Le pagelle di Anaclerio. "Bologna: è un otto pieno. Castro, impatto fortissimo. Che coraggio da Italiano»
L’ex centrocampista promuove a pieni voti i rossoblù, a partire dai dirigenti "La società ha operato nel migliore dei modi, nonostante il cambio tecnico. Non mi aspettavo la squadra così in alto, però questo è un gruppo di valore".
La fine dell’anno si avvicina e con essa il momento di un primo bilancio. Bologna promosso a pieni voti, secondo Giuseppe ‘Pepè’ Anaclerio, ex centrocampista rossoblù, volto televisivo e opinionista del salotto di E’-Tv di Sabrina Orlandi e Rita Mandini.
Anaclerio, voto alla prima parte di stagione?
"Per me è un otto pieno".
Motivo?
"Pensavo avremmo incontrato più difficoltà e che non saremmo stati a Natale in questa zona di classifica. Premetto che la Champions l’ho vissuta e la vivo come una cosa molto più grande di noi, per la quale non siamo pronti: ma squadra e allenatore l’hanno sempre onorata alla grandissima, senza imbarcate e facendola diventare uno spunto di crescita e non era scontato. Ma per me il campionato è la cosa principale, confermarsi da Europa sarebbe un risultato straordinario per poi provare a risultare più competitivi anche in una competizione continentale nel futuro. Siamo lì, stiamo ottenendo ottimi risultati, giocando un ottimo calcio, siamo in crescendo e pensavo che Italiano avrebbe avuto bisogno di più tempo. Tutti molto bravi: questi risultati hanno un significato più ampio".
Quale significato?
"Questa prima parte di stagione certifica che il Bologna ha cambiato status, coronando un percorso di crescita iniziato con Thiago Motta".
Lo scorso anno il Bologna era quarto a Natale e arrivò in Champions. Può ripetere lo stesso cammino?
"Non ho la palla di vetro, ma da quello che vedo il Bologna ora è una squadra che è entrata nelle prime 8 che lottano per l’Europa in pianta stabile ed è tanto, non era scontato. Lo scorso anno Napoli, Lazio e Roma hanno toppato, quest’anno no. Penso che Atalanta, Inter, Napoli, Juventus, Fiorentina, Milan e Lazio abbiano qualcosa di più sulla carta. Ma in campo non va la carta e sul campo il Bologna con queste se la gioca e lotterà per l’Europa. E la mia certezza è che in un calcio in cui si parla sempre di più degli allenatori, questo sia avvenuto perché alla base la società ha allestito una squadra forte, che è poi quella che conta di più, con uno zoccolo granitico".
Chi l’ha sorpresa di più?
"Castro per impatto e capacità di reggere l’urto. Castro sta a questo Bologna come Zirkzee a quello di un anno fa, seppur i due non siano paragonabili tecnicamente. Non era scontato reggesse il peso del reparto avanzato, con Dallinga che ha fin qui faticato. E come lotta, uno così ti cambia la squadra".
Bocciato?
"Direi Karlsson. E’ qui ormai da un anno è mezzo, sono passati due signori allenatori, ma non ha sfruttato le occasioni".
Da chi si aspetta una svolta?
"Per età dico Dominguez, per caratteristiche, qualità e funzionalità dico Pobega. Sta venendo fuori, ma ha appena iniziato. Se la salute lo sorregge, può diventare molto importante, perché ha testa, gamba, tempi, qualità, inserimenti e gol".
La certezza?
"Dico Freuler, ma dirne uno è ingeneroso. La verità è che a far la differenza è il gruppo, la squadra, lo zoccolo duro: da Skorupski, Lucumi, Beukema, Freuler, Ndoye e Orsolini. E poi che Ferguson è ancora a mezzo servizio, ma abbiamo visto quanto sia fondamentale anche così. Nel momento delicato, a inizio stagione, è venuto fuori il fatto che abbiamo una squadra forte, di ragazzi per bene che hanno seguito l’allenatore nella fase di transizione. E che dalla trasferta con la Juventus in poi hanno preso consapevolezza che in un modo diverso, giocando un calcio diverso, erano sempre loro, sempre lì. Siamo tornati e a dirlo, prima ancora dei gol, ci sono i 5 clean sheets nelle ultime 6 partite".
Squadra forte. E l’allenatore?
"Intendiamoci, conta. Basta guardare al miglioramento che ha fatto Skorupski da due anni a questa parte, a come sta crescendo Lucumi, od Odgaard, tanto per fare un altro esempio. Italiano si è preso una bella pesca, perché a Bologna era più facile far peggio. Invece il Bologna si sta confermando, lui ha coraggio, non si è mai nascosto, parla d’Europa. E quel coraggio ha pagato. Ma se questo succede è perché la società ha cambiato passo. Il manico non ha sbagliato dei giocatori e la scelta di Motta prima e di Italiano ora e questo conta tantissimo, forse di più".
Nel nuovo anno si attende il rinnovo di Sartori e Di Vaio?
"Il tema non mi appassiona, per me è scontato, mi stupirei del contrario".
Stupito anche da Italiano?
"Devo dire no. Uno che arriva in fondo a tutte le competizione con la Fiorentina, e non con Inter o Juventus, è per forza bravo e capace di migliorarsi e migliorare. Lo sta dimostrando è in evoluzione. Dicevano fosse integralista. Invece sa cambiare, sa inserire e reinserire i giocatori, dando loro tempo grazie alla comprensione di chi è leader e chi ha bisogno del contesto per emergere. Non si nasconde, ha coraggio a parole e nei fatti: la partita in casa della Juve, con Lucumi che pressa nell’area bianconera, è lo specchio del suo calcio e di un Bologna che lotta in pianta stabile per l’Europa".
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