La versione di Thiago. "La palla era stregata, il campo troppo asciutto. Il risultato non è giusto»

L’analisi del tecnico: "Se c’era una squadra che meritava di vincere, era il Bologna. Normale che il Frosinone partisse forte, ma nella ripresa abbiamo dominato noi". Carezza a Ndoye: "Dan è giovane, deve diventare più freddo. Ma il futuro è suo".

di MASSIMO VITALI -
8 aprile 2024
"La palla era stregata, il campo troppo asciutto. Il risultato non è giusto"

"La palla era stregata, il campo troppo asciutto. Il risultato non è giusto"

"Ero meglio vincere, ma la palla oggi non voleva entrare – dice Thiago –. Gli errori davanti alla porta fanno parte del calcio, però non mi lamento". In verità un po’ di lamentela mottiana c’è, ancorché sussurrata con un sorriso furbo che non assume mai i toni della vera polemica. E, più che su quello che si è visto in campo, riguarda direttamente il campo: ovvero il terreno dello Stirpe. "Il campo asciutto? Penso che ci fosse un problema di acqua – dice il tecnico col sorriso –. Del resto col cambiamento climatico è giusto risparmiare un po’ di acqua: la palla oggi correva lenta e questo favorisce chi deve pressare e non chi deve costruire...". Diciamo la verità: più lento di testa e di gambe il suo Bologna, almeno nella prima ora di partita, che la circolazione della palla sul manto erboso dello Stirpe. Lo stesso Thiago capisce di non poter cavalcare più di tanto la tesi del mancato innaffiamento e corregge un po’ il tiro: "Non è un alibi, né mi sto lamentando. E’ solo un’ipotesi".

E’ invece una certezza che nel primo tempo il Bologna ieri abbia sofferto il pressing asfissiante degli uomini di Di Francesco, così come lo è che nell’ultima mezzora la partita sia completamente cambiata e le occasioni da gol più nitide, per non dire clamorose, le abbiano avute proprio i rossoblù. "Era normale che nel primo tempo il Frosinone facesse un pressing così forte e alto, ce lo aspettavamo – spiega il tecnico –. Così com’era logico che non potesse mantenere quell’intensità anche nel secondo tempo. Nella ripresa infatti siamo usciti noi e grazie alle nostre qualità siamo andati vicini al gol in tre occasioni che sono state più importanti di quelle che il Frosinone ha costruito nel primo tempo".

La morale del ragionamento è che "il pareggio non è il risultato giusto e se c’era una squadra che meritava di vincere quella era il Bologna". Vecchia storia: per vincere bisogna fare gol e invece davanti a un Turati tirato a lucido Aebischer, Castro e due volte Ndoye hanno fatto cilecca. "Siamo mancati negli ultimi metri – ammette Motta –. Ma gli errori fanno parte del calcio e ci saranno sempre. Mi tengo stretta la prestazione, che mi ha reso contento: meno il risultato, perché noi vorremmo sempre vincere". Però c’è un però: e qui Thiago dice una cosa sacrosanta: "Non c’è nessuna frustrazione per la mancata vittoria. Anche perché ci troviamo in una posizione di classifica che nessuno poteva immaginare all’inizio del campionato e quando sento il nostro nome accostato alle grandi della serie A non posso non analizzare il contesto e la differenza che c’è tra noi e loro". In buona sostanza, "l’importante è restare con i piedi per terra e non guardare la classifica, perché manca ancora tantissimo". Sarebbe importante anche registrare il piede di Ndoye. "C’è chi davanti alla porta è molto freddo, come Orsolini e Ferguson – conclude Motta – e chi da questo punto di vista deve migliorare. Ma Ndoye è giovane, si è inserito benissimo nel gruppo e ha un grande futuro davanti".

Continua a leggere tutte le notizie di sport su