Italiano si gode la crescita. Bologna, quanti rimpianti. Ma il passo resta da Europa
Nonostante il ko con il Verona, la squadra conserva la settima posizione. La zona Champions è distante solo quattro lunghezze: il gruppo ci proverà
Bologna, 2 gennaio 2025 – Il settimo posto in campionato, la zona Europa saldamente in pugno, un Bologna che da tempo, al netto del doloroso capitombolo col Verona, ha un’identità di gioco e di squadra. E nuovi primattori, vedi il dirompente Dominguez, che purtroppo nella nottataccia con l’Hellas ha visto vanificare i suoi sforzi da una ricorrente attitudine allo spreco.
Un passo da Europa
E tuttavia se a luglio, al primo giorno di lavoro a Casteldebole, col fantasma di Thiago ancora incombente e un organico depauperato di Zirzkee, Calafiori e Saelemaekers a Vincenzo Italiano avessero detto che il suo 2025 si sarebbe aperto con cotanta ricchezza forse, nonostante il suo innato ottimismo, avrebbe faticato a crederci. E invece il percorso del suo Bologna sul suolo nazionale è stato virtuoso, assai più di quello in Champions, dignitoso sì, ma zavorrato da almeno un paio di occasioni non colte.
Probabilmente nessuno se ne sarà rammaricato a Casteldebole stappando lo spumante nel cenone di fine anno. Giusto così. Il settimo posto di oggi (con una partita in meno: quella da recuperare col Milan) dista solo 4 lunghezze dalla virtuale zona Champions del quinto, oggi occupato da Juventus e Fiorentina, e per il momento tiene dietro il Milan che ha appena cambiato il manico in panchina. La media-punti di Italiano in campionato, 1,65 a partita, vale tra i 62 e i 63 punti finali, non lontani dai 68 che a maggio raccolse Thiago a suggello di una stagione a detta di tutti irripetibile.
Il grande spreco
Dopodiché regalare nel calcio non è un gesto caritatevole, ma un vizio di fabbrica che sarebbe doveroso correggere. Troppi sprechi, troppi punti gettati alle ortiche, troppi blackout firmati di volta in volta da interpreti diversi, tutti argomenti validi per chi oggi alimenta la litania del rimpianto. Quanti punti avrebbe oggi il Bologna se non si fosse fatto rimontare il doppio vantaggio nei viaggi in casa Genoa e Juventus, se nella trasferta con la Lazio non fosse rimasto in dieci e se tre giorni fa col Verona non avesse regalato due gol e un’altra superiorità numerica agli avversari?
I rei di tale non richiesta generosità hanno volti diversi: col Genoa sbagliò due volte Casale, con la Juventus l’ingenuità finale fu di Miranda, con la Lazio è stato Pobega a fare harakiri e tre giorni fa a complicarsi la vita da soli sono stati Lucumi (un gol e mezzo del Verona è sulla sua coscienza), di nuovo Pobega (altro rosso più che evitabile) e Castro (l’autogol del 2-3).
Il fattore Argentina
Nessuno è perfetto e tantomeno può esserlo una squadra che non rinuncia mai a imporre il proprio gioco, cercando sempre di fare un gol più degli altri. Molto vicino alla perfezione però lunedì notte c’è andato Dominguez, il classe 2003 acquistato in estate dal Gimnasia che ha coronato il suo dicembre da Oscar (aveva già segnato in Coppa Italia al Monza) con una doppietta piena di estro e furore. L’esplosione del ‘Nene’ è un messaggio anche per Orsolini e Ndoye, rispettivamente capocannoniere del gruppo (6 gol in campionato) e maestro dell’uno contro uno: nessun titolare con Italiano può addormentarsi sugli allori, specie se il nuovo che avanza sa fare entrambe le cose, ovvero saltare l’uomo e segnare.
E a proposito di gol: Castro, dopo la settimana nera del rigore sbagliato col Torino e dell’autorete col Verona, ha segnato appena un gol nelle ultime 11 gare di campionato.
Santi è così bravo, precoce e predestinato da solleticare gli appetiti dell’Inter. Ma guai se si dimentica di essere un centravanti, con l’obbligo quasi statutario di buttarla dentro.
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