Bologna, fa troppo male. Non basta il coraggio. La beffa arriva nel finale
Champions, la squadra di Italiano tiene testa ad un Monaco fisicamente più forte, sfiora il vantaggio con Fabbian e si arrende soltanto al colpo di Kehrer all’86’.
Nella Champions dell’orgoglio, il Bologna avrebbe tutte le carte in regola per passare il turno. In mezzo ai giganti del Monaco, ancora una volta la squadra di Vincenzo Italiano perde, ma ancora una volta non sfigura. Esce a testa alta. Come con Liverpool e Aston Villa, i rossoblù si dimostrano all’altezza di una situazione più grande della dimensione reale a cui Castro e compagni possono ambire. Eppure restano aggrappati alla partita fin quasi alla fine della clessidra, andando nel secondo tempo più vicini a vincerla che a perderla la gara. Conferma tutt’altro che scontata, quando nel mare aperto della Champions vai a misurarti contro pesci molto più grossi di te. E il Monaco fa parte di questa specie. Fisicità pazzesca, per i biancorossi: una differenza di stazza e di tecnica per lunghi tratti abbagliante. Una superiorità generale che rischierebbe di trasformare la partita del Dall’Ara nel remake calcistico di ‘Spaje Jam’, se non fosse che gli umani rossoblù riescono a contenere con il cuore e la testa gli extraterrestri francesi quasi fino alla fine. Si arrendono a quattro minuti dal gong, i rossoblù, puniti sugli sviluppi di un corner da una beffarda zampata sotto porta di Kehrer, giovanissimo capitano di una squadra imbottita di muscoli e talento. Peccato, davvero, perché la partita era stata preparata bene, con Italiano che, dopo la doppia vittoria in campionato puntava ancora sul 4-2-3-1, ritoccato solo in alcuni intrepreti: fuori gli stanchissimi Orsolini e Odgaard, per Iling-Junior e Fabbian, con quest’ultimo migliore in campo per verve e applicazione. Categoria: il ragazzo si farà anche se ha le spalle strette.
Peccato soprattutto perché il Bologna nella ripresa era stato capace di avere il controllo della partita, dopo un primo tempo di trincea vera, con il Monaco che sbucava da ogni dove, ispirato dalla classe cristallina di Akliouche e Ben Seghir, sempre pronti ad armare Embolo. Il gigante svizzero firma la prima grandissima occasione del match, quando al 15’ con una veronica irride il raddoppio di Beukema e Lucumi: ma il suo tiro viene deviato da un miracoloso Skorupski sul palo. Lo stesso portiere polacco pochi minuti dopo si fa segnare in testa da Singo, ma l’ex Toro si aiuta con un braccio e l’arbitro Aghayev annulla dopo invito del Var al monitor. Passata la paura, il Bologna comincia a carburare con le idee e troverebbe pure il primo, agognatissimo gol: ma il destro di Castro è vanificato dal fuorigioco di Ndoye. La rete non arriva, così come la prima vittoria. Il Bologna resta fermo a 1 punto, come un puntino lontano diventano i playoff. Pensieri che i rossoblù ora non devono nemmeno fare. Piedi di nuovo sulla terra e testa alla gara di domenica in casa della Roma.
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