È un Bologna da Paradiso. Solo la squadra del 1964 correva più dei Thiago-boys
Per ritrovare un ruolino di marcia migliore bisogna risalire all’anno dello scudetto . Il gruppo di Bernardini, con tre punti alla vittoria, ne avrebbe 38 contro i 31 attuali. .
Percorrere a ritroso i sacri corridoi della Storia rossoblù è sempre un viaggio pieno di insidie, perché si rischiano accostamenti arditi.
Ma poi ci sono i numeri a spazzare il campo da ogni possibile dubbio. Numeri alla mano negli ultimi sessant’anni solo il Bologna del settimo scudetto dopo le prime 17 giornate di campionato ha viaggiato più veloce del Bologna edizione 2023-24 di Motta.
Undici vittorie, 5 pareggi e una sola sconfitta fu il ruolino di marcia del Bologna di Fulvio Bernardini nelle prime 17 partite della stagione di gloria 1963-64. Oggi Thiago si è fermato (per modo di dire) a 8 vittorie, 7 pareggi e 2 sconfitte.
Con una licenza statistica utile a cogliere il senso dell’impresa, ovvero assegnando 3 punti alla vittoria anche in quei campionati di A (a composizione numerica variabile: da 16 a 20 squadre) precedenti alla stagione 1994-95, il Bologna scudettato di sessant’anni fa, quello appeso alle invenzioni di Bulgarelli e Haller e ai gol di Pascutti e Nielsen, dopo le prime 17 giornate di punti ne avrebbe raccolti 38, contro i 31 di questo Bologna.
La squadra che negli ultimi sessant’anni è andata più vicina al rendimento strabiliante del gruppo allenato oggi da Motta è stata quella della stagione 1974-75, con Pesaola in panchina e Savoldi al centro dell’attacco: in quel caso i punti dopo 17 giornate, immaginando di assegnarne 3 alla vittoria, sarebbero stati 30.
Dal passato remoto a un presente da favola. Un Natale da quarti in classifica sarebbe stato etichettato come barzelletta (peraltro non in grado di strappare un sorriso) ai primi di agosto, quando lo stesso Motta, fin lì deluso da un mercato di lunghe attese, da Utrecht aveva parlato di "squadra non in grado di competere in serie A".
Quel gruppo sarebbe poi stato rivoltato come un calzino, ma la metamorfosi da squadra "non competitiva per la A" a squadrone da Champions è parte dell’imponderabile che governa il calcio: nell’anno di Baggio, per dire, Ulivieri ‘festeggiò’ il Natale con 12 punti in classifica (in 13 giornate), a +1 sulla zona retrocessione.
Questo per dire che le stagioni possono cambiare in fretta e bene fa Motta a non trarre bilanci a due partite dal giro di boa perché, come direbbe Max Allegri, i cavalli vincenti si vedono al traguardo.
Ma non serve l’occhio di un Motta e di un Allegri per cogliere le somme virtù di questo Bologna. Innanzitutto la capacità di stare sempre dentro la partita, anche in quei frangenti in cui l’avversario si illude di dominarla.
"Thiago addormenta la gara e ti nasconde il pallone", confessava sabato sera Gasperini nel ventre del Dall’Ara a sconfitta ancora calda della sua Atalanta.
Resilienza e organizzazione difensiva: con 12 reti al passivo quella rossoblù si consolida come terza miglior difesa del torneo dopo quelle di Inter (7) e Juventus (11).
E un’altra medaglia al petto sono gli 8 ‘clean sheet’ in 17 partite, che è come dire che la metà delle gare il Bologna le chiude senza subire reti.
E poi c’è il fortino Dall’Ara. Solo l’Inter divide il primato in serie A dei rossoblù alla voce rendimento casalingo: 22 punti raccolti sui 27 a disposizione nelle 9 partite giocate in casa (frutto di 7 vittorie, un pareggio e una sconfitta) fanno del Bologna versione domestica un autentico schiacciasassi.
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