Gli intrecci del Dall’Ara. Italiano ex cuore Verona. Setti amico del Bologna: è la gara degli amarcord

Il tecnico da giocatore vanta 260 presenze con la maglia dell’Hellas .

di MASSIMO VITALI
29 dicembre 2024
Vincenzo Italiano, 47 anni compiuti da pochi giorni, dal mese di luglio è l’allenatore del Bologna dopo tre stagione sulla panchina Viola (Schicchi)

Vincenzo Italiano, 47 anni compiuti da pochi giorni, dal mese di luglio è l’allenatore del Bologna dopo tre stagione sulla panchina Viola (Schicchi)

Vincenzo Italiano che sfida il Verona e Maurizio Setti che prova a fare l’ultimo sgambetto al Bologna (ultimo perché quello di domani al Dall’Ara potrebbe essere l’atto finale dell’avventura da proprietario dell’Hellas) sono due specchi che si guardano, ma che soprattutto guardano al passato. Italiano e il Verona, quando Vincenzo era il metronomo di centrocampo dotato di un lancio illuminante di quaranta metri che apriva spazi laddove poteva intuirli solo lui, per dieci stagioni (9 piene più 2 mezze) sono stati quasi una cosa sola.

L’esordio in A il 2 febbraio 1997, con Gigi Cagni in panchina, nel nefasto pomeriggio del Dall’Ara in cui il Bologna di Ulivieri giocò al tirassegno stravincendo per 6-1, con gli occhi di oggi sembra quasi un segno del destino. Tanti sono i ricordi che si affastellano nella mente del siciliano di Ribera quando ripensa agli anni trascorsi in riva all’Adige, prima ininterrottamente dal 1996 al 2005 e poi, dopo la parentesi di sei mesi al Genoa, dal 2005 al 2007, antipasto del passaggio ai cugini del Chievo. In ordine più o meno cronologico: gli insegnamenti in panchina di Cesare Prandelli, il crociato rotto sul più bello, nel 1999, mentre l’Inter bussava alla porta, l’anno folle e disperato con Alberto Malesani (2001-2002: un girone d’andata a passo d’Europa e a maggio un’assurda retrocessione in B), la fascia da capitano al braccio portata con orgoglio e il divorzio definitivo con coda al veleno, quando nel 2007 Vincenzo fu sacrificato sull’altare dei bilanci e si vide quasi costretto a transitare sull’altra sponda di Verona ("il mio non fu un tradimento", ha sempre tenuto a precisare il tecnico). Il totale fa 260 presenze in maglia gialloblù, sesto calciatore di tutti i tempi nella storia dell’Hellas.

L’avventura di Maurizio Setti al Bologna è durata assai meno: breve, ma intensa sarebbe la definizione giusta. Arruolato da Giovanni Consorte nella cordata dei salvatori del club nel febbraio 2011, l’imprenditore di Carpi è stato per un anno il braccio destro, nonché il vice presidente, del numero uno Albano Guaraldi, salvo poi uscire di scena a giugno dopo inconciliabili dissidi sulla gestione dell’area sportiva, che per Setti aveva il volto di Salvatore Bagni.

Dal Bologna al Verona il salto è stato pressoché istantaneo e così nel giugno 2012 Setti è diventato il proprietario dell’Hellas, alla cui guida in dodici anni ha collezionato tre promozioni in B e due retrocessioni, camminando costantemente sul filo di un rigoroso, nonché obbligato, rispetto dei paletti di bilancio (anche a costo di ‘spolpare’ le squadre a gennaio: chiedere a Baroni la scorsa stagione) e dopo complesse acrobazie giudiziarie da cui è uscito sempre indenne.

L’ultima acrobazia, adesso, è la trattativa per la cessione del club a un fondo texano, operazione a cui manca però il ‘closing’ perché l’uomo che da sempre si nutre di calcio (avendo mostrato con i fatti di capirne) non disdegnerebbe di avere un ruolo anche nel Verona a stelle e strisce, di che tipo è precisamente l’oggetto di discussione.

Setti legittimamente in materia non apre bocca, mentre Italiano lo farà oggi a Casteldebole, nella consueta conferenza della vigilia.

Bilancio del tecnico rossoblù con l’Hellas da quando siede in panchina: 3 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte. Il Verona di Setti per il Bologna è sempre stato quel che si dice un avversario ostico se è vero che degli ultimi 5 incroci i rossoblù ne hanno vinto solo uno, il 2-0 dello scorso 23 febbraio al Dall’Ara. Domani chi vincerà la sfida col passato?

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