con la chiamata numero 29 del primo giro. Malachi Flynn è il primo giocatore di San Diego State a essere selezionato al Draft dai tempi di Kawhi Leonard nel 2011, uno che a Toronto l'anno prima ha fatto discretamente bene per usare un eufemismo. Come per tanti altri l'impatto con il mondo NBA non è dei più semplici. Nel suo anno da rookie parte titolare in 14 delle 75 partite disputate con la maglia dei Raptors, chiudendo con 7,5 punti di media a partita. Nel mezzo anche una parentesi in G-League con la maglia dei Raptors 905 (franchigia affiliata). Riesce comunque a ritagliarsi il suo spazio, tanto che nell'aprile 2021 viene anche nominato come Rookie del mese della Eastern Conference. Le successive due stagioni in Canada però non vanno come previsto: viene sempre impiegato dalla panchina, le cifre non migliorano e, di conseguenza, anche il suo minutaggio.

Inizia il viaggio: dal Canada al Michigan, passando per New York

A pochi mesi dal via della stagione 2023/2024, precisamente a dicembre, Malachi Flynn saluta Toronto per New York. Lui è uno degli asset che la franchigia canadese spedisce negli USA per portare nello stato della foglia d'acero RJ Barret e Immanuel Quickely. Assieme a Flynn fanno lo stesso percorso anche O.G. Anunoby e Precious Achiuwa. Sotto la guida di coach Tom Thibodeau lo spazio per il settimo figlio dei Flynn nella Grande Mela è pressoché assente: 14 partite giocate e meno di 5 minuti di media di utilizzo. Si arriva al giorno della trade deadline. L'8 febbraio scorso lui, Ryan Arcidiacono, Evan Fournier e Quentin Grimes (oltre a due seconde scelte future) prendono il primo aereo per Detroit, la loro nuova casa sarà la Little Caesars Arena. A New York vanno Bogdanovic e Burks. Si tratta di una trade che permette ai Pistons di liberare spazio salariale e continuare così il loro (lungo) progetto di rebuilding. Con coach Monty Williams trova un po' più spazio: 17 partite giocate, circa 12 minuti in campo a gara e poco meno di 6 punti. Fino a questa notte. Entra in campo a meno di sei minuti dalla fine del primo quarto, piano piano prende fiducia e segna anche grandi canestri come la tripla con fallo a 8:19 alla fine del secondo periodo. Costruisce punti su punti da situazioni di pick and roll, dove è molto bravo a leggere ciò che la difesa gli concede. Si fa sempre trovare pronto sugli scarichi segnando con costanza e arrivando a superare il suo precedente high di carriera (27 punti contro Indiana nel maggio '21) già nel terzo quarto. Dei 50 totali ne segna 33 nel secondo tempo, tirando con percentuali clamorose: 18/25 dal campo e 9/12 ai liberi. Sfortunatamente però non è bastato a battere Atlanta, che si è imposta 121-113. Ma questa prestazione gli è valsa più di qualche riconoscimento: decimo giocatore della stagione a segnare 50 o più punti, il terzo di sempre a segnarne 50 o più dalla panchina e dati i soli 5,2 punti di media è diventato il giocatore con la media più bassa nella storia NBA a far registrare numeri simili. Un exploit improvviso per tutti, o quasi visto che il suo coach Monty Williams a fine partita ha detto: "Lavora moltissimo sul suo gioco. E’ in palestra ogni mattina, almeno un’ora prima dell’inizio dell’allenamento e stanotte avete visto i risultati". E' lui l'eroe dalla notte NBA, ma chissà che questo non sia il preludio per esserlo anche altre volte, d'altronde non per forza possiamo essere eroi per SOLO un giorno...

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