Poggipollini alza il volume: "Quant’è rock il Bologna. L’Europa obiettivo reale”

Il chitarrista è in tour con Ligabue: "Al pari con l’Inter, Luciano si è complimentato. Orso e De Silvestri i miei preferiti, Zirkzee incanta. Che bella l’orchestra di Thiago".

di GIANMARCO MARCHINI -
26 ottobre 2023

Dentro ogni rocker che si rispetti, vive un ragazzino con la sua passione incontaminata dal tempo e dalla vita. Il ragazzino che Federico Poggipollini conserva gelosamente dentro di sé ha la maglia rossoblù numero 11. Venerdì sera, durante la tappa bolognese del ’Ligabue Indoor Tour 2023’ all’Unipol Arena, Capitan Fede non ha resistito. "Non l’avevo mai fatto prima, perché non volevo mischiare musica e pallone: poi, quand’è partita ’Urlando contro il cielo’, canzone usata dagli interisti, mi sono caricato e ho indossato la maglia del Bologna sul palco, che mi hanno regalato Macron e il Bfc, con il mio nome e il numero che usavo da giovane. L’ho fatto perché questi colori sono un orgoglio per me, è stato un piccolo omaggio alla mia città".

Poggipollini all’Unipol Arena durante il concerto dello scorso 20 ottobre (Foto Jarno Iotti)
Poggipollini all’Unipol Arena durante il concerto dello scorso 20 ottobre (Foto Jarno Iotti)

Poggipollini, come sta andando il tour con Ligabue?

"Molto forte, c’è una grande risposta dal pubblico, tanto che stiamo aggiungendo date. Martedì eravamo a Brescia, venerdì scorso a Bologna, domani e sabato suoneremo a Padova. Ogni sera una scaletta diversa, Luciano la cambia ogni volta: così è sempre un concerto inedito. Brani storici, ma anche pezzi dal nuovo album ‘Dedicato a noi’".

Il tour del Bologna di Thiago, invece, sabato farà tappa a Reggio Emilia.

"Non riuscirò a vederla, e mi dispiace tantissimo perché sarei andato sicuramente allo stadio. Proverò a vedere almeno la prima parte del match: poi spero che durante il soundcheck mi arrivino buone notizie live. E’ già successo per la gara di San Siro contro l’Inter. Noi a Mantova facevamo le prove generali per la tournée: ho visto l’inizio, i due gol presi dopo pochi minuti e poi il rigore di Orsolini. Credevo fossimo senza speranze. Poi, a un certo punto, sul palco, Luciano guarda il telefonino e mi fa: ‘Porco giuda, è finita e avete pareggiato’. Anche lui, però, ammette che questo Bologna è diventato davvero forte".

Si può dire che quella di Motta sia una squadra rock?

"Sì, perché è innanzitutto giovane e i miti del rock sono tutti giovanissimi. E’ una squadra che corre, che è consapevole della sua forza, anche contro le grandi. Ma soprattutto diverte, trascina: contro il Frosinone lo stadio era pieno".

E cantava "Thiago, portaci in Europa"...

"Per me, è un obiettivo reale. Possiamo farcela, siamo settimi con la Roma. Le possibilità ci sono, le partite più difficili, almeno nella prima fase, le abbiamo superate. Ora dobbiamo rimanere concentrati su quello che l’anno scorso è stato un po’ il nostro limite: le sfide contro squadre del nostro livello".

A cominciare dal Sassuolo.

"A Reggio Emilia sarà dura. Vedo che i pronostici ci danno sfavoriti: ma sono sicuro faremo una grande gara".

Qual è il giocatore che più le piace di questo Bologna?

"Devo rivendicare di aver sempre creduto in Orsolini: spero riesca ad avere l’opportunità di fare un grande campionato. E poi devo menzionare Lollo De Silvestri che conosco pure: quando c’è lui, io sto tranquillo. Ecco, vorrei un calcio con più italiani in campo. Anche se poi i nostri stranieri son forti, eh. Mi aspetto che Ndoye inizi a fare dei gol. Zirkzee non ne fa molti, ma è un incanto: quando tocca la palla, raggiunge livelli altissimi".

E il suo rossoblù per antonomasia?

"Sono molto affezionato a un giocatore che conoscono in pochi, ma da ragazzino era il mio idolo: Stefano Chiodi. Cercavo di emularlo, era importante. Poi non posso negare che le partite con Baggio e con Signori fossero meravigliose".

In pieno lockdown lei uscì con un album di cover rivisitate: ’Canzoni rubate’. Pensa che si potrebbe cambiare ’Una vita da mediano’ mettendo Aebischer al posto di Oriali?

"Sì, perché no? (ride, ndr). Aebischer è un calciatore effettivamente molto forte. Si nota poco, ma se lo tieni d’occhio, ti accorgi che non sbaglia mai: si muove benissimo. Nell’orchestra di Motta, lui è la batteria: dà la base che poi permette agli altri strumenti di esprimersi ed emozionare".

Thiago, però, più che l’animo della rockstar, ha il rigido controllo del direttore d’orchestra.

"Assolutamente sì. Non sbaglia mai le scelte. Anche l’anno scorso quando teneva fuori uno come Arnautovic perché non lo riteneva in forma. L’austriaco è un grande campione, ma anche senza di lui la squadra va forte ed è brillante: anzi, forse proprio il fatto di non avere un centravanti vecchio stile, toglie riferimenti e mette in difficoltà gli avversari. Eppure quante critiche ha ricevuto, Motta. Invece la sua visione era giusta, lo è sempre. Per questo, io ci credo davvero all’Europa".

Continua a leggere tutte le notizie di sport su