"E adesso buona partita". Il pilota si scopre rossoblù
In volo fino al Regno Unito: il terminal 2 si trasforma nella curva Bulgarelli. Matteo e i suoi amici: da Lizzano in auto per non perdere le coincidenze.
dall’inviato
Gianmarco Marchini
"Io stanotte non ho chiuso occhio, avrò dormito sì e no tre ore: l’emozione è troppa". Matteo aspetta il volo per Manchester come si aspetta un grande amore: consumando di sguardi l’orologio, maledicendo il tempo che scorre troppo lento. Siamo al gate 28 di Milano Malpensa. L’emozione di Matteo è quella di tutti gli altri tifosi del Bologna che partono da qui o da altri aeroporti. C’è chi ha fatto uno, due scali, chi è passato addirittura da Palma di Maiorca.
Tutti con un’unica destinazione: un sogno. Anzi, il sogno, perché per chi s’ammala di pallone, Anfield è un po’ il paradiso. Come il Bernabeu, la Bombonera o il Maracanà: luoghi talmente irraggiungibili che chissà se poi esistano davvero. E, invece, esistono, eccome. Anfield è là, bello piantato nel cuore di Liverpool, ad aspettare i tifosi rossoblù.
Dal giorno dei sorteggi di Montecarlo, quella cattedrale rossa scura occupa i pensieri dei bolognesi. Si è piazzata al centro, coprendo di polvere tutte le altre preoccupazioni: lavoro, studio, scadenze, cinni da portare di qua, cinni da portare di là. Sì, sì, facciamo poi tutto, ma prima troviamo un biglietto per la partita di Liverpool. Come tutti quelli che ci sono riusciti, Matteo e i suoi amici hanno addosso quell’aria da prescelti. Gli si legge negli occhi: io ad Anfield ci sarò. Sono venuti a Milano con due auto da Bologna: tecnicamente da Lizzano in Belvedere. Sveglia puntata alle 6 del mattino, nulla lasciato al caso. "Tu hai preso il treno? Sei fuori?! Fanno sempre ritardi, noi non potevamo mica rischiare". La prima trasferta fu nel 2019, a Brescia. "Chi l’avrebbe mai immaginato di arrivare a Liverpool", dice Lorenzo.
Qualche metro più in là, un angolo del terminal 2 diventa un piccolo pezzo di curva Bulgarelli. C’è un gruppo di ultras che canta cori sulla Champions: saranno una ventina, raccolti dietro lo striscione ‘Fate qualcosa’.
Lo speaker dell’aeroporto intanto chiama l’imbarco per Ibiza e gli ultras l’accompagnano intonando un ‘People from Ibiza’ d’ordinanza. Gli altri passeggeri li guardano tra il divertito e il perplesso, specie quelli stranieri. Vaglielo a spiegare che una partita così il Bologna e la sua gente l’aspettavano da sessant’anni.
Tra un’ apologia di Castro ("Vedrai che domani, gioca, vecchio: Santi c’ha troppa garra oh"), una critica a Posch ("Se va piano così, quelli del Liverpool gli passano sopra") e l’immancabile dilemma su Karlsson (essere o non essere così tristo), si fa l’ora dell’imbarco. Il gate 28 apre, l’aereo si gonfia di sogni e speranze. Persino il comandante Ian s’accoda al clima da Anfield. "Benvenuti a tutti i passeggeri e a tutti i tifosi". E dopo aver dato una panoramica sul volo, chiude: "Buon viaggio e buona partita per domani".
Il pellegrinaggio dei fedeli rossoblù prevede un’ultima prova: dall’aeroporto di Manchester alla stazione di Liverpool Lime Street. Un’ora e quindici minuti di treno. L’impressione è che se ce ne fosse bisogno, se la farebbero pure a piedi.
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