Nesterovic Eurolega e Nba, il ’bimbo’ vola

Il pivot nel 1997 viene presentato a Brunamonti grazie a una videocassetta portata da un procuratore che sembra una ’spia russa’

di ALESSANDRO GALLO
24 marzo 2025

Per i greci era Makris. Per Savic e Danilovic, i grandi vecchi del gruppo, semplicemente ‘Mali’, che tradotto significherebbe piccolo, cucciolo. Per tutti, all’ombra delle Due Torri, era ed è Radoslav Nesterovic, detto ‘Rascio’, il centro di 214 centimetri per 107 chili nato a Lubiana, in Slovenia, il 30 maggio 1976. In Virtus solo due stagioni, ma in tempo – 72 presenze e 778 punti in campionato – per confezionare una sorta di Grande Slam personale.

Eurolega e scudetto il primo anno, nel 1998 e Coppa Italia nel 1999. Poi, il grande salto nella NBA, dove ha vinto un titolo NBA, con la maglia dei San Antonio Spurs, quella stessa franchigia nella quale hanno fatto fortuna e avuto successo Manu Ginobili e Marco Belinelli.

A proposito di Nesterovic, però, prima di celebrarne l’esaltante parabola cestistica, vanno raccontati gli antefatti. Il primo contatto, a distanza, tra Rascio e la Virtus si consuma alla vigilia di un derby (perso) al PalaDozza. Un signore, vestito di nero, chiede di Roberto Brunamonti che, in quel momento, è il coach della Virtus. Il signore vestito di nero si chiama Rade Filipovic. Ha il look della spia russa (almeno nell’immaginario collettivo), è semplicemente un procuratore di diversi giocatori. Tra le mani ha una borsa di pelle che contiene alcune videocassette. Una di queste è relativa a Nesterovic. La Virtus concretizza l’affare grazie al colpo di genio di Alfredo Cazzola. In quel periodo l’asse Bologna-Atene è forte e, dalla capitale greca, arrivano le chiamate di diversi giornalisti ellenici. "Makris è una fregatura. E’ lungo lungo, ma non vale nulla".

Nesterovic si presenta così in palestra, all’Arcoveggio, con la faccia da bambino. Sembra un ragazzo delle giovanili. Di fatto è il quinto lungo della Kinder. Davanti ci sono, in ordine sparso, i sopravvissuti della stagione precedente, Augusto Binelli e Zoran Savic e due nuovi innesti.

La Virtus punta molto su John Amaechi e su Alessandro Frosini, sottratto in estate ai cugini della Fortitudo. Rascio parte di rincorsa, ma uno dopo l’altro li supera tutti. Gus Binelli, 33 anni, è un po’ logoro. Frosini, non a suo agio dopo un trasferimento che fa discutere Basket City, non incide come vorrebbe. E Amaechi si fa fuori da solo: alla vigilia di un altro derby con la Fortitudo, parte per Sheffield, per rispondere a una chiamata della nazionale inglese. Insieme con il bagaglio a mano, però, ci sono otto casse: dopo 9 partite e 25 punti la parentesi bianconera di John si interrompe senza rimpianti per nessuno.

Lo stesso Savic – che Messina tiene fuori per una gara – ha qualche difficoltà. Chi non ha problemi è proprio lui, Rascio. Impara a esprimersi in un italiano fluente in un mese. Ne impiega due per capire la sua posizione in campo. In attacco fa sempre canestro, in difesa, le sue lunghe braccia, stoppano e costringono comunque gli avversari a traiettorie ardite.

E’ sloveno (con passaporto greco) Rascio, la Jugoslavia si è dissolta da qualche anno. Ma sono proprio i due serbi, Danilovic e Savic, a prenderlo sotto la loro ala protettiva.

Nesterovic brucia le tappe, seguito come un’ombra dal professor Grandi. I colleghi greci che in estate ridevano a crepapelle, convinti che la Virtus si fosse lasciata rifilare una solenne fregatura, capiscono di aver toppato clamorosamente.

Oltre ai 214 centimetri c’è un talento notevole e la capacità di crescere e apprendere con una straordinaria facilità.

Il miglior pivot bianconero degli ultimi trent’anni, come rapporto qualità prezzo. Pensando che Rashard Griffith, un anno più tardi (2000) sarebbe arrivato carico di oro (tra anelli, catenoni e bracciali), ma assolutamente privo di una parentesi NBA.

Rascio, invece, è talmente bravo che i Minnesota Timberwolves non aspettano nemmeno l’inizio della stagione 1999/2000. Nesterovic è considerato così futuribile, dopo averlo visto all’opera con Ettore Messina, da spingere gli americani a prenderlo al volo.

La Virtus viene eliminata in semifinale da Varese (poi campione d’Italia): al Marconi c’è un aereo che attende Rascio. Le stagioni nel Minnesota, il titolo a San Antonio, poi Toronto Raptors, Indiana Pacers e ancora Toronto. In totale 12 stagioni e 811 partite (con l’aggiunta di 5.519 punti) tra i professionisti. Torna per una stagione in Europa, in maglia Olympiakos: nel 2011, a soli 35 anni, decide di ritirarsi.

A Bologna ha tanti amici (su tutti Fabio Ponzellini, in quegli anni team manager bianconero) e, quando può, sale in auto e torna nella sua Bologna. Guidare, per lui, non è un problema al punto tale che oggi si definisce un autista.

Forse, con i suoi 214 centimetri, potrebbe essere considerato il taxista più alto del mondo. Solo che l’attività di taxista la esercita in famiglia per scarrozzare la moglie Maja e i cinque figli, Nikola (17 anni), Teodora (15), Nadia (14), Anastasija (11) e Vuk (5). Un quintetto di figli: la pallacanestro è sempre stata la sua vita.

(60. continua)

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