Domenica c’è l’Udinese. Bologna, identità cercasi. Ora Italiano va di fretta
L’esordio con i bianconeri carico di insidie, tra infortuni e arrivi in ritardo. Ma il tecnico nel frattempo ha iniziato la stagione alzando un trofeo. .
Gira una gag in queste ore sui social: tre anni alla Fiorentina perdendo tre finali su tre e dopo un mese al Bologna Italiano ha già alzato al cielo un trofeo.
Se dalle facezie passiamo alle analisi serie va da sé che battere ai rigori il Mallorca sia una piccola botta di ottimismo dopo i quattro gol incassati in un’ora dal Bochum nel triangolare di fine ritiro.
L’impressione, però, è che il Bologna che sabato ha conquistato il trofeo ‘Città di Palma’ sia una squadra ancora lontana da quella che ha in testa Vincenzo Italiano una volta che avrà recuperato tutti gli infortunati (discorso a parte per Ferguson, che non sarà pronto prima di ottobre) e dopo che gli ultimi arrivati avranno fatto qualche allenamento col gruppo.
Il problema è che il tempo stringe, da domenica si comincia a giocare per i tre punti e l’Udinese, che fu già un cliente scomodissimo per Thiago, al Dall’Ara promette di alzare un muro e ripartire negli spazi, scenario tattico che in teoria può mettere in ambasce un Bologna che sta cambiando il suo sistema di gioco e che nel frattempo deve dare una stretta ai bulloni della difesa.
Erlic è stato un rattoppo utile: con tutto l’affetto per Ilic il ragazzo non è ancora pronto per certi palcoscenici. Ma un ‘Centrale’ con la maiuscola adesso serve come il pane dopo l’addio di Calafiori: Sartori e Di Vaio lo sanno meglio di chiunque altro e se ancora non hanno chiuso l’operazione evidentemente è perché sono chiamati a rispettare i paletti finanziari indicati dalla proprietà.
Tornando al viaggio a Mallorca: difesa alta non sempre fa buon brodo, anzi porta pericoli, com’è successo in almeno tre circostanze con gli spagnoli.
Dice: cosa sono tre rischi difensivi in novanta minuti? Nulla, ma sempre più del solo vero tiro (pericoloso) in porta scoccato sabato dai rossoblù, non a caso a firma di un Castro che si conferma il vero dominatore del precampionato. Tonico, a tutto campo, feroce nei contrasti, rapace nei tagli e cattivo quanto serve in zona gol: prematuro e concettualmente errato sostenere che il Bologna abbia trovato il nuovo Zirkzee, non foss’altro per la vistosa differenza di caratteristiche tra i due, ma certo ha trovato un centravanti affidabile, che a diciannove anni gioca già col mestiere di un veterano.
Certo se Santiago fosse servito meglio e con più continuità ne vedremmo delle belle: e qui si apre un altro elemento di riflessione. Lo scorso anno c’erano Calafiori e Zirkzee, che derogando dalle interpretazioni tradizionali dei rispettivi ruoli si rivelarono dei formidabili registi aggiunti: il primo faceva partire l’azione quasi da centrocampista, il secondo smistava il traffico di tutta la fase offensiva.
Senza quei due, e senza un vero regista a centrocampo (alla Fiorentina Italiano aveva Arthur), le vie della creatività oggi sono un po’ ostruite. Per questo il club, oltre a tappare la falla del difensore centrale, sta pensando di aggiungere qualità in mezzo al campo.
Dopodiché problemi di assemblaggio li ha Conte a Napoli, figurarsi se non può averli Italiano con quasi mezza squadra assente. Tra un mese, verosimilmente, sarà tutto un altro Bologna, perché non c’è ragione di pensare che il club non intervenga sul mercato per colmare le lacune e a quel punto, con l’organico al completo, Italiano avrà finalmente la possibilità di fare un rodaggio vero e di trovare quell’identità sul piano del gioco che fin qui si è vista solo a sprazzi.. Solo che da qui a un mese si giocheranno le prime tre giornate di campionato. E anche nel calcio chi ben comincia è a metà dell’opera.
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