Castro-Iling, colpi da Champions. Entrano e firmano il pari nel finale. Ma il Bologna di Como preoccupa
Bruttissimi i rossoblù per un’ora: autogol di Casale e rete di Cutrone, i padroni di casa sfiorano più volte il 3-0. L’ingresso dei due cambia la gara. Ma la prima vittoria è ancora rimandata. E mercoledì c’è il debutto in Europa.
Santo subito. Al debutto, al primo tiro, al novantesimo. Iling-Junior come un patrono. O come San Petronio, visto che l’inglesino è nato, guarda un po’, il 4 ottobre. E poi c’è l’altro San: Santiago Castro.
Impatto devastante, il loro a Como. Piombano nella festa del ‘Sinigaglia’ e salvano il Bologna, quando i loro compagni avevano già il cappotto addosso e Italiano il soffio dei rumors sul collo (Juric ieri in tribuna). Per fortuna quei due che non ci stanno: spengono la musica e si prendono la scena. Zampata da bomber di razza per l’argentino, sinistro a giro alla Del Piero per l’ex juventino. Categoria: saranno campioni. Intanto saranno Champions perché difficilmente mercoledì Vincenzo Italiano si priverà della vitalità che sprigionano questi due ragazzini. Soprattutto in questo Bologna in piena crisi d’identità, con la testa forse ancora al quinto posto di tre mesi fa, ma i piedi in fondo alla classifica. Tre pareggi e una sconfitta in quattro partite. Più che la forma, però, è la sostanza a preoccupare. Il Bologna è riapparso dalla sosta come l’avevamo lasciato, se non peggio: confuso, pasticcione, troppo accondiscendente con l’avversario. Per un’ora abbondante Orsolini e compagni restano sulla riva del lago a guardare il Como di Fabregas divertirsi e divertire un pubblico che aspettava la serie A da ventuno anni.
Si chiedono, invece, quanto dovranno aspettare i tifosi rossoblù per rivedere una squadra sicura e convincente. Di tempo, c’è ne poco. Mercoledì suona già la campanella della Champions: c’è lo Shakhtar alla porta. Arrivarci con una sconfitta sarebbe stato drammatico, per l’umore e per le certezze, che l’estate degli addii illustri ha picconato. Il primo tempo di ieri conferma che senza Calafiori e Zirkzee la manovra rossoblù è un tubo pieno di calcare. La palla non scorre, perché non c’è chi la sa portare avanti e chi, come Joshua, la distribuisce a destra e sinistra. Dall’altra parte, invece, c’è un Como alla spagnola: pressing alto e gioco a un tocco. Nico Paz e Strefezza affondano come lame nel burro della difesa rossoblù che, infatti, dopo cinque minuti capitola già. Cutrone scambia con Fadera e poi crossa forte, trovando l’autogol di Casale che peggio non poteva bagnare il debutto. La rete incassata è tutt’altro che casuale, così come il bis di Cutrone a inizio ripresa. Reti subite (già 7) che sono manifesto di un inizio di stagione complicatissimo, di uno smarrimento tecnico a cui Italiano sta cercando rimedio.
Doveva cambiare e l’ha fatto, dopo il brutto ko di Napoli e l’ancor più brutto pari con l’Empoli. Dentro Casale, appunto, Pobega, Odgaard e Dallinga. Ma di questi, il ’Sinigaglia’ restituisce promosso solo l’ex rossonero che almeno si sbatte e si batte, in un centrocampo dove Freuler e Aebischer stanno inevitabilmente pagando dazio al bell’Europeo con la Svizzera. Il resto è un preoccupante girare a vuoto, con meno lanci lunghi rispetto a Empoli, ma tanti passaggi a vuoto. Nel primo tempo, un sinistro a fil di palo di Orso e nient’altro. Odgaard ha poco dell’esterno: non il passo, non il dribbling. Così come Dallinga ha troppo poco del bomber costato 15 milioni. Ma gli va dato tempo, come va dato a Italiano, bravo nel correggere il tiro quando il Como sfiora più volte il 3-0. La risposta dei subentrati vale una maglia per mercoledì: ci sarà Lucumi, preziosissimo nell’alzare il baricentro nel forcing finale, così come ci sarà Castro. Fabbian e Iling-Junior forse non da subito. Ma il Bologna del futuro pare tracciato.
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