Bologna, orgoglio di rigore. Domina a San Siro, poi va sotto. Al 92’ Orso firma un pari d’oro
Il Milan sbaglia due penalty, uno per tempo, prima con Giroud murato da Skorupski, poi con Hernandez. I rossoblù comandano le operazioni con personalità. Ai rossoneri non basta la doppietta di Loftus-Cheeck. .
dall’inviato
Gianmarco Marchini
Non è importante dove arriverà alla fine questo Bologna. Non è una questione di classifica, ma di prospettiva. Quello che conta è la scalata fatta da questa squadra che fino a due anni fa si nascondeva nel limbo di metà classifica e ora guarda dritto negli occhi tutti, senza complessi di inferiorità. Il pareggio d’orgoglio, di rabbia, ma soprattutto di calcio che i rossoblù strappano a San Siro è un certificato di qualità - un altro - su un percorso virtuoso, costruito in coppia dalla società e da Thiago Motta.
Un salto in alto nelle ambizioni, un’arrampicata sulle gerarchie. Il Bologna che domina a San Siro, giocando a viso aperto e alla pari. L’aveva già fatto due volte contro l’Inter, imponendole il pari a ottobre ed eliminandola a dicembre in Coppa Italia. La storia si è ripetuta ieri nel salotto del Milan, a confermare la personalità e la maturità di un gruppo forgiato nel culto del lavoro e delle idee del suo allenatore.
Domanda: quanti allenatori in serie A contro il Milan avrebbero tenuto fuori Orsolini, l’unico esterno in forma? Risposta: uno solo, Thiago. Ma siamo alle solite: quando quella di Motta sembra una scelta assurda, quasi scellerata, ecco che quella scelta si rivela sempre giusta. A San Siro, apparecchia il Bologna con un 4-1-4-1, che vede Fabbian esterno destro per aiutare De Silvestri nel contenere l’incontenibile fascia sinistra rossonera. L’insolita coppia inibisce l’asse Theo-Leao, togliendo molto ossigeno alla creatività del Milan. La direzione artistica della serata diventa esclusiva di Joshua Zirkzee, autentico dominatore della scena, ancora una volta capace di lasciare a bocca aperta il pubblico della Scala del calcio, che pure qualche campione l’ha visto passare. Come contro l’Inter, quando in campionato segnò un gol capolavoro e in Coppa disegnò due assist sublimi, anche con i rossoneri, il gioiello olandese brilla. Segna e insegna, confermando ancora una volta l’unicità del suo talento. Tra le tante squadre interessate a lui, proprio il Milan sembra la più attiva. Ma questa sarà materia per il futuro. Ora il Bologna deve pensare a godersi questo embrione di fenomeno, a farlo crescere insieme a una squadra che a San Siro dimostra ancora una volta tutto il suo spessore, nella capacità di restare dentro la partita anche quando al 38’ un rigore assurdo viene fischiato da Massa (Kjaer va a colpire di testa quasi rasoterra, mentre Ferguson sta calciando il pallone) e Thiago viene cacciato per proteste.
Ma l’impronta che Motta ha saputo dare a questa squadra è talmente profonda da poter sopperire anche alla sua presenza a bordo campo. Il Bologna non si snatura mai, nemmeno quando subisce in chiusura di primo tempo il pari di Loftus-Cheeck, né quando l’inglese completa la rimonta all’83’. No, il Bologna non si scompone nemmeno lì, come non s’era scomposto dopo lo spavento di due rigori subiti (il primo parato da Skorupski, il secondo calciato sul palo da Theo). Resta in gara come aveva fatto con l’Inter dopo uno 0-2 in 20’ da ammazzare chiunque. E segna ancora Orso dal dischetto, stavolta al 90’, sfatando la sua maledizione col Diavolo. Certo, il Bologna non vince dal 23 dicembre. Certo, l’Europa rischia di allontanarsi un pochino. Ma conta la prospettiva: e da qualunque lo si guardi, questo è un gran bel Bologna.
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