"Sono diventato cieco, ma vedo il Bologna volare"

Massimiliano Piombo, affetto dalla sindrome di Usher, nonostante la cecità vive appassionatamente il suo amore per lo sport e il Bologna, sognando di partecipare alle Paralimpiadi nella scherma.

di ALESSANDRO GALLO -
24 marzo 2024
"Sono diventato cieco, ma vedo il Bologna volare"

"Sono diventato cieco, ma vedo il Bologna volare"

"Vado a vedere il Bologna". O, in alternativa, "Vado a vedere la Fortitudo". Frasi che avremo sentito milioni di volte. Solo che il soggetto in questione, Massimiliano Piombo detto Mamo, 50 anni, ha una particolarità: non ci vede. Mamo è affetto dalla sindrome di Usher. Che significa perdita progressiva dell’udito e una retinite pigmentosa che rende ciechi.

"I problemi uditivi sono comparsi quando avevo due anni – dice –. Ho capito che sarei diventato cieco a 16 anni quando, giocando a basket, presi il pallone in piena faccia. Il campo visivo si stava accorciando, non vidi il pallone".

Mamo è uno splendido cinquantenne: tre figli, Samuele di 23 anni, Simone di 22 e Olivia di 18 e una compagna, Cinzia. Lavora come fisioterapista al Sant’Orsola. E’ stato anche in Fortitudo. E siccome non sa stare con le mani in mano, Mamo è stato anche campione del mondo di tiro con l’arco nel 2009. Mirino tattile, ovviamente. Arco, judo, kajak. Poi è diventato campione italiano di blind tennis con la Virtus e, sempre con la Virtus, si è messo in testa un’idea meravigliosa: partecipare alle prossime Paralimpiadi, quelle del 2028, nella specialità della scherma. E, anche nella situazione di cecità, non rinuncia al Dall’Ara o al PalaDozza.

"Sono abbonato dai tempi di Marronaro e Zatti. Una volta andavo in curva. Adesso, ho optato per la tribuna".

Perché andare alle partite?

"Perché se sto a casa tendo ad addormentarmi".

Chi l’accompagna?

"Allo stadio la mia compagna, Cinzia. Non è un’amante del pallone. Io seguo la partita e lei fa la maglia. E contemporaneamente mi racconta tutto il contorno. Per me è come avere i sottotitoli in tempo reale".

E al PalaDozza?

"Li ci sono i figli. Vedere le partite è un’emozione unica".

Ecco, nel periodo del politicamente corretto, questa sua frase potrebbe sembrare una provocazione.

"Perché? Non ci vedo, ma non c’è nulla di male. Giro con il bastone bianco. Ho un cane guida che si chiama Fred. Prima avevo Teddy. Ma sono sempre io, Mamo. Un ragazzo fortunato".

Lei vede e non vede: spieghiamo come fa.

"Intanto sento poco. E questo, per esempio, mi impedisce di praticare il baseball per ciechi. Ho un amico caro che mi spingeva in quella direzione. Ma farei fatica a sentire la pallina".

E come le segue?

"Sono dotato di auricolari, allo stadio ci vado con la radiolina. Sento il trasporto del pubblico. E ascolto la partita. L’etere comporta una differita di qualche secondo. Ma è splendido. Anzi, la radiolina mi ha aiutato quando andavo in curva".

Perché?

"Andavo in curva Andrea Costa. Se il gol veniva segnato sotto la San Luca si capiva che la rete si gonfiava. Ma era difficile intuire il marcatore. Così, io che ero munito di radio, sapevo subito chi aveva segnato".

E in Piazza Azzarita?

"Il Lungo, ovvero Lanfranco Malagoli, lo speaker scomparso nel 1998, era unico. Era un poeta, trasmettava immagini ed emozioni. E io vedevo tutto".

Lei è dotato di grande spirito.

"Mi considero solo un uomo molto fortunato. Ho una bellissima famiglia, amici che mi vogliono bene. Ho costruito qualcosa di cui sono orgoglioso e che mi rende felice".

Sogno rossoblù?

"Posso fare un inciso?".

Vada.

"Il Bologna lo seguo in ritiro da quando il proprietario è Joey Saputo. Sono stato a Castelrotto, Pinzolo a Valles".

Chissà quanti selfie.

"Sì, ma i miei sono speciali".

Perché?

"Tutti cercavano Arnautovic. Io i radiocronisti. Sono loro che mi trasmettono le immagini del Bologna".

Torniamo al sogno, scudetto?

"Basta meno. Andare in Champions e fare qualche trasferta europea con il mio Bologna".

E per la Fortitudo?

"Facile".

Dica.

"Promozione in serie A. E tornare a vincere un derby".

E le Paralimpiadi?

"Prima o poi ci vado. Sono 1,85 per 76 chili. Non sono mai stato così in forma. Se non sarà nel 2028 ci riprovo nel quadriennio successivo. Mica mi arrendo. Seguo le indicazioni del mio maestro Yegor Putyatin. E ho un compagno di squadra valido come Enzo Petreni. Ha un solo difetto, è tifoso della Fiorentina. Ma agli amici si concede tutto".

E se ne va fischiettando Jovanotti: "Sono un ragazzo fortunato…".

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