Virtus, è un Belinelli da mille e una notte. Dal "può dare una mano" allo show di Vitoria

Dopo le difficoltà con Scariolo, Marco sta vivendo una seconda giovinezza e trascinando la squadra da leader. Stasera c’è Venezia

di MASSIMO SELLERI -
16 dicembre 2023
Virtus, è un Belinelli da mille e una notte. Dal "può dare una mano" allo show di Vitoria

Virtus, è un Belinelli da mille e una notte. Dal "può dare una mano" allo show di Vitoria

Con il copioso bottino realizzato giovedì sera a Vitoria, Marco Belinelli ha superato la soglia dei mille punti realizzati in Eurolega. La seconda giovinezza di questo giocatore è uno dei motivi per cui la Virtus sta disputando una stagione straordinaria.

Tanto per continuare a restare nel campo dei numeri, nelle prime 14 partite di questa fase regolare il capitano della squadra bianconera ha già infilato 210 punti con una media di 15 punti a incontro. Sui social network molti tifosi hanno messo a confronto l’infelice dichiarazione di Sergio Scariolo dello scorso inverno – "Marco può dare una mano" – con le frasi rilasciate da Luca Banchi a Vitoria – "Grazie alla sua leadership tutto diventa più facile" – sottolineando come questo cambio di prospettiva abbia consentito al Beli di essere un punto di riferimento anche per giocatori di grande esperienza e di grande talento come Toko Shengelia e Daniel Hackett.

Questo è il vero segreto di una squadra che ha già vinto 10 gare in Eurolega e che viaggia spedita verso il suo principale obiettivo stagionale che è quello di partecipare ai playoff europei. Ci sono quattro giocatori che vista la loro carriera non possono che essere etichettati come vincenti e che per questo si incastrano tra di loro. Di Belinelli e del raggiungimento dei suoi mille punti si è già detto, di Shengelia e di Hackett si scrive da un anno e mezzo perché obiettivamente con il suo arrivo questa coppia ha portato una mentalità nuova all’interno dello spogliatoio bianconero, mentre Bryant Duston si sta rivelando una vera sorpresa. L’influenza che in queste ore sta attanagliando la V nera è partita proprio dal centro statunitense che, però, contro il Baskonia è andato regolarmente in campo senza fare una piega. Generalmente gli atleti americani hanno un atteggiamento molto conservativo del loro corpo, ma vista l’assenza di Jordan Mickey questo omone che a marzo compirà 38 anni ha deciso di non lasciare soli i suoi compagni rivelandosi poi determinante nel finale. Il tema è che questo quartetto non ha solo del talento, ma è entrato anche in una forte simbiosi con Banchi e con i suoi collaboratori.

Nella passata stagione sembrava esserci una certa distanza tra la panchina e la squadra, mentre quest’anno si ha l’impressione che queste due realtà siano l’una l’espressione dell’altra e che parlino lo stesso linguaggio. Il risultato è che anche giocatori come Abi Abass e Iffe Lundberg che per ragioni diverse dovevano ritrovare la fiducia, si sono scrollati dalla schiena le varie scimmie, e adesso sono diventati una risorsa sulla quale poter fare affidamento. Il coach grossetano continua a chiedere a tutti di tenere i piedi per terra per non una cadere nella trappola della facile euforia, ma il vero motivo per cui i tifosi sono soddisfatti è che vedendo giocare questa squadra uno può farsi una idea di cosa significhi essere attaccati alla maglia. Un concetto spesso sbandierato e che si perde alle prime difficoltà. Questa Virtus, invece, fa esattamente il contrario: più si alza l’asticella e più sembra compatta e convinta nell’onorare la divisa che indossa.

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