L’analisi di Bazzani. "Bologna, serve tempo. Difesa alta? Non è vero, a Napoli errori di tutti»
L’ex centravanti: "Gli esterni nulli, il calcio di Italiano non può farne a meno"
Esterni d’attacco impalpabili. Difensori disattenti e passivi. Centrocampisti latitanti in area di rigore avversaria. E centravanti (ad oggi solo Castro) che da solo non può farsi carico di sbloccare una fase offensiva che s’inceppa. Per Fabio Bazzani, voce di Dazn e di E’ tv per il ‘Pallone nel 7’, il tonfo di Napoli in parte è un prezzo da pagare alla transizione, non banale, dal calcio di Motta a quello di Italiano e in parte è la sommatoria di tanti piccoli, grandi errori.
Bazzani, che cosa non ha funzionato a Napoli?
"Partirei dalla difesa. E voglio subito dire che è troppo facile, ma soprattutto sbagliato, attribuire la responsabilità dei gol subiti alla cosiddetta ‘difesa alta’ di Italiano. Semplicemente perché due di quei tre gol sono stati presi a difesa schierata".
Allude ai gol di Di Lorenzo e Kvaratskhelia.
"Precisamente. Sul gol di Di Lorenzo nel momento in cui Lobotka fa partire l’azione sotto palla ci sono otto calciatori del Bologna e sette del Napoli. E quando Di Lorenzo ha la palla al piede per avviare lo scambio con Kvaratskhelia sotto la linea della palla il Bologna ha addirittura sette calciatori contro i cinque del Napoli".
Zero alibi tattici dunque.
"Esatto: in due ‘frame’ della stessa azione il Bologna è in superiorità numerica. E non è che quando passi da un sistema di gioco a un altro puoi permetterti di trascurare la cura dei dettagli, la concentrazione, la percezione del pericolo e quella che io chiamo la disperazione di chi non vuole subire gol. Queste sono caratteristiche che prescindono dall’allenatore e che in quello sviluppo di azione sono mancate".
Idem con patate il 2-0?
"Sì. Quelli del Bologna sono tutti sotto la linea della palla e con un passaggio di dieci metri da calcio da fermo vengono saltati Castro e i due centrocampisti centrali. Altra situazione in cui di difesa alta non c’è traccia".
Purtroppo gli scivoloni di Napoli non si sono limitati alla fase difensiva.
"Il calcio di Italiano non può prescindere dal lavoro degli esterni d’attacco e a Napoli tutti e quattro, mi riferisco a Orsolini, Ndoye, Odgaard e Castro, non hanno dato nulla. A quel punto anche Castro, se non arrivano rifornimenti dalle fasce, va in difficoltà perché non si può pretendere che riempia l’area da solo. E qui veniamo a un altro aspetto che a Napoli è mancato: gli inserimenti dei centrocampisti. Tocca anche a loro riempire l’area".
Ma in una stagione di complessa transizione da una gestione tecnica a un’altra non si doveva puntare, per esempio, su due centravanti più strutturati?
"Sia Castro che Dallinga sono prospetti giovani ma non sono due giocatori fatti e finiti. Si spera che le potenzialità che hanno le tirino fuori ma ad oggi non sono certezze".
Appunto. E tra due giorni c’è il sorteggio Champions.
"Sì, ma questo è un club che, lo si è visto dalle operazioni di mercato fin qui concluse, non si è fatto prendere la mano dalla Champions per mettere a rischio il bilancio, ha mantenuto la razionalità del suo percorso, porta avanti i suoi principi e non vuole fare il passo più lungo della gamba".
Ma a questo punto l’obiettivo stagionale qual è?
"Io credo che il target debba essere la conquista di un posto in Europa: penso anche alla Conference League. Se questo Bologna navigherà tra il settimo e l’ottavo posto avrà fatto un buon campionato".
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