Alcione, cocktail vincente: "Ambizione ed equilibrio"
Tris di vittorie consecutive e zona playoff per la matricola neopromossa in C. Il tecnico Cusatis: "Innesti giusti e uno zoccolo duro che sente l’appartenenza".
Dopo tre vittorie consecutive, di solito, si comincia a sognare. Il calcio è risultatista, nella maggior parte delle latitudini. Gli umori balzano da estremo a estremo e tra gli esercizi richiesti c’è la capacità di non traballare sul filo dell’equilibrio, pena rumorosi e dolorosi tonfi. Capacità che, bontà loro, hanno sviluppato nel tempo all’Alcione, la neopromossa in C che nel girone A sta mettendo assieme risultati superiori a molte blasonate concorrenti: sesta, in zona playoff, a 13 punti in otto gare.
Alle spalle, una proprietà formata dal duo presidenziale Giulio Gallazzi-Marcello Montini, già di per sé un perfetto emblema di equilibrio caratteriale. Il primo un entusiasta vulcanico (nell’accezione positiva), il secondo con una più riflessiva postura, ma che interrogato tempo fa sul futuro ammise di aver sognato "un Alcione-Inter all’Arena". Entrambi con il comune obiettivo di arrivare più in alto possibile. "L’ambizione si percepisce dagli investimenti che fanno, in primis sulle strutture, cosa che non è così frequente in questo mondo", dice Giovanni Cusatis, allenatore degli orange, da quattro anni a stretto contatto coi dirigenti e confermato per raggiunti meriti sul campo (la promozione in C). Tutto l’Alcione è una macchina che funziona perché ci si conosce. Non solo tecnico e presidenti, in mezzo c’è un direttore sportivo (Matteo Mavilla) che aveva già lavorato con Cusatis a Legnano e mettendo insieme l’avventura in arancione è al quinto anno fianco a fianco con lo stesso mister. "Avere un ds che sa di cosa hai bisogno è una fortuna - continua l’allenatore - Dalla D alla C abbiamo tenuto dodici giocatori accogliendone altri funzionali alla nostra idea. Gente come Palombi o Marconi ha capito subito la realtà in cui è arrivata e ha trovato uno zoccolo duro con un forte senso di appartenenza, che non si costruisce in un giorno. Sempre sul mercato abbiamo preso Dimarco (Christian, fratello di Federico, ndr) perché ci serviva qualcuno con quelle caratteristiche. Siamo un gruppo giovane e io coi giovani ho sempre lavorato sapendo che possono sbagliare e consentendo loro di farlo, provando a fargli capire che anche contro le “corazzate“ si puòfare la propria gara".
È lo specchio delle prime otto giornate, stilate da un computer che non è stato benevolo con l’Alcione, infilando Renate, Padova e Vicenza uno dietro l’altra. Perse tutte e tre, ma col minimo scarto. "In quel momento è subentrato lo stesso equilibrio che manteniamo ora dopo averne vinte tre di fila - dice il ds Matteo Mavilla - È una qualità che ci ha contraddistinto in questi anni. Chiaro che in aggiunta servono giocatori e competenze. La società nasce come un settore giovanile e la filosofia resta. In più abbiamo aggiunto giocatori che avevano forti motivazioni perché volevano dimostrare di valere questa categoria, da esordienti o perché l’avevano provata prima con meno fortuna".
Le somme per capire quale può essere il reale traguardo si tireranno più avanti. "Siamo ambiziosi, senza per questo esaltarci - aggiunge il ds - A fine girone cominceremo a vedere dove siamo. Se poi andremo oltre l’obiettivo di consolidare la categoria meglio ancora. In questi anni siamo spesso andati più veloci dei programmi che avevamo, ma guardiamo ancora di gara in gara".
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