Il Bologna di Italiano è diventato grande. Da Odgaard a Dominguez: la sua rivoluzione
Nella vittoria sui viola c’erano in campo 5 giocatori nuovi, tra acquisti e chi non era titolare l’anno scorso. Così il tecnico ha stregato tutti

Jens Odgaard viene festeggiato da Remo Freuler dopo il gol alla Fiorentina (Ansa)
Che la transizione fosse terminata, lo si era capito a Torino, contro la Juventus, dove il Bologna aveva dato vita alla miglior gara disputata fin lì: ma aveva rovinato tutto, a un minuto dalla fine, mandando in fumo una vittoria che pareva già in tasca. La crescita però non si è fermata: pari a Lisbona, con il Benfica, e finalmente il primo esame di maturità superato in casa con la Fiorentina, che rilancia il Bologna a pieno titolo nella lotta per l’Europa: tra l’incrocio con Motta e il passato rossoblù e quello con il proprio, di passato, Vincenzo Italiano si è preso il Bologna.
Anche perché con la Fiorentina ha vinto il suo Bologna: in campo dal primo minuto Pobega, Holm e Dominguez, tre volti nuovi del mercato estivo. Con loro, anche Odgaard e Castro, arrivati a gennaio e diventati protagonisti in questa stagione. Anche perché a Odgaard Italiano ha ritagliato una nuova posizione, trovando nel danese l’uomo giusto per la svolta tattica e il passaggio al 4-2-3-1: 3 reti in 13 giornate, ha già segnato di più di quanto non abbia fatto nella seconda parte della scorsa stagione (2 reti in 10 presenze in campionato). E Castro: si è caricato il Bologna sulle spalle, quando non segna ispira, è lui l’erede di Zirkzee, aspettando Dallinga. Si è prodotto in una corsa liberatoria: studiata o spontanea che fosse, porterà il pubblico bolognese ancor più dalla sua parte, data la rivalità storica tra Bologna e Firenze, a livello calcistico.
E’ stato accolto con diffidenza, da una parte della città, il tecnico: vuoi perché veniva dalla Fiorentina, vuoi perché prendere l’eredità lasciata dal Bologna di Motta era complesso. Sta battendo anche quella. Dicevano fosse un tecnico integralista: invece è partito dal 4-3-3, è passato al 4-2-3-1, è partito con gli esterni a piede invertito, è passato a un esterno di piede naturale e con la Fiorenina ha chiuso con due esterni di piede naturale. E anche il gioco piede a terra, con i centrocampisti, spesso saltati a inizio stagione è in crescita.
Lavora e migliora, il suo Bologna, è in evoluzione e ha tre punti in meno di un anno fa alla sedicesima giornata, ma con una gara in meno, dovendo recuperare la sfida con il Milan. In Europa il decollo non è riuscito, ma neppure sono arrivate batoste. Ed è in corsa in Coppa Italia. Non solo. Italiano non ha ancora avuto la squadra al completo: mai, dall’inizio della preparazione, non solo del campionato.
Era partito dando continuità e fiducia ai reduci della passata stagione. Sta inserendo i nuovi e trovando qualcosa da tutti: Pobega, finalmente Holm e Casale (protagonista con il Benfica), da Iling in Coppa Italia, da Miranda e Dominguez. All’appello manca Dallinga e Karlsson è rimasto nel suo cono d’ombra dopo il gol di Roma. Ne sono usciti il Bologna e Italiano ed è quello che conta. Lo avevano voluto perché capace di gestire rosa lunga e triplice impegno: lo sta dimostrando. E lo ha dimostrato battendo la Fiorentina senza Ndoye e Orsolini, due degli uomini più in forma e con il gol in canna, altro nodo risolto dopo i problemi di inizio stagione.
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