Quarant’anni dopo lo storico scudetto conquistato a Milano il ritrovo dei protagonisti. La reunion di Villalta, Brunamonti, Bonamico & Co.. Così i ’figli della stella’ fanno festa a tavola

Quarant'anni dopo la vittoria dello scudetto, i giocatori della Virtus Bologna si ritrovano per celebrare l'evento al ristorante Donatello. Ricordi, emozioni e nostalgia per una squadra leggendaria che ha fatto la storia del basket italiano.

28 maggio 2024
La reunion di Villalta, Brunamonti, Bonamico & Co.. Così i ’figli della stella’ fanno festa a tavola

La reunion di Villalta, Brunamonti, Bonamico & Co.. Così i ’figli della stella’ fanno festa a tavola

Sono sempre belli i ’figli della stella’. Non è il riferimento a una hit di Alan Sorrenti, ma a chi, il 27 maggio di quarant’anni fa, era al palazzone di San Siro – quello venuto giù un anno dopo per la neve –, con la V nera sul petto e un sogno concretizzato in un’irripetibile serata milanese. Cadono, tra breve, i sessant’anni (7 giugno) dall’ultimo scudetto del Bologna. Ma il 27 maggio 1984 è passato alla storia per lo scudetto più desiderato nella storia della Virtus. Il decimo scudetto, quello della stella.

E i ’figli della stella’ (hanno una chat che si chiama, appunto, ’La Stella’) si ritrovano al ristorante Donatello per celebrare un evento unico. Qualcuno ha perso i capelli, qualcun altro si è imbiancato. Alcuni hanno messo su peso: ma restano gli immortali per chi, quel 27 maggio, soffrì e gioì con loro. Chi accompagnandoli al Palazzone di San Siro, chi aspettandoli a tarda notte in Piazza Azzarita. Quando l’allora custode del palasport, Amato Andalò, ruppe il protocollo e decise di accendere tutte le luci del palasport. Tra due ali di folla e una piazza gremita e illuminata (dal palasport) si fece festa fino al mattino.

Gran cerimoniere del ritrovo bianconero, Renato Villalta, il numero 10 per antonomasia. Renato, che al PalaDozza aveva la sua mattonella (il punto preciso dal quale faceva sempre canestro, anche bendato), di quella Virtus era il capitano.

Ma ci sono molti altri protagonisti al Donatello C’è il playmaker di quella Virtus, Roberto Brunamonti, che cancellò dal campo Mike D’Antoni. C’è l’ala Marco Bonamico, che realizzò quasi tutti gli ultimi canestri. Poi c’è la memoria storica, Achille Canna, che oggi ha 91 anni e, all’epoca, era il direttore sportivo. Una curiosità: le maglie dell’epoca erano Macron, come oggi. Poi largo ai giovani (di quel 1984): da Augusto Binelli ad Alessandro Daniele a Matteo Lanza, che erano nei dieci. Nel gruppo tricolore c’erano anche Gianluca Trisciani e Maurizio Brunelli. E, almeno per un giorno, si unisce anche Giovanni Setti.

Di quella sera mancano Alberto Bucci, che ci ha lasciato troppo presto ed Ettore Messina che se non avesse avuto gara-due, ieri, si sarebbe materializzato. Assenti giustificati anche Domenico Fantin e Piero Valenti. Mancano i due statunitensi, Elvis Rolle e Jan Van Breda Kolff, dei quali, ormai, si sono perse le tracce.

E non ci sono, perché anche loro ci hanno lasciato presto, Gianluigi Porelli, l’Avvocato che aveva costruito quella Virtus e il Prof, al secolo Enzo Grandi, il preparatore atletico. Sono belli, i ’figli della stella’ e se la ridono.

"Siamo qui – dice uno – per commemorare quarant’anni dopo, la prima e unica schiacciata di Brunamonti". Già il canestro della sicurezza, fu siglato proprio da Roby che, in bianconero, non avrebbe mai più schiacciato.

Sono passati gli anni, ma si vogliono bene. Si abbracciano, ridono e scherzano. A distanza di anni, vedendoli, si capisce perché furono capaci di espugnare due volte il ’palazzone’.

Perché erano belli e bravi, certo, ma anche perché non avevano paura di nessuno. Nemmeno di D’Antoni, Meneghin e Peterson. Leggendari. Per sempre.

a. gal.

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