Italiano per conto Terzi. "Idee e carisma, Vincenzo è un fenomeno in panchina. Bologna, hai l’uomo giusto»

L’ex capitano rossoblù ha avuto l’allenatore allo Spezia: "Seppe stregarci subito. Sotto le Torri è andato via un tecnico top come Thiago, ma ne è arrivato un altro".

di MASSIMO VITALI -
7 giugno 2024
"Idee e carisma, Vincenzo è un fenomeno in panchina. Bologna, hai l’uomo giusto"

"Idee e carisma, Vincenzo è un fenomeno in panchina. Bologna, hai l’uomo giusto"

"Se n’è andato un allenatore top come Motta. Ma credetemi: chi è arrivato al suo posto è un altro top". Il supremo garante è l’ex rossoblù Claudio Terzi, milanese per caso e bolognese nell’anima (si è trasferito qui all’età di sei anni), ma soprattutto ex capitano dello Spezia di Vincenzo Italiano che in due stagioni, 2019-20 e 2020-21, nella città dell’Arsenale ha scritto pagine indelebili di storia prima conquistando la serie A e poi difendendola con una salvezza entrata negli annali.

Terzi, chi è Vincenzo Italiano?

"Un fenomeno della panchina: e parlo per cognizione di causa. E’ uno che sta sul campo ore e ore, che cura tutti i dettagli, che dà un’identità fortissima alle sue squadre e che presta la stessa attenzione maniacale alla fase di possesso come a quella di non possesso".

Ecco, la difesa altissima: per lei che di mestiere faceva il difensore in serie A non è rischioso?

"Nonostante si pensi che il punto di forza del suo calcio sia il possesso palla posso garantirvi che Italiano lavora tantissimo anche sulla fase difensiva. Il suo obiettivo è il dominio del gioco, che passa anche dal recupero palla alta. Con un’idea di fondo: posizionarsi in modo da tenere sempre la palla coperta, perché è questo che ti permette di tenere la linea di difesa alta".

Concetti di gioco che allo Spezia fecero breccia subito?

"Sì, fin dal primo giorno di lavoro. Poi è vero che a inizio stagione, nell’anno della promozione in A, i risultati tardarono ad arrivare. Ma noi calciatori capivamo di avere un allenatore che ci stava proponendo qualcosa di nuovo e ci siamo fidati subito di lui, venendo poi ripagati da enormi soddisfazioni. Perché nell’anno della A abbiamo messo sotto anche qualche big e in ogni caso non abbiamo mai rinunciato all’idea di dominare il gioco".

Nel rapporto col gruppo, invece, che allenatore è?

"Molto sanguigno, perché crede tanto nel suo lavoro. Dà tanto e chiede tanto: ma soprattutto sa coinvolgere tutti. Se in una partita fai la prestazione ma la partita dopo per necessità tattiche lui pensa che sia più utile far giocare un altro non si fa problemi a lasciarti fuori. Però applica questa regola con tutti e questo gli fa conquistare la stima del gruppo".

Sembra il ritratto di Motta.

"Il Bologna di Thiago quest’anno è stato la sorpresa del campionato: ma ancora più sorprendente della qualificazione alla Champions è stato il modo in cui la squadra ci è arrivata, con un calcio innovativo".

Mica facile adesso sedersi su quella panchina.

"Ma non fu facile nemmeno per Motta sedersi sulla panchina dello Spezia prendendo il posto dell’allenatore che aveva conquistato promozione in A e salvezza. Diciamo che se c’era da rimpiazzare un allenatore top il Bologna con Italiano ha fatto la migliore scelta possibile".

Che effetto le ha fatto vedere la città piena di tifosi per la festa Champions?

"Ho rivisto, più in grande, la festa per la promozione in A del 2008. Anche allora festeggiammo in piazza Maggiore sul pullman scoperto. Bei ricordi".

Da difensore a difensore: quanto è forte Calafiori?

"E’ il prototipo del difensore moderno, che deve fare molto di più che seguire l’attaccante o passare la palla al centrocampista. E’ il difensore ideale per il calcio di Motta ma lo è anche per quello di Italiano".

Che rapporto ha conservato con il suo ex allenatore?

"Ottimo. Ci sentiamo spesso e sono io ovviamente a chiedere consigli a lui...".

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