Skorupski-Ravaglia, dalla porta ne passa uno. Italiano predilige le gerarchie fisse tra i pali

Oggi il polacco torna a Casteldebole: l’anno scorso Motta gli preferì diverse volte il ’cinno’. Ma il nuovo tecnico non ama l’alternanza .

di MASSIMO VITALI -
18 luglio 2024
Skorupski-Ravaglia, dalla porta ne passa uno. Italiano predilige le gerarchie fisse tra i pali

Skorupski-Ravaglia, dalla porta ne passa uno. Italiano predilige le gerarchie fisse tra i pali

Il suo armadietto è già pronto a ospitarne di nuovo i guantoni. E lui non vede l’ora di ricominciare a lavorare sodo per riassaggiare nel migliore dei modi il palcoscenico della Champions. Oggi Casteldebole riapre le porte a Lukasz Skoruspki, uno che di porte, nello specifico rossoblù, se ne intende parecchio se è vero che quella che è appena cominciata è la settima stagione del portiere polacco a difesa dei pali del Bologna. Torna il ‘veterano’ Skorupski, ma la notizia è che Ravaglia non è più il ‘cinno’ cresciuto nel vivaio costretto dall’anagrafe, e dal pedigree, al ruolo di eterno vice.

E così la domanda sorge spontanea: quali saranno le gerarchie tra i pali di Vincenzo Italiano? Tutta colpa, si fa per dire, di Thiago Motta, che tra i mille virtuosismi di una stagione che resterà negli annali lo scorso anno è riuscito nell’impresa di varare un’alternanza che a maggio impediva di etichettare Skorupki come titolare e Ravaglia come riserva. Certo, quanto a numero di presenze in gare ufficiali (tra campionato e Coppa Italia), Lukasz ha cannibalizzato Federico: 34 contro 8. Però c’era Ravaglia a dicembre al Meazza a parare un rigore a Lautaro firmando l’eliminazione dell’Inter in Coppa Italia. E ‘Fede’ è stato titolare in campionato anche al Maradona, quando il 2-0 col Napoli (con un altro rigore parato, stavolta a Politano) a tre giornate dalla fine ha reso aritmetico l’approdo in Champions.

Il tema di discussione esiste dacché esiste il calcio moderno: il turnover tra i pali è una risorsa o destabilizza i portieri? Nel caso della stagione rossoblù, poi, è un tema doppiamente strategico, perché con la squadra impegnata su tre fronti quest’anno toccherà avere due numeri uno intercambiabili e di pari livello.

La storia dice che tra i pali la diarchia tra pari grado in passato a volte è stata foriera di grandi successi. Guidolin nel lontano 1996-97 faceva esplodere il Menti consegnando la porta a Mondini in campionato e a Brivio in Coppa Italia: quel Vicenza arrivò ottavo in serie A e vinse la Coppa Italia. Qualche anno prima al Milan Arrigo Sacchi schierava Andrea Pazzagli in campionato e Giovanni Galli in Coppa dei Campioni. Portiere di notte è stato anche, con Carlo Ancelotti, Iker Casillas al Real Madrid (2013-2014): a Casillas le sfide di Champions, competizione poi vinta, e a Diego Lopez il palcoscenico della Liga (terzo posto finale).

Italiano a che partito appartiene: a quello dei portieri pari grado o a quello delle gerarchie fisse? La sua storia sulla panchina della Fiorentina fa propendere per la seconda ipotesi. Non foss’altro perché nelle sue tre stagioni alla Viola il portiere che sulla carta doveva fare da vice, ovvero Terracciano, ha sempre finito per sbaragliare tutti i concorrenti. Nel 2021-22 a raccogliere le briciole è stato Dragowski. Nella stagione successiva Gollini ha fatto qualche apparizione in Conference League ma è subito finito nelle retrovie, tanto che a gennaio ha fatto le valigie ed è arrivato Sirigu: anche lui facendo da spettatore alle performance di Terracciano. Terracciano ‘uber alles’ anche la scorsa stagione, col danese Christensen quasi sempre costretto a guardare dalla panchina sia in campionato che in Conference League. Nuova stagione, nuovi numeri uno e nuove dinamiche. Si tratta solo di capire chi sarà, e se ci sarà, un Terracciano rossoblù.

Continua a leggere tutte le notizie di sport su