Bologna, c’è ancora Luz. Il Benfica non sfonda. Ultima chiamata Europa
Il gruppo di Italiano conquista un punto con coraggio nel tempio portoghese. L’aritmetica non condanna i rossoblù, ma adesso serve una doppia impresa.
dall’inviato
Gianmarco Marchini
Un punto storico, ma che difficilmente riscriverà la storia di una Champions che non ha mai riservato un posto in prima fila al Bologna. Resta un ultimo posto buono sul treno per i playoff, ma adesso è lontano 6 punti e, a due giornate dal termine, i rossoblù possono giusto aggrapparsi alla fredda logica dei numeri. Che sarebbe stato duro questo viaggio s’era capito dopo il pari all’esordio con lo Shakhtar. Il pari di Lisbona premia l’orgoglio dei ragazzi a cui Italiano aveva chiesto un regalo per i suoi 47 anni (così come lo stesso Gianni Morandi, in tribuna per i suoi 80).
C’era poco da illudersi, già avvicinandosi al tempio delle aquile. Una scritta fuori a mettere subito le cose in chiaro: “Bem-vindo ao inferno Da Luz”. Dentro il benvenuto è ancora più caldo e l’inferno ancora più terribile perché Italiano decide di sfidare le fiamme del Benfica con appena quattro titolari. Lucumi, Freuler, Pobega, Odgaard, ma soprattutto Ndoye e Castro: tutti risparmiati. Perché tra l’Europa dei sogni (quasi svaniti) e l’Europa del futuro, il tecnico dà la priorità alla partitissima di domenica contro la Fiorentina. Neanche due minuti e il braccino corto rischia di costare subito caro: Beukema perde un pallone sciagurato sulla trequarti, Di Maria lo recapita a Pavlidis che con uno scavetto fa gol. Il Var annulla per fuorigioco. Il gavettone a freddo sveglia il Bologna che, metro dopo metro, conquista il campo, trascinato dalla forza di capitan Ferguson. Potrebbe addirittura passare in vantaggio se Dallinga non facesse il Dallinga: al 10’ viene servito da Urbanski (bella prova) a tu per tu contro Turbin, ma l’olandese si sbriciola sui guantoni del portiere ucraino.
E’ una delle sliding doors di una partita che il Bologna gioca con grande coraggio e applicazione, confermando che il dominio di sabato scorso a casa Juve non era stato casuale. I rossoblù controllano (al 30’ il possesso palla era a favore per il 65%) e orchestrano bene, ma di segnare non se ne parla. Come a Liverpool, come a Birmingham, come in tutta la storia di questa Champions, del resto. E se in Europa non segni quando puoi, ti apparecchi la beffa. Soprattutto se dall’altra parte il Benfica si rianima nelle folate di Di Maria a sinistra e di Carreras a destra, letteralmente lame nel burro. Da spot per la prossima edizione, l’azione al 43’, con il terzino spagnolo che scappa a Posch e scodella per la volèe dell’argentino, su cui Skorupski si supera. Pesantissimi i guantoni del polacco nell’economia di questo pareggio. Italiano mette dentro l’artigliera pesante: Ndoye, Freuler, Pobega e Lucumi, ma non basta. E più di così, francamente era difficile sperare.
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