Bologna, è un punto esclamativo. Resiste nelle fiamme del Da Luz. I rossoblù creano, Dallinga spreca. E il sogno Champions scivola via
Italiano fa tanto turnover in ottica Fiorentina: finisce 0-0, super Skorupski. A due punti, speranze ai minimi
dall’inviato
Aveva chiesto ai suoi ragazzi un regalo di compleanno. Ecco, il pari con il Benfica non sarà uno di quei pacchi scintillanti, con il fiocco grande, ma dentro Vincenzo Italiano ci ritrova tante certezze. Lisbona conferma che la prestazione gigantesca di Torino non è stata un caso e che questo Bologna è una squadra vera, forgiata nello spirito guerriero del suo allenatore e capace di non sfigurare su palcoscenici così nobili. E’ un punto storico, quello del Da Luz, ma che difficilmente riscriverà la storia di una Champions che non ha mai riservato un posto in prima fila al Bologna. Semmai resta ancora un ultimo posto sul treno per i playoff, ma adesso dista 6 lunghezze (Dinamo Zagabrai, Psv e City a 8) e a due giornate dal termine, i rossoblù, con due punticini tra le mani, possono giusto sperare nelle congiunzioni astrali. Che sarebbe stato duro questo viaggio s’era capito dopo il pari all’esordio con lo Shakhtar, unico snodo umano in un percorso tra i marziani (vedi il Liverpool capolista a punteggio pieno).
Il pari di Lisbona premia l’orgoglio e il lavoro dei rossoblù che di questa Champions possono fare un trampolino per decollare in campionato. C’era poco da illudersi ieri sera, già avvicinandosi al tempio delle aquile. Una scritta fuori a mettere subito le cose in chiaro: “Bem-vindo ao inferno Da Luz”. Dentro il benvenuto è ancora più caldo e l’inferno ancora più terribile perché Italiano decide di sfidare le fiamme del Benfica senza Lucumi, Freuler, Pobega, Odgaard, ma soprattutto senza Ndoye e Castro: tutti risparmiati. Perché tra l’Europa dei sogni (quasi svaniti) e l’Europa del futuro (da non fallire), il tecnico si fa i conti in tasca e dà la priorità alla partitissima di domenica contro la Fiorentina. Neanche due minuti e il braccino corto rischia di costare subito caro: Beukema perde un pallone sciagurato sulla trequarti, Di Maria lo recapita a Pavlidis che con uno scavetto fa gol, ma il Var annulla per fuorigioco. Il gavettone a freddo sveglia il Bologna che, metro dopo metro, conquista il campo, trascinato dalla forza di capitan Ferguson (quant’è mancato lo si capisce in notti come queste). E i rossoblù potrebbero addirittura passare in vantaggio se Dallinga non facesse il Dallinga: al 10’ viene servito da Urbanski (grande prova la sua) a tu per tu contro Turbin, ma l’olandese si sbriciola sui guantoni del portiere ucraino in uscita.
E’ una delle sliding doors di una partita che il Bologna gioca con grande coraggio e applicazione, confermando che il dominio di sabato scorso a casa Juventus affonda le radici in un percorso lungo e solido. Il Da Luz ribolle, ma i rossoblù controllano (al 30’ il possesso palla era a favore per il 65%) e orchestrano bene, ma di segnare non se ne parla. Come a Liverpool, come a Birmingham, come in tutta la storia di questa Champions, del resto. E se in Europa non segni quando puoi, ti apparecchi la beffa. Soprattutto se dall’altra parte il Benfica si rianima nelle folate di Di Maria a sinistra e di Carreras a destra, letteralmente lame nel burro. Da spot per la prossima edizione, l’azione al 43’, con il terzino spagnolo che scappa a Posch e scodella per la volèe dell’argentino, su cui Skorupski si supera. Pesantissimi i guantoni del polacco nell’economia di questo pareggio, come il muro umano di Beukema su Pavlidis.
A differenza di Anfield e del Villa Park, Italiano non aspetta di subire il gol e al 73’ mette dentro l’artigliera pesante: Ndoye, Freuler, Pobega e Lucumi. Eppur non si muove. Finisce così. E più di così, francamente era difficile sperare.
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