Generali L’argento e il pallone di Mosca ’80

Pietro protagonista ai Giochi, conserva il cimelio della finale con la Jugoslavia, prima medaglia olimpica per l’Italia. Oggi ha 65 anni

di ALESSANDRO GALLO -
11 febbraio 2024
Generali L’argento e il pallone di Mosca ’80

Generali L’argento e il pallone di Mosca ’80

Due scudetti con la Virtus (1979 e 1980), un terzo a Treviso (1992). Anche una Coppa Italia (Caserta, 1988) e il secondo posto con la Nazionale italiana alle Olimpiadi di Mosca 1980. A casa di Pietro Generali, con quella storica medaglia d’argento c’è il pallone della finale con la Jugoslavia. Come mai, il pallone di quella finale, sia finito nelle sue mani, è presto detto.

"Ero andato alla partita con un ago, quelli per gonfiare e sgonfiare i palloni. Alla fine presi il pallone, lo sgonfiai velocemente. E lo infilai nella borsa".

Oggi, quel cimelio dal valore inestimabile (solo dal punto di vista affettivo) si trova a casa Generali.

Pietro, nato a Bologna il 19 ottobre 1958, oggi è uno splendido sessantacinquenne, con il quale è piacevole parlare di sport. Di basket, ma anche di calcio. Pietro è capace di raccontare goleador, curiosità e aneddoti.

Quando, nella seconda metà degli anni Settanta, arriva in serie A, Pietro, detto Pietrone, è un’ala-centro di 208 centimetri per 100 chili. Il tiro è un po’ macchinoso, ma in campo è velocissimo e solido in difesa. Comincia nel settore giovanile bianconero dove resta fino al 1976. Di fatto c’è anche lui, nella Virtus di Dan Peterson che vince lo scudetto, ma non è nei dieci.

Dan, che lo stima e lo apprezza, sa che la crescita di Pietro passa attraverso i minuti in campo, nei quali commettere anche errori. Così, nell’ambito dell’operazione Villalta – che passa da Mestre a Bologna per 400 milioni di lire – Pietro finisce in Veneto, in A2, dove diventa uno dei pilastri di una squadra che vola.

Dopo due stagioni a Mestre, Pietro viene considerato maturo. E’ la Sinudyne orfana di Peterson, che ha lasciato la panchina a Terry Driscoll. E’ la Virtus di Caglieris e Wells, Bertolotti e Villalta. E, sotto canestro Kreso Cosic. E’ un basket nel quale lo starting five lascia pochi minuti ai panchinari. Però il ruolo di panchinaro, a Pietro, va stretto, anche se ha solo vent’anni.

Di più: Cosic è un playmaker aggiunto, si piazza al fianco di Caglieris e, anziché fare a sportellate nell’area avversaria, tiene il pallone con una mano per poi recapitarlo, quasi per magia, nelle mani del compagno meglio piazzato. E il compagno meglio piazzato è sempre lui, Generali Pietro da Bologna. Resta in bianconero – per lui la V nera sacrifica Gianni Bertolotti, ceduto alla Fortitudo nel 1980 – fino al 1983. In totale 183 presenze e 1.296 punti. Lascia la Virtus nell’estate del 1983, alla vigilia della conquista dello storico scudetto che vale la stella. Ma Pietro sa sempre come farsi valere. Anche perché, come biglietto da visita, c’è il giudizio di Driscoll.

"E’ un tipo di giocatore ideale da allenare – la testimonianza dell’epoca di Terry – perché è disciplinato, intelligente e impara con velocità straordinaria. Purtroppo, e a me dispiace, non è possibile impiegarlo in maniera più intensa. Ma lui queste cose le capisce. E ogni volta che è entrato in campo, mi ha sempre soddisfatto. Un ragazzo d’oro".

Un ragazzo d’oro per il quale Terry si sbilancia in prospettiva azzurra. Capisce che Pietro saprà rendersi utile, nonostante la giovane età, ai Giochi di Mosca.

"Una convocazione – sottolinea Driscoll prima delle Olimpiadi di Mosca 1980 – per lui sarebbe una manna. Gamba può conoscerlo bene, lui conoscerebbe gli altri e avrebbe oltretutto il vantaggio di ritrovarsi Caglieris, Bertolotti, Villalta, lo stesso Bonamico. Per una Nazionale del futuro è l’ideale, per scadenze più vicine dipende da Gamba. Io posso solo dirgli che di Generali si può fidare".

In bianconero, per di più, è l’autore di un assist che fa storia. O almeno entra d’ufficio nella storia del derby. E’ la stracittadina del 9 novembre 1980, quella che la Virtus vince in trasferta, 100-102, ai supplementari. E’ il derby dei 40 punti di Jim McMillian. Ma se Jimmone ne segna 40 è perché si va ai supplementari. A quattro secondi dalla fine, canestro Fortitudo per l’88-86. Piero Valenti parte in palleggio e serve Pietro nell’angolo sinistro. Generali vede Villalta piazzato sotto canestro: assist e canestro dell’88 pari. Fuori tempo massimo come sostengono i tifosi Fortitudo? L’impressione è che quei quattro secondi siano durati un’eternità, ma l’instant replay ancora non esiste, il canestro viene convalidato (assist di Pietro, dunque) e gara che va ai supplementari.

La carriera prosegue dopo la parentesi bianconera e gli permette di giocare accanto ad alcuni tra i più grandi cestisti che siano mai passati nel nostro paese. Se in Virtus ha la fortuna di avere come compagni Kreso Cosic e Jim McMillian, a Caserta fa in tempo a vedere le amichevoli di Mirza Delibasic, prima che un’emorragia cerebrale lo costringa a un ritiro anticipato. Viene allenato da Boscia Tanjevic, poi ci sarà l’esperienza a Treviso, con tanto di scudetto, facendo parte di un gruppo nel quale ci sono Vinnie Del Negro e Tony Kukoc. Poi Petrarca Padova e Benedetto XIV Cento, prima del ritorno definitivo a Bologna.

Pietro il Grande, insomma.

(38. continua)

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