Basket Bologna, 25 anni fa il tiro da quattro di Danilovic

La finale scudetto Virtus Fortitudo decisa da una prodezza del serbo in una stagione nella quale si giocarono dieci derby incredibili

di ALESSANDRO GALLO -
31 maggio 2023
Sasha Danilovic

Sasha Danilovic

Bologna, 31 maggio 2023 – Per molti è il momento più alto mai raggiunto nella storia del derby di basket di Bologna. Per alcuni è un ricordo straordinario, per altri un qualcosa da dimenticare. E che, a distanza di un quarto di secolo, procura ancora dolore, rimpianto, dispiacere.

Il fatto è che oggi, 31 maggio, cadono 25 anni dallo scudetto Virtus numero 14. Un tricolore speciale, perché è la prima volta – in quel 1998 –, nella loro storia, che Virtus e Fortitudo, i due volti di Basket City, si affrontano in una finale scudetto.

A rendere unico quel confronto il finale thrilling, con la Fortitudo che pensa ormai di aver vinto il primo scudetto. Prima di un gesto ’sciocco’ e inutile di Wilkins e un tiro da tre di Danilovic, che diventa da quattro, grazie al tiro libero successivo. E’ il canestro che dà la parità.

Anche se la Fortitudo ha ancora la possibilità di costruire un’altra azione in attacco, che si conclude con una clamorosa palla persa di David Rivers. Altra chance Virtus, il risultato di parità non si sblocca: si va al supplementare.

La Fortitudo, con capitan Myers in panchina per raggiunto limite di falli, non ha più energia: il supplementare è un monologo bianconero che si chiude con l’inchino, al pubblico, di Danilovic. E’ la storia del tiro da quattro e di una stagione, 1997/1998, contrassegnata da dieci derby. Proprio così: dieci stracittadine in una sola stagione: due nella regular season, uno in Coppa Italia, due in Eurolega e, appunto, le cinque sfide infinite per lo scudetto.

In Coppa Italia, sempre al PalaMalaguti, in semifinale si impone la Fortitudo che, da lì, prende lo slancio per conquistare il primo trofeo, dopo tante finali perse. Poi i quarti di finale di Eurolega.

La notte, è il 24 marzo 1998, che va sotto il nome di Neuroderby, perché un duro fallo di Savic, su Fucka, innesca una gigantesca rissa con numerose espulsioni, al punto che, la Fortitudo, chiude la gara con il minimo (di giocatori) garantito per proseguire, tre.

I gestacci e le provocazioni tra Danilovic e Myers – “tutta scena, eravamo e siamo amici”, ripetono i due quando si ritrovano tra Belgrado e la Romagna –, una tensione che sale alle stelle. E che non cala nemmeno quando la Virtus, a Barcellona, conquista l’Eurolega.

"Siamo stati i primi a Bologna a conquistare la luna”, dice sempre Ettore Messina, in quel frangente allenatore bianconero. In quel 1998 pieno di emozioni e di pathos, si arriva così alla finale scudetto che fa impazzire la città: del derby se ne parla un mese prima e un mese dopo. Figuriamoci se ce ne sono stati già cinque e ce ne saranno almeno altri tre.

E invece ce ne sono addirittura cinque, perché la Fortitudo vince sempre in casa Virtus, Rigaudeau e compagni restituiscono il dispetto quando giocano fuori. In casa o fuori, in realtà, poco cambia. Perché si gioca sempre a Casalecchio, con il tutto esaurito e le vene del collo dei tifosi che si ingrossano a dismisura. Venticinque anni dopo c’è ancora chi ricorda di aver preso la strada di casa in lacrime (tifosi virtussini che lasciano l’impianto nell’ultimo minuto...) e di aver visto poi con stupore, in Piazza Maggiore, sciarpe e vessilli bianconeri al vento.

Già, perché la storia, in quel 31 maggio, sembra già scritta, con la Fortitudo che vuole appuntarsi al petto quel pezzetto di stoffa tricolore. Aquila però ribaltata da un signore che viene dalla Serbia, occhi di ghiaccio, una caviglia dolorante, ma una feroce voglia di vincere.

Lo Zar, l’Ambasciatore, Nikita, semplicemente Predrag ’Sasha’ Danilovic. “C’è chi può e chi non può. Io può”, ripete spesso in quel 1998 un Danilovic che è appena tornato nella sua Bologna dopo alcune stagioni nella Nba.

Troppo lontano, però, e troppo diverso quel mondo a stelle e strisce per uno che ha scelto Bologna perché vuole giocare con Roberto Brunamonti. In quel 1998, Roberto Brunamonti è il vice presidente Virtus, Danilovic uno dei giocatori più forti di tutti i tempi. Venticinque anni dal tiro da quattro (prima non esisteva...): l’epopea di Sasha Danilovic e di un derby che continua a infiammare Basket City.

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