Guidolin e la Champions. "Quale futuro per Thiago? A Udine io dissi no alle big”

L’ex tecnico del Bologna: "Motta avrebbe garantite almeno otto partite. È stato bravo a conquistare l’Europa anche nella stagione più appropriata"

di MASSIMO VITALI -
14 maggio 2024

Bologna, 14 maggio 2024 – "Poter fare la Champions League è qualcosa di incredibile e speciale. E se accade a Bologna è qualcosa di ancora più speciale".

Francesco Guidolin la qualificazione alla Champions League l’ha conquistata per due volte alla guida dell’Udinese, mentre quando era in sella al Bologna l’ha solo vagheggiata fino all’ultima curva, salvo poi sbandare e consolarsi con l’Intertoto. Ora che una città intera festeggia un traguardo storico anche a Castelfranco Veneto c’è chi idealmente brinda.

Francesco Guidolin ai tempi in cui sedeva sulla panchina del Bologna
Francesco Guidolin ai tempi in cui sedeva sulla panchina del Bologna

Guidolin, Motta è come se avesse ‘vendicato’ quel funesto 5 maggio 2002, quando il sogno vi sfuggì di mano.

"Sì, l’epilogo questa volta è stato molto diverso e sono felice che Bologna possa festeggiare un traguardo enorme. La mia era una squadra meravigliosa, che fino all’ultimo è stata in corsa per centrare il quarto posto. Io ci credevo, nello spogliatoio ci credevamo tutti. Poi è arrivato il tonfo di Brescia all’ultima giornata (3-0 per la Rondinelle, ndr) e ci crollò il mondo addosso. E’ stato l’epilogo più amaro di tutta la mia carriera".

Oggi invece c’è una città in estasi.

"Ho visto Piazza Maggiore piena di tifosi, scene di gioia indescrivibile. Bologna in questo è speciale: quando metti piede al Dall’Ara capisci subito l’amore che ha questa città per la sua squadra di calcio. E anche quando giri per strada lo respiri. Succedeva a me vent’anni fa, figurarsi adesso dopo questo trionfo".

Di chi sono i meriti?

"Non si vince mai da soli. Quando nel calcio le cose funzionano a meraviglia è perché dietro c’è un lavoro di squadra: l’allenatore, i calciatori, i dirigenti, il proprietario, i tifosi".

Tutto giusto: ma se a luglio le avessero detto che il Bologna sarebbe andato in Champions...

"E’ il bello dello sport, che a volte ti fa raggiungere traguardi che vanno oltre ogni immaginazione. Però è tutto strameritato, per quello che ha fatto vedere quest’anno il Bologna sul campo".

Adesso tutti si chiedono: cosa farà Motta? Resta per guidare un Bologna in Champions o ascolta le sirene dei tanti illustri corteggiatori?

"Non sono nella condizione di poter dare un consiglio a Thiago: posso solo dire quello che, in una situazione analoga, ho fatto io. A Udine ho conquistato un posto in Europa per quattro stagioni e inevitabilmente mi arrivarono delle offerte importanti. Ma io avevo capito che quella era la mia dimensione e decisi di restare. Quando alleni in un posto che senti come casa tua diventa tutto più facile".

Un po’ di sana invidia per Thiago?

"Invidia no, ma certo mi viene da pensare che quando per due volte la Champions la conquistai io con l’Udinese facemmo i preliminari e uscimmo subito: Thiago invece ha garantite almeno otto partite. Diciamo che il Bologna è stato bravo anche ad andare in Champions nella stagione giusta".

E mica è finita: a due giornate dalla fine il Bologna è terzo, con gli stessi punti della Juve, e lunedì c’è lo scontro diretto al Dall’Ara.

"Bellissimo. In Champions ci sono già tutte e due, ma il terzo posto per il Bologna avrebbe un valore storico: entri negli almanacchi e tra cinquant’anni ci si ricorderà di questo risultato. Sarebbe il punto esclamativo su una stagione pazzesca".

Da bolognese acquisito a chi va il suo pensiero adesso?

"Al mio amico ‘Ciccio’ (Roberto Cevenini, scomparso nel 2019, ndr) e a tutti quelli che con lui animavano quel bar in via San Mamolo che per me e la mia famiglia negli anni di Bologna era diventata una seconda casa. Immagino con quale trasporto avrebbero festeggiato un Bologna in Champions".

Lei però parlando di calcio si è preso una pausa sabbatica: immaginiamo che le sue attenzioni in questi giorni siano tutte per il Giro di Pogacar.

"Sì, il Giro d’Italia è un po’ diventato il Giro di Pogacar. I potenziali competitori non ci sono o sono infortunati e quindi manca il classico duello a dare sale alla competizione. Però il Giro è sempre il Giro. E me lo sto godendo guardando pedalare questo fenomeno".

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