Ascoli: il cuore bianconero di Lavecchia: "Qui la migliore annata della mia carriera"
L’esterno: "Ho grandissimi ricordi di Bologna e Messina, ma è stata nel Piceno la svolta. Mi ha permesso di vestire la maglia dell’under 21"
Imprendibile, fulmineo, inesauribile e soprattutto letale nel dribbling. Nome in codice: Luigi Lavecchia. L’ex bianconero, indubbiamente uno dei migliori esterni avuti dall’Ascoli in B sulla corsia di destra, a distanza di vari anni è tornato a ricordare quell’esperienza sotto le cento torri che gli consentì di esplodere nel panorama calcistico nazionale e coronare il sogno di vestire l’azzurro con la maglia della nazionale under 21.
Cosa ricorda di Ascoli?
"Ho grandissimi ricordi di Bologna e Messina, ma è stata indubbiamente Ascoli la mia migliore annata in carriera. Conservo ancora nel cuore quella splendida stagione. Ero giovanissimo e mi capitò la possibilità di fare la mia prima vera esperienza in B. Due anni prima ero stato a Crotone, ma non giocai mai. Arrivato lì invece Pillon mi diede grande libertà e riuscii ad esprimermi al massimo delle mie potenzialità".
Come arrivò in bianconero?
"C’erano ottimi rapporti tra l’allora presidente Benigni e la Juve. Arrivai con grande piacere perché sapevo che era un grande piazza. A seguire ho disputato e vinto campionati importanti con Bologna e Messina che mi hanno permesso di approdare in serie A, ma Ascoli resta sempre Ascoli".
In quella stagione arrivò anche qualche convocazione in azzurro...
"Mi sento di dire grazie ad Ascoli per questo. Mi ha permesso di raggiungere il sogno di vestire la maglia della nazionale under 21. Il popolo bianconero mi ha sempre dato tantissimo. In occasione della partita Italia-Inghilterra (2-2) alcuni tifosi fecero un bel tragitto per seguirmi a Massa Carrara e mi dedicarono lo striscione ‘500 km per vedere Gigi Lavecchia’. In campo non me ne resi conto poi degli amici mi girarono la foto. Impossibile da dimenticare".
Il suo rapporto con la città?
"Ascoli è una piazza importante. Purtroppo con Mazzone se ne va il calcio di una volta. Piazza del Popolo è stupenda. Abitavo a Villa Pigna e i proprietari dell’appartamento dove vivevo in affitto si preoccupavano per me come un figlio, se avevo bisogno di qualcosa non mi facevano mancare mai nulla. Lo stesso i vicini che hanno sempre mostrato un affetto sincero. La gente ascolana ha davvero un cuore grande".
La salvezza col Picchio arrivò senza intoppi...
"Il traguardo lo raggiungemmo senza difficoltà. In casa non ce n’era per nessuno, mettevamo sotto tutti. Vincemmo tante partite grazie ad uno stadio quasi sempre pieno, nonostante fossimo in serie B. La curva sud era un qualcosa di incredibile. Tre gare mi sono rimaste maggiormente impresse: lo 0-0 in casa col Verona, il 2-0 con la Ternana e il 3-0 al Cosenza. La vita fu dura anche per le grandi come Samp, Cagliari, Napoli, Genoa. In casa a fine campionato perdemmo col Palermo, ma eravamo praticamente salvi".
Si sente ancora con qualcuno dei suoi ex compagni?
"Sono rimasto in contatto cono Aronica, ho rivisto Fontana quando lui allenava l’Imolese e io ero il secondo all’Olbia, poi Montesanto, Bonetto. Mi capita risentire anche gli altri. La squadra era forte. C’erano Brienza, Sasà Bruno. Lo stesso Fontana ti metteva sempre la palla col contagiri, tagliata bene, potente, e non dovevo far altro che puntare l’uomo e metterla in mezzo dove i nostri attaccanti non sbagliavano un colpo. Ero un ottimo scattista".
Cosa pensa della squadra attuale?
"Sinceramente ho avuto un po’ di paura all’inizio. Ho seguito la gara persa 3-1 a Verona in Coppa Italia e tutte le altre. Il 3-0 di Cosenza e la sconfitta di Modena mi hanno fatto preoccupare. Oggi invece ho visto che si sono ripresi bene. L’altra sera con la Ternana anche grazie a Viviano, che era mio compagno a Bologna, sono riusciti a centrare una vittoria importante. Sono stati tre punti fondamentali come il pane. È stata una partita entusiasmante, ci si è divertiti molto. In campo ho viste delle qualità un po’ in tutti i reparti".
Massimiliano Mariotti
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