Silvio Berlusconi è morto, dal Grande Milan al Monza: tutti i successi del presidente che ha cambiato il calcio

Nessun proprietario italiano ha vinto tanto come lui: cinque Champions League. Nella primavera del 1986 l’acquisto del club rossonero e la missione di “vincere regalando spettacolo”. Da Van Basten a Shevchenko: ecco i suoi campioni. La promozione in A dei brianzoli l’ultimo successo

di LEONILDO TURRINI -
12 giugno 2023
Silvio Berlusconi con i trofei vinti da presidente del Milan (Archivio)

Silvio Berlusconi con i trofei vinti da presidente del Milan (Archivio)

Milano, 12 giugno 2023 – Silvio Berlusconi è morto oggi, lunedì 12 giugno 2023, all’ospedale San Raffaele di Milano. Se l’uomo politico ha per decenni diviso l’Italia in due tribù, beh, su una cosa ha invece raccolto una ammirazione diffusa, se non unanime: nessun proprietario italiano di una squadra di calcio ha vinto tante Coppe dei Campioni come lui. Non lo juventino Gianni Agnelli, non l’interista Massimo Moratti. In trent’anni di Milan o giù di lì, il Cavaliere ha alzato il trofeo con le orecchie cinque volte. Nel 1989, nel 1990, nel 1994, nel 2003 e ancora nel 2007. Un record.

Tutto era cominciato in un giorno di primavera del 1986. Anni ruggenti per Canale 5, già era nato il mito di Sua Emittenza e nessuno immaginava Silvio a Palazzo Chigi. Lui magari sì, ma qui si sta parlando d’altro. Si è detto (ed è corretto) che l’operazione Milan si legava anche a una logica squisitamente aziendale: per un impero televisivo, il pallone è una gallina dalle uova d’oro. Ma c’entrava (e tanto) anche la passione. Curiosamente, Sandro Mazzola, idolo della Milano nerazzurra, ha sempre raccontato che Berlusconi era interista. Il diretto interessato ovviamente ha negato. Infatti si comprò il Diavolo rossonero, salvando il club dal crack.

Silvio Berlusconi e il Milan: un amore lungo trent'anni

L’inizio fu fragoroso, in stile con il personaggio: “Voglio vincere ma dando spettacolo”. Ora, poche balle: almeno questa promessa il Cav l’ha mantenuta. Aveva i soldi per acquistare gli assi della pedata e li spese. Ma scelse un allenatore che mai aveva lavorato in serie A: Arrigo Sacchi, un tipo vagamente maniacale, però portatore di un concetto semplice semplice. In sintesi: si vince attaccando, in casa e fuori. E tanti saluti a decenni di catenaccio. Fu una rivoluzione. Anche chi milanista non è lo ammetterà: la filosofia berlusconiana ha cambiato per sempre il calcio nostrano. Certo, c’erano i campioni: Maldini, Baresi, Donadoni e poi gli olandesi Gullit, Van Basten, Rjikaard. E dopo ancora Savicevic e Weah, Shevchenko e Kaka, Pirlo e Seedorf, Ibra e Thiago Silva. Ma c’era, soprattutto, l’idea. Di Silvio. Che era così coinvolto nel progetto da esporsi perfino sulla dieta dei giocatori, mentre spiegava ai suoi assi lautamente stipendiati, che non amavano i metodi del mister, dell’Arrigo romagnolo, ecco, sì, che lui tra loro e il tecnico avrebbe scelto il tecnico. A buon intenditor poche parole!

Funzionò, come furono ripagate da altri successi le scelte per la panchina di Fabio Capello e Carlo Ancelotti. Anche qui, ci sta di dirlo: i ministri magari Berlusconi li sbagliava, gli allenatori no. Libero poi ognuno di trarre le conseguenze che vuole. Vinta l’ultima Champions nel 2007 e l’ultimo scudetto nel 2011, Silvio il presidente era stato inesorabilmente sorpassato a destra dalla globalizzazione. Sul palcoscenico del calcio planetario erano arrivati tizi decisamente più ricchi di lui: gli sceicchi del Qatar e di Abu Dhabi, gli oligarchi di Putin. Restare al top significava accettare spese fuori controllo, persino per il leader di Forza Italia. Fu la fine di una storia presumibilmente irripetibile, ma con una coda romantica, degna di un romanzo d’appendice. Ormai ottuagenario, Silvio Berlusconi ha fatto felice Adriano Galliani, il fedele braccio destro negli anni d’oro del Diavolo. Galliani veniva dal Monza e l’ex capo del governo proprio il Monza ha comprato, naturalmente portandolo in fretta dalla serie C alla serie A. E in Brianza il Presidente ha segnato il suo ultimo gol.

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