Thiago con l’Alta velocità. Ndoye-Orso, così diversi così cruciali per la volata
A Roma grande prova da titolare dello svizzero, ma il gol resta una maledizione. Riccardo di reti ne ha fatte 10: è rimasto in panchina, avrà grande voglia di rifarsi.
Il miglior elogio che si può fare alla sinfonia rossoblù (e al suo direttore d’orchestra) che lunedì sera ha zittito i sessantamila cuori giallorossi dell’Olimpico è che nessuno, salvo che alla lettura delle formazioni, si è accorto dell’assenza di Orsolini. Dici Riccardo Orsolini e pensi a un calciatore imprescindibile, specie nella madre di tutte le partite. Ma non è stato così per Motta, che conosce bene le qualità realizzative dell’esterno di Ascoli ma non per questo apprezza di meno l’attitudine al sacrificio, alla corsa e alla rincorsa (dell’avversario) del suo alter ego operaio, ovvero Dan Ndoye. Riccardo e Dan: ecco due esterni d’attacco che davanti alla porta più diversi non si potrebbero immaginare. Orsolini ha il ‘killer instinct’ nel dna, che in questo campionato lo ha già portato a realizzare 10 reti. Quando si accentra col piede sinistro Orso inquadra la porta e, cascasse il mondo, tira. Anche Ndoye è uno che davanti alla porta non si tira mai indietro: ma un conto è provarci e un altro riuscirci. All’Olimpico l’ex Basilea è stato una delle chiavi del trionfo rossoblù (chiedere ad Angeliño, che non lo ha mai visto) grazie a una presenza atletica dominante che lo ha portato a svolgere con profitto entrambe le fasi, offensiva e difensiva. Occasioni per segnare non ne ha avute, a differenza di quella doppia e colossale sciupata nei minuti di recupero col Frosinone, che per qualche giorno gli è costata un po’ di inevitabile gogna.
Del resto ognuno in campo porta le proprie caratteristiche. Secondo i dati Opta Ndoye è il calciatore di tutta la serie A che ha realizzato il maggior numero di tiri, 35, senza mai andare a segno. Peggio di lui, in casa rossoblù, ha fatto solo Svanberg, che nel 2019-20 ruppe il ghiaccio in casa col Torino alla cinquantanovesima conclusione. Nessuno è perfetto e con Motta si fa sempre in tempo a migliorare. Il premio di consolazione alla sua sterilità offensiva Ndoye lo ha simbolicamente ritirato il 20 dicembre al Meazza, quando firmò il 2-1 nei supplementari che eliminò l’Inter dalla Coppa Italia.
Domenica al Dall’Ara arriva l’Udinese e il dubbio torna a porsi: Orsolini o Ndoye? Siamo alle solite: per provare a fare gol Orsolini tutta la vita, per una fase tattica più completa, invece, meglio Ndoye. Restano i numeri, che, gol a parte, si assomigliano: 18 maglie da titolare per Orsolini per complessivi 1.611 minuti (al netto dei recuperi), contro le 16 di Ndoye, che di minuti ne ha invece collezionati 1.472. Per la cronaca lunedì sera all’Olimpico Orsolini ha conosciuto la sua prima panchina stagionale in campionato: conoscendolo, friggerà dalla voglia di rifarsi. Staffetta Champions? Sicuro: come la presenza di Ndoye agli Europei di giugno con la Svizzera. Orso invece ha cinque partite per provare a convincere Spalletti.
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