Bologna e il paradosso della Champions. Adesso serve la svolta in campionato

Una sola vittoria fino a questo momento in undici gare e un’Europa che toglie invece di dare. La ‘solitudine’ di Italiano .

di GIANMARCO MARCHINI
24 ottobre 2024
Bologna e il paradosso della Champions. Adesso serve la svolta in campionato

L’uscita a testa bassa dal Villa Park di Birmingham: il Bologna ha l’assoluta necessità di cambiare registro (Schicchi)

dall’inviato

In Victoria Square, nel salotto di Birmingham, i preparativi per Natale sono a uno stato avanzato: un albero gigante è già vestito a festa, aspetta solo di essere acceso. Più in là, gli operai lavorano fitto per ultimare i box che ospiteranno i mercatini.

A Bologna, invece, il clima è tutt’altro che natalizio: al massimo, c’è chi fa dell’ironia su Vincenzo Italiano e le sue possibilità di mangiare il famigerato panettone. La sconfitta con l’Aston Villa ha intossicato un ambiente già abbastanza provato nell’umore, da un avvio di stagione con una sola vittoria in undici partite.

Certo, non è ad Anfield e al Villa Park che i rossoblù erano chiamati a vincere. Ma se a Liverpool era arrivata una grande risposta in termini di personalità, identità e spirito di squadra, a Birmingham il Bologna è parso più fragile, soprattutto nella testa.

Mentre l’uno a zero fulmineo con i Reds non aveva affossato i rossoblù (vivissimi fino al 2-0 di Salah), martedì sera l’impalcatura davanti a Skorupski è crollata dopo il vantaggio di McGinn, con tutte le crepe del pareggio di Genova che sono venute fuori all’istante. Ora sono tutt’altro che da cestinare i primi cinquantacinque minuti, giocati da squadra, soffrendo come è giusto che sia in casa dei Villans, ma riuscendo ad attutire l’onda d’urto, con la coppia Beukema-Lucumi, e ripartendo pericolosi nelle fiammate di Ndoye, l’unico davvero da Champions nella batteria offensiva.

E qui arriviamo al Problema: il Bologna non segna. E se non segni, in certe notti il gol lo prendi. Ora il punto è stabilire la riga delle responsabilità: quanto è colpa di Italiano? Ha accettato con coraggio una squadra meno forte, ma con aspettative più alte, perché drogate dalla Champions. È diventato suo malgrado ostaggio di un curioso paradosso, di un anno zero che poi tanto zero non è, tanto per tornare alle pressioni. Giusto applaudire con riconoscenza Saputo, così come sottolineare come da Calafiori a Beukema, i dirigenti abbiamo costruito un capolavoro. Ma non può essere solo l’allenatore sotto accusa.

Quanto è colpa di Italiano se Dallinga si divora quei due palloni? Sull’olandesino a Casteldebole non sono ancora in modalità Karlsson: sono convinti che debba solo sbloccarsi, abituato a un calcio dove gli era chiesto solo di finalizzare, senza incombenze tattiche.

Il caso Dallinga conferma come la Champions sia diventata da onore a onere, preferendo risparmiare Castro per il campionato. Sabato arriva il Milan, martedì il Cagliari, poi il Lecce. Un trittico cruciale per dare una sterzata alla stagione. Non è ancora tempo di processi. Purché non si esageri con l’attesa.

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