Lundberg show. Una notte da re sotto gli occhi di Le Roi Antoine

Show del danese: "Nell’intervallo c’è stata la svolta". In tribuna il grande ex Rigaudeau: "Che emozioni".

di ALESSANDRO GALLO -
15 novembre 2023
Una notte da re sotto gli occhi di Le Roi Antoine

Una notte da re sotto gli occhi di Le Roi Antoine

La vince l’undicesimo. Sì, la partita che consente alla Virtus di tenere a distanza Milano, la vince l’undicesimo uomo messo in campo da Luca Banchi. Il giocatore che in estate avrebbe dovuto cambiare aria. Nell’ultimo quarto, quando Milano si fa sotto, la decide Iffe Lundberg, sciorinando il meglio del suo repertorio. Canestri in avvicinamento, una schiacciata, tiri liberi e soprattutto la tripla che regala alla Virtus il +5, sull’84-79, rispondendo così, subito, alla conclusione pesante di Shields.

"Nell’intervallo – racconta Lundberg – abbiamo parlato a lungo. Ci siamo detti di aumentare l’intensità e l’abbiamo fatto. Contro il Panathinaikos sarà dura, giocheremo contro una delle tifoserie più calde d’Europa. Ma saremo pronti".

Il segreto di questa Virtus, che in Europa ha sbagliato solo la prima, con Kaunas, inchinandosi poi al Real Madrid, forse è proprio questo. Pensare partita per partita. E, una volta, finita, spostare l’attenzione sulla prossima fermata.

Con la sua espressione tra il triste e il corrucciato, Iffe si carica la squadra sulle spalle nella volata finale, dopo che, prima, nei venti minuti iniziali, la scena era stata per un Abass spaziale.

Canta l’arena, canta felice in una Segafredo Arena nella quale non mancano i vip. Virtus-Olimpia è o non è il derby d’Italia? E allora a rispondere presente c’è anche il numero uno della federbasket, Gianni Petrucci, insieme con Giancarlo Galimberti.

Tra i volti noti del parterre c’è una sagoma inconfondibile, anche se gli occhiali e la barba, forse, lo invecchiano un po’.

E’ un grande di Francia, è Le Roi Rigaudeau, che parla del suo connazionale Cordinier.

"Mi sembra che sia il giocatore al posto giusto nel momento giusto. Il basket moderno è cambiato, serve tanta energia. Cordinier è un maestro".

Si gode l’atmosfera della Segafredo Arena, Antoine. Si guarda attorno e ripensa al PalaMalaguti. Che ricordi anche il coro che gli tributava la curva bianconera? "Certo che me lo ricordo – se la ride, attaccando il vecchio motivetto –. Il problema è un altro. Non so quante altre persone, stasera, se lo ricordino".

Il segno degli anni che passano. C’è un giocatore, tra quelli in campo, che Antoine ricorda bene. Anche perché quando lui, Le Roi, vinceva scudetti ed Euroleghe, c’era quel ragazzino magro magro, che all’Arcoveggio cercava di imparare il mestiere. Dica la verità, Antoine: si capiva che un giorno Belinelli sarebbe diventato un giocatore capace di ritagliarsi uno spazio anche nella Nba?

"Era difficile, forse impossibile prevederlo. Marco all’epoca era piccolino, ma si vedeva che sarebbe diventato un giocatore. Aveva l’occhio sveglio. Aveva voglia di imparare".

Francese, che vive in Spagna e che a Bologna si sente a casa: il ritratto di Rigaudeau. "Qua ho ancora tanti amici e qua torno sempre volentieri".

Dall’altra parte del campo entra Ettore Messina. All’epoca di Rigaudeau Ettore era sulla panchina bianconera.

"Adesso è su quella di Milano – commenta – non ci vedo nulla di strano. Gli anni passano. Ecco, se fosse finito sulla panchina della Fortitudo, magari mi sarei sorpreso".

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