Capitani delusi a caccia del tesoro. Lautaro e Theo, cosa vi succede?. Il derby d’Arabia per tornare grandi

Tutt’altro che esaltanti le prestazioni di entrambi in semifinale: sprecone l’argentino, confuso il francese. Ma il “peso“ della fascia può ulteriormente caricarli in una sfida che vale tantissimo per nerazzurri e rossoneri.

di ALESSANDRO LUIGI MAGGI
5 gennaio 2025
Tutt’altro che esaltanti le prestazioni di entrambi in semifinale: sprecone l’argentino, confuso il francese. Ma il “peso“ della fascia può ulteriormente caricarli in una sfida che vale tantissimo per nerazzurri e rossoneri.

Tutt’altro che esaltanti le prestazioni di entrambi in semifinale: sprecone l’argentino, confuso il francese. Ma il “peso“ della fascia può ulteriormente caricarli in una sfida che vale tantissimo per nerazzurri e rossoneri.

Il peso della “fascia“. A Milano, anzi a Riyad, è un tema quanto mai caldo a ventiquattrore dalla finale di Supercoppa. Lautaro Martinez e Theo Hernandez, anche se per il francese la questione zavorra sarebbe già risolta, con il mondo rossonero ad invocare la responsabilità per Mike Maignan. Troppo lontano dal gioco, vero, ma la tradizione può lasciare il passo all’opportunità e al carattere, pur con quel dubbio nella copertura del palo sulla staffilata di Kenan Yildiz. Il tema, comunque, resta. Discusso solo quanto le scelte di Thiago Motta a semifinale in corso, e lo sbandierato “test“ di Gian Piero Gasperini. Cosa sta succedendo al “Toro“ e a “Ruota Tonante“ (credit Carlo Pellegatti)?

Partiamo dal capitano dell’Inter. Numeri, in primo luogo. Ventiquattro reti per trentatré presenze e 2.668 minuti giocati un anno fa, sei in sedici gare disputate nella stagione in corso: la proiezione, a maggio, direbbe calo del 50%. Ancora. A novembre, contro il Venezia, la segnatura arrivò dopo otto mesi di digiuno a San Siro. Il confronto con il compagno di reparto Marcus Thuram è impietoso, dodici marcature, e l’esperienza in semifinale non ha cambiato il motivetto. Un paio di occasioni clamorose gettate al vento, poca profondità, poco movimento, un motore ingolfato in fase di accelerazione. Cosa si è rotto in Lautaro? Questione mentale? Si deve andare oltre quando squadra e tecnico lavorano in una sola direzione, quella del favoreggiamento, e alcune buone gare non hanno sortito effetto. Pesantezza fisica? Probabilmente, per un uomo mai stato così al centro del mirino, in nerazzurro o in Nazionale. La soluzione non pare prossima comunque, e se da un lato i risultati esaltano il lavoro del “sistema Inzaghi“, il senso di urgenza non può che aumentare guardando i numeri di Taremi, Arnautovic e Correa.

Insomma, di solo gioco non si sopravvive, come di solo curriculum. Quello che, figuratamente, Theo Hernandez continua a sbattere sulla scrivania della dirigenza del Milan. E’ più facile chiedere tempo quando alle tue spalle ci sono “sacrificati“ Pietro Terracciano, o i giovani prospetti Alex Jimenez e Davide Bartesaghi, però la data di scadenza è sulla testa di tutti nel mondo del calcio. Con la Juventus, in pochi minuti, il riassunto di una stagione (o forse di tutta l’era post Scudetto): lettura sbagliata sul taglio da sinistra , svirgolata alta da pochi passi. Qualcuno potrebbe dire: conoscendo i "nostri polli", forse servirebbe maggior copertura a destra. Ma, per questo Theo, sembra arrivata l’ora della resa dei conti.

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