I tifosi dell’Inter non ascoltano gli Oasis. E credono ai miracoli

Sulla carta la finale di Champions contro il Manchester City è una mission impossible. Gli inglesi stanno già festeggiando, ma i supporter della Beneamata sognano il colpaccio

di LEO TURRINI
9 giugno 2023
La rubrica di Leo Turrini

La rubrica di Leo Turrini

Istanbul, 9 giugno 2023 – A un certo punto si è addirittura sparsa una voce clamorosa: è arrivata pure Wanda Nara! Cioè la compagna, forse ex, di Mauro Icardi, bomber interista di una epoca da zero tituli, oggi calcisticamente rinato con la maglia di uno dei club della città della finale, il Galatasaray. Non era vero, nei dintorni di Santa Sofia la mitica Wandissima non c’era. Ma il fatto stesso che l’ipotesi sia stata presa in considerazione dai tifosi della Beneamata rende l’idea della unicità di un evento che si ripete sì ogni dodici mesi, ma che stavolta ha i tratti dell’incredibile.

Segue spiegazione. Che il Manchester City stia qui, mica è una sorpresa. È la società più ricca sulla faccia della terra e inoltre è gestita molto meglio del PSG. E poi c’è Pep Guardiola, che a insegnare football non ha rivali. Invece l’Inter di Inzaghi, per scomodare fuori luogo Giorgia Meloni, è l’underdog. E i suoi fans, che sciamano allegri tra il quartiere di Goetzepe e i moderni grattacieli voluti dal presidente sultano Erdogan, beh, lo sanno perfettamente. Gli interisti incontrati qui, dove all’improvviso il costo di un kebab è schizzato alle stelle, perché quasi cinquantamila tra italiani e inglesi valgono un punto di Pil o giù di lì, gli interisti, dicevo, hanno tutti quella faccia allegra di chi, appunto, è felicemente sbalordito dalla piega degli eventi.

La faccio breve. Ancora poche settimane fa, la squadra del presidente Zhang perdeva contro Empoli e Monza a San Siro, a La Spezia e a Bologna. Una sequenza sfigatissima di risultati, roba da chiamare la Croce Rossa, altro che prenotare un weekend di inizio giugno sul Bosforo.

Eppure, è vero. Underdog per Underdog, Dottor Jekyll e Mister Hyde in salsa nerazzurra: una geniale contraddizione si è imposta. L’Inter più la mandavi giù alla domenica e più si tirava su al mercoledì, sul palcoscenico europeo. Come un potentissimo caffè turco. Fuori il Barcellona nel girone, fuori il Porto negli ottavi, fuori il Benefica nei quarti, fuori il Milan nel doppio derby da semifinale. Un miracolo collettivo, nel quale probabilmente solo il presidente Zhang, Inzaghi, Marotta e i giocatori hanno ostinatamente creduto.

Dopo di che, mentre sullo sfondo riverbera l’eco dei minareti, la preghiera dei muezzin, non è che la logica sfugga a chi si è spinto fin qui, da ogni angolo d’Italia. Il City è oggettivamente più forte, il suo organico è costato cinque volte quello dell’Inter e bla bla bla. Nel tempo degli algoritmi dominanti, sulla carta non c’è storia, non può esserci storia. Gli inglesi, fasciati dalle magliette blu dei loro idoli Haaland e Bernardo Silva, dubbi non ne hanno. Stanno già festeggiando e non a caso il Gallagher cantante degli Oasis l’ha pure detto: non poteva capitarci avversario migliore, l’Inter è troppo scarsa… Sarà, anzi è, per carità. Comunque Big Rom, al secolo Romelu Lukaku, ha drasticamente replicato che lui ignora l’esistenza degli Oasis e la sua Hit Parade non si discute.

Calerà la sera, sullo stadio Ataturk. Istanbul è presa d’assalto da interisti che non ascoltano gli Oasis. In compenso, credono ai miracoli.

Ps. Ad ogni modo, di Wanda Nara per ora nessuna traccia.

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